Wall Street affossata da paura tassi Fed. Rendimenti Treasuries a due anni a nuovo record dal 2007
Wall Street ancora preda dei sell off dopo i tonfi di Wall Street sofferti alla vigilia, nel Fed Day. Alle 15 circa ora italiana, il Dow Jones arretra di 282 punti (-0,88%), lo S&P scende dell’1,28%, il Nasdaq perde l’1,68%.
Ieri il Dow Jones è crollato di 505,44 (-1,55%) punti, a 32.147,76 punti; lo S&P 500 è scivolato del 2,50% a 3.759,69 punti, mentre il Nasdaq è precipitato di ben il 3,36%, a quota 10.524,80.
Un vero e proprio bagno di sangue, nel giorno in cui il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, ha alzato i tassi di 75 punti base per la quarta volta consecutiva, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Le vendite hanno colpito anche i Treasuries Usa, e tuttora il mercato dei titoli di stato Usa è sotto pressione, dopo gli acquisti iniziali post annuncio tassi alimentati dalla possibilità che la banca centrale americana valuti rialzi meno aggressivi:
“Il momento in cui rallentare il ritmo dei rialzi (dei tassi) potrebbe presentarsi in occasione del prossimo meeting o in quello successivo”, ha detto Powell. Di questo momento, ha precisato il timoniere della Fed, “si discuterà nella prossima riunione”.
Ma Powell ha anche detto che “l’indice dei prezzi al consumo (CPI) e i dati relativi al mercato del lavoro” lasciano pensare che il “tasso terminale sarà più alto di quanto previsto in precedenza”. E che, in sintensi, sarebbe “prematuro” parlare di una pausa nella fase rialzista dei tassi.
Tra l’altro il presidente della Federal Reserve non ritiene neanche che i rialzi dei tassi siano stati eccessivi:
“Sono contento del fatto che ci siamo mossi così velocemente come abbiamo fatto – ha detto, ricordando che, dal mese di marzo, i tassi sono stati alzati di 3,75 punti percentuale – e non credo che abbiamo alzato i tassi in modo eccessivo”. Anzi: “abbiamo ancora del lavoro da fare”.
E’ stata la frase sul tasso terminale più alto del previsto, in particolare, ad affossare il sentiment degli operatori, che ora scontano uno scenario di tassi “higher for longer”, ovvero tassi più alti per un periodo di tempo più lungo.
Le aspettative per il livello finale dei tassi Usa sono balzate fin oltre il 5%.
Questa prospettiva, che si accompagna a quella di una recessione negli Stati Uniti, ha scatenato le vendite sui mercati, che non si arrestano.
Smobilizzi scatenati continuano a colpire i Treasuries, con i tassi a 10 anni che volano di 14 punti base al 4,199% e i tassi a 2 anni, quelli più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, che schizzano di ben 16 punti base al 4,73%, al nuovo record dal 2007.
Tra l’altro, ha parlato oggi la stessa numero uno della Bce, Christine Lagarde, avvertendo che “una recessione non sarà sufficiente a controllare l’inflazione”, e che ha aggiunto che “dobbiamo fare attenzione agli effetti contagio della politica della Fed”.
A questo punto, l’attenzione degli investitori si sposta alla giornata di domani, quando verrà reso noto il report occupazionale Usa relativo al mese di ottobre.
Gli economisti prevedono una crescita di nuovi posti di lavoro di 205.000 unità, rispetto all’aumento di 263.000 buste paga del mese di settembre.