Smart working addio: a proporlo solo un’azienda su tre
Il mondo del lavoro è stato sconvolto durante la pandemia da due grosse novità: da una parte lo smart working e dall’altra il fenomeno delle Grandi Dimissioni. E ad oggi? Il primo viene proposto da una azienda su tre e il secondo pare avviarsi ad una fase di stallo e solo un’azienda su dieci registra flussi atipici nelle uscite. Questi alcuni dei risultati che emerge dall’ultima survey di Fòrema, ente di Assindustria Venetocentro, sui comportamenti di 160 aziende (principalmente tra il Padovano e il Vicentino; molte sono del settore metalmeccanico) relativamente all’employer branding, ossia a tutte quelle strategie che i manager adottano per attirare nuovi collaboratori e per valorizzare il proprio staff.
HR: i risultati dell’indagine di Fòrema
Ebbene dalla ricerca emergono molti dati in controtendenza, indici del momento storico che stanno vivendo gli HR nel momento di ricerca del personale. Guardandoli nel dettaglio, prevalgono tre aspetti chiave connessi alla sicurezza del posto di lavoro: stabilità del rapporto (importante per la totalità del panel), solidità economica e finanziaria dell’impresa (97%), basso turn over (82%) nella scala delle priorità. Invece, troviamo agli ultimi posti la distribuzione di utili ai collaboratori (9%), la concessione di ferie o permessi aggiuntivi rispetto al CCNL (26%) e l’utilizzo estensivo di forme di lavoro agile (33%).
C’è poi il tema degli ambienti messi a disposizione dall’azienda. Il panel mette al primo posto (96%) la piacevolezza del luogo di lavoro, seguito dall’innovatività degli strumenti e delle tecnologie che si utilizzano (85%); l’accessibilità della sede è importante per il 74% dei rispondenti, mentre gli spazi condivisi sono decisivi solo per il 22% del totale. La survey di Fòrema sull’employer branding rivela inoltre che l’azienda non è un totem isolato, il rapporto col territorio è decisivo e il capitale reputazionale che il dipendente ottiene dal lavorare per una determinata società è fondamentale. Si registra una forte polarizzazione sul capitale reputazionale dell’azienda (fattore chiave per l’89% delle aziende) e dei collaboratori dell’azienda (63%) seguite dalle azioni concrete per la tutela dell’ambiente (62%); meno rilevanti le attività rivolte direttamente alla cittadinanza (35%) e al sociale (48%).
Infine, sono emersi anche altri dettagli. In generale le aziende utilizzano un mix originale di leve afferenti alle diverse famiglie; sono rari i casi di moltiplicatori (ossia le azioni e i benefici concreti messi in campo) valutati come inutili o non percorribili. Sul tema della comunicazione del valore, i tirocini sono il canale principale per far conoscere l’azienda e incontrare potenziali collaboratori; in generale le aziende comunicano il valore in maniera informale (passaparola dei dipendenti) e tradizionale (sito aziendale, spesso Linkedin) e in autonomia (fatte salve le ricerche specifiche di personale).