Tesla, Elon Musk e l’ambizione ‘ridicola’: portare il colosso a valere più di $4,4 trilioni (Apple+Saudi Aramco)
Elon Musk come sempre su di giri, sogna una capitalizzazione di mercato per la sua Tesla superiore a quella di Apple e Saudi Aramco messe insieme, i giganti che valgono di più in Borsa: praticamente, superiore a $4,4 trilioni, rispetto agli attuali 700 miliardi di dollari.
Qualcuno si limita a bollare l’ennesima uscita di Musk come il solito messaggio delirante arrivato dall’eclettico manager, qualcun altro parla di ambizione addirittura vergognosa e ridicola.
“Sono dell’opinione che possiamo superare l’attuale capitalizzazione di Apple. E infatti, vedo un potenziale percorso che potrebbe portare Tesla a valere più di Apple e Saudi Aramco insieme – ha detto il ceo e fondatore del gigante americano delle auto elettriche, nella earnings call indetta per commentare la trimestrale appena sfornata.
Una precisazione in realtà Musk l’ha fatta, ammettendo che un sogno del genere non potrà concretizzarsi nell’immediato:
“Ciò non significa che succederà o che sarà semplice”, ha avvertito. Ma la sua ambizione è rimbalzata sulle prime pagine dei quotidiani della finanza mondiale, accompagnata dall’interrogativo più che lecito: qual è il vero valore di Tesla? O meglio, quale valore di mercato Tesla dovrebbe presentare in base ai suoi fondamentali e alle sue potenzialità di crescita immediate e future?
Tesla: Musk punta a valore oltre $4,4 trilioni (Apple+Saudi Aramco)
Un articolo del Wall Street Journal firmato da Stephen Wilmot ammette che Tesla ha dimostrato di essere capace di produrre macchine desiderabili. Detto questo, “non si vede perché debba avere un valore pari a 14 volte quello di General Motors o Ford(le cui capitalizzazioni sono rispettivamente pari a $49 miliardi e $48,7 miliardi), figuriamoci quello di $4,4 trilioni”.
L’articolo mette in evidenza che, considerando Tesla una casa automobilistica ciclica, il limite più alto a cui la capitalizzazione di mercato potrebbe ‘ambire’ sarebbe pari ai $184 miliardi di Toyota, che rimane il colosso che produce più veicoli in tutto il mondo. Ed è assurdo pensare che Tesla possa riuscire a veder crescere la propria quota di mercato, visto che nuovi gruppi potenziali rivali stanno arrivando da più parti.
Altro, dunque, che capitalizzazione superiore a quella di Apple, o addirittura superiore a quella di Apple e Saudi Aramco.
Eppure, la verità è che Tesla capitalizza molto di più rispetto ai grandi nomi del comparto mondiale dell’auto. Nonostante il forte calo del titolo Tesla, pari a -44% dall’inizio del 2022, la valutazione del colosso di Elon Musk continua dunque a sorprendere diversi analisti, proprio in quanto reputata eccessiva rispetto al valore di mercato di altre case automobilistiche.
Il WSJ ipotizza che l’unica spiegazione di questo enorme gap possa essere il fatto che Tesla beneficia non solo del proprio business core, quello relativo alla produzione di auto elettriche, ma anche di altri mercati in cui opera.
Rimane comunque difficile con questa riflessione giustificare la sua capitalizzazione: è vero che Tesla è attiva anche nel business dello stoccaggio di energia che, tra l’altro, nel terzo trimestre ha riportato una solida performance. Tuttavia l’incidenza di questa attività sul totale rimane contenuta.
E’ dunque possibile che gli investitori scommettano soprattutto sui progetti di intelligenza artificiale lanciati da Elon Musk: ma è pur vero che l’evento dedicato lo scorso mese all’AI non è stato segnato da alcun annuncio particolare da parte del gruppo. Ieri Musk ha ribadito la fiducia nel progetto delle auto senza guida: ma neanche questa è una novità, visto che gli investitori hanno sentito questa frase ormai molte altre volte.
Non per niente il titolo non brinda ai risultati solidi del gruppo e indicativo è il fatto che non stia brindando neanche all’altro grande annuncio di Musk: quello relativo al primo buyback azionario della sua storia, che Tesla avrebbe intenzione di lanciare l’anno prossimo, anche in modo piuttosto corposo, di un valore compreso tra $5 miliardi e $10 miliardi. E qui qualcuno mette in evidenza l’altra gaffe di Musk.
Il ceo ha detto, testuali parole: “anche in uno scenario al ribasso, visto che il prossimo anno sarà molto difficile, riusciremo a lanciare un buyback da $5-$10 miliardi. Ovviamente dipenderà dalla revisione e dall’approvazione da parte del cda. Dunque, è probabile che non faremo alcun buyback significativo”.
Riguardo a questa frase, Stephen Diamond, docente presso la School of Law di Santa Clara, ha fatto notare che “è davvero strano annunciare una operazione di buyback azionario prima che sia stata approvata e ufficialmente messa a punto dal consiglio di amministrazione, anche se anticipare la notizia non corrisponde automaticamente a una violazione delle leggi sugli strumenti finanziari”.
Tesla, la soap-opera Twitter e il rischio Sec
Nella earnings call, Musk non poteva non parlare inoltre della soap opera Twitter, la società di micro-blogging che è tornato a desiderare, dopo aver mandato all’aria l’accordo appena qualche mese fa. Il ceo di Tesla ha detto di “essere emozionato riguardo alla situazione di Twitter”, precisando che “ovviamente, io e gli altri investitori stiamo pagando più del dovuto in questo momento”. Ancora, Musk ha definito Twitter “un asset rimasto fermo per tanto tempo, ma con un potenziale incredibile”.
A tal proposito, il pagamento per l’acquisizione di Twitter è l’altra spina nel fianco di Tesla.
Tanto che è legittimo se qualche investitore che ha Tesla nel proprio portafoglio si chieda se per caso non stia pagando troppo, visto che Musk si appresta a vendere di nuovo le azioni della sua creazione, dopo averne smobilizzate miliardi nell’ultimo anno (portando tra l’altro la Sec a lanciare una nuova inchiesta. Tra l’altro un articolo di MarketWatch sottolinea che esiste anche il rischio che la Sec bussi di nuovo alla porta di Musk se il ceo, nei prossimi giorni, venderà altre azioni Tesla, dopo aver snocciolato previsioni così idilliache sul valore di mercato del colosso dell’auto.
Così Gabriel Debach, market analyst di eToro, commenta la trimestrale di Tesla:
“Nonostante la mancanza della magia di Musk nel terzo trimestre, la casa automobilistica ha rassicurato che la domanda è forte. Tesla ha citato i problemi logistici come causa dell’indebolimento delle consegne e non ha rinunciato al suo obiettivo di crescita annuale del 50% per le consegne. In questo periodo di difficoltà, gli investitori vogliono che Musk si concentri al massimo e non compri social network e lanci razzi. Con l’intensificarsi della concorrenza, questo sarà un quarto trimestre di prova per Tesla, soprattutto perché gli azionisti di Tesla non sono abituati alle delusioni”.
Tesla diffonde la trimestrale: il fatturato delude
Tesla ha annunciato di aver concluso il terzo trimestre del 2022 con un utile netto (GAAP) cresciuto a $3,33 miliardi, praticamente il doppio rispetto agli $1,62 miliardi dello stesso periodo del 2021, a fronte di un margine lordo che si è mantenuto stabile al 27,9%, così come nel secondo trimestre di quest’anno. Su base adjusted, l‘eps si è attestato a $1,05 rispetto agli $1,01 attesi dagli analisti, mentre il fatturato è ammontato a $21,45 miliardi, livello inferiore rispetto ai $22,09 miliardi previsti. Pur se inferiore alle attese, il fatturato di Tesla ha testato un nuovo record. Nel comunicato con cui è stata diffusa la trimestrale si legge che “il terzo trimestre del 2022 è stato un altro trimestre solido, con un fatturato, un utile operativo e un flusso di cassa a livelli record, e con un margine operativo che ha raggiunto il 17,2%”. Su base annua, il fatturato è balzato del 56%. Il titolo Tesla tuttavia ha scontato la delusione sui numeri del giro d’affari rispetto all’outlook del consensus, cedendo oltre -6% nelle contrattazioni afterhours di Wall Street. Nei giorni precedenti Tesla aveva diramato i risultati relativi alle consegne e alla produzione di auto, annunciando di aver prodotto nel terzo trimestre 365.932 veicoli, consegnandone 343.830, in rialzo rispetto alle 258.580 prodotte e alle 254.695 consegnate nel secondo trimestre, quando il gruppo aveva pagato i lockdown lanciati in Cina per arginare la nuova ondata di infezioni Covid. Nel terzo trimestre del 2021, Tesla aveva prodotto 237.823 veicoli, a fronte di consegne di 241,300 unità. L’ottimismo di Musk non è stato sufficiente ad allontanare i timori degli analisti sul rischio di un indebolimento della domanda per le sue auto elettriche, a causa dell’erosione dei fondamentali in tutto il mondo e a fronte di una recessione considerata da molti economisti inevitabile, anche in Usa e in altre parti del mondo. L’AD ha insistito sulla capacità di Tesla di aumentare le vendite del 50% quest’anno, e nella call con gli analisti ha anche anticipato che il quarto trimestre potrebbe confermarsi “epico”. Confortante il commento al Guardian sulla trimestrale di Tesla di Alyssa Altman, responsabile della divisione trasporti e mobilità presso la società di consulenza sulla trasformazione digitale Publicis Sapient: “Il mercato si dimostrerà sfidante, così come per tutti (i produttori di auto). L’inflazione è elevata, i costi energetici in Europa stanno salendo e il rallentamento economico della Cina sta avendo un impatto sul resto del mondo. La competizione si sta facendo più agguerrita e Tesla dovrà lavorare per mantenere la sua aura. Nonostante questo, le perdite di breve termine dovute alle forze del mercato e alla realtà delle catene dell’offerta non impediranno a Tesla di rimanere il competitor maggiore nel settore delle auto elettriche (EV)“.
Tesla: la view di Musk su Cina, Europa e Usa. Il monito alla Fed
“La Cina sta facendo fronte a una sorta di recessione, principalmente nel mercato immobiliare. L’Europa ha un tipo di recessione provocata dall’energia”. Così Musk, nella earnings call con gli analisti e i media. L’economia del Nord America, ha continuato Musk, “versa in buone condizioni di salute, sebbene la Fed stia alzando i tassi di interesse più di quanto dovrebbe. Ma credo che alla fine se ne renderà conto e tornerà ad abbassarli”.