Broker ed agenti assicurativi sempre più digitali. Ma rimangono importanti le competenze umane
I broker e gli agenti assicurativi si digitalizzano. Nel corso dell’ultimo anno gli intermediari hanno adottato sempre di più dei canali di vendita online: nel 2021 l’80% degli operatori del settore non era in possesso di un’app o di un sito web. La situazione è migliorata negli ultimi mesi: il 46% dei broker e degli agenti assicurativi dichiara di non avere canali di vendita online e di non prevederne lo sviluppo. Il 30%, invece, benché al momento non possieda alcuno strumento di vendita online, sta valutando l’introduzione di questi strumenti. Siamo davanti, quindi, ad un vero e proprio cambio di rotta dei diretti interessati, che nell’arco di dodici mesi sono passati da una fase di indifferenza verso questi strumenti, alla consapevolezza del loro potenziale.
Questi, in estrema sintesi sono i dati che emergono da una recente ricerca intitolata Broker Tech: Intermediari Assicurativi proiettati al futuro, che è stata realizzata da IIA – Italian Insurtech Association e EY in collaborazione con Wide Group.
Intermediari sempre più digitali
Nel 2022 gli intermediari assicurativi sono diventati più digitali. Gli addetti ai lavori hanno scoperto le potenzialità del web, ma sono ancora molte le sfide che devono essere affrontate e superate. Secondo il 53% di broker ed agenti assicurativi, una delle sfide più importanti da affrontare e vincere riguarda l’integrazione con i sistemi delle compagnie partner. Ma soprattutto sono ancora molti gli agenti che vedono gli strumenti forniti dalle compagnie non adeguati ai loro scopi. Uno dei problemi più importanti sono le risorse economiche: il 43% delle persone, che ha risposto alle domande dell’indagine, ha dichiarato di non disporre delle risorse economiche necessarie da investire nell’abilitazione e nel rinnovamento tecnologico.
Oltre ai problemi economici, alcuni professionisti del settore ritengono che la sfida più importante da affrontare sia nel rapporto con le compagnie assicurative. La ricerca, inoltre, ha messo in evidenza come il rischio disintermediazione da parte dell’online e degli strumenti digitali sembri non preoccupare oltre la metà degli intermediari intervistati (56%), che confermano una percezione particolarmente positiva in merito ai benefici apportati all’interno del processo assicurativo e sono fiduciosi circa le prospettive future di questo scenario.
Si riscontra oggi tra gli operatori di settore una sempre maggior consapevolezza dei benefici derivanti dall’utilizzo di strumenti digitali, tanto che il 97% degli intervistati ha affermato di servirsi di almeno uno di questi a supporto della propria attività professionale – afferma Marco Concordati, Partner Insurance di EY -. Come confermato da oltre la metà degli intervistati (64%), la principale opportunità derivante dal processo di digitalizzazione del mondo assicurativo risiede nella capacità della tecnologia di supportare il lavoro manuale degli intermediari. Utilizzando nuove tecnologie e strumenti avanzati per automatizzare i processi più standardizzabili è possibile infatti ridurre il carico amministrativo e liberare risorse professionali per concentrarsi sull’attività consulenziale e commerciale.
Rimangono importanti le competenze umane
La digitalizzazione diventa sempre più importante, non c’è dubbio. Dallo studio, comunque, emerge che continuano ad essere più importanti le competenze umane. Queste sono un elemento imprescindibile per svolgere con successo l’attività di broker o agente assicurativo. La figura del consulente rimane centrale nell’identificazione dei bisogni del cliente. Ma non solo: è sempre più importante l’analisi puntuale di ogni singola casistica. Il fattore umano è un elemento fondamentale di differenziazione a parità di competenze tecnologiche.
“La sfida principale per gli intermediari è quella di integrarsi con le compagnie con cui collaborano. La mancanza di tale integrazione potrebbe spingere player indipendenti ad aggregarsi tra loro, non solo per beneficiare di una razionalizzazione dei costi, ma anche per ridurre gli impatti legislativi previsti dalla normativa DORA, che obbligano gli intermediari a dotarsi di infrastrutture tecnologiche adeguate a garantire la continuità di servizi” conclude Matteo Barbini, Co-founder & Managing Partner di Wide Group.