Wall Street: grande attesa per l’ultimo atto della Fed del 2022. Tassi: l’analista che dice stop ai rialzi
Grande trepidazione a Wall Street per l’ultimo atto della Fed di Jerome Powell del 2022. La decisione sui tassi verrà annunciata oggi, mercoledì 14 dicembre, alle 20 ora italiana, al termine della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale americana.
Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale di 147 punti circa (+0,43%); lo S&P 500 avanza dello 0,47%, mentre il Nasdaq mette a segno un progresso dello 0,38%.
“Sebbene prevediamo che la Fed rallenterà il ritmo dei suoi rialzi dei tassi, crediamo che i funzionari probabilmente sottolineeranno anche che il lavoro volto a smorzare l’inflazione non è ancora finito – ha commentato in una nota pubblicata dalla CNBC Mark Haefele di UBS – Prima che la Fed dica stop alle strette monetarie, sarà necessario il rallentamento della crescita dei nuovi posti di lavoro e dei salari”.
A Wall Street si smorza intanto l’euforia, dopo la fiammata delle prime ore della sessione della vigilia, successiva alla
pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti CPI, tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione.
L’indice ha rinfocolato le speranze di una Fed meno hawkish, orientata ad alzare i tassi sui fed funds di 50 punti base, dunque di entità minore rispetto alle quattro strette consecutive di 75 punti base, che hanno portato il costo del denaro Usa al top dal 2008, tra il 3,75% e il 4%, lo scorso 2 novembre.
Lo stesso presidente della Fed Jerome Powell, in un discorso recente, aveva parlato della possibilità di procedere a strette monetarie di entità inferiore. Ciò non significa che i tassi terminali saranno inferiori rispetto alle previsioni.
Anzi, Powell stesso ha avvertito che il valore del tasso finale potrebbe essere superiore a quanto preventivato in precedenza.
Non per niente gli analisti di Goldman Sachs prevedono che dal dot pot della Fed emergerà in media un outlook, da parte degli esponenti del Fomc, di un tasso terminale rivisto al rialzo, al range compreso tra il 5% e il 5,25%.
Ieri il dato sull’inflazione Usa ha scatenato un poderoso rally a Wall Street, poi smorzatosi in modo significativo nel finale:
il Dow Jones, che nei massimi intraday era balzato di 707,24 punti, ha limitato i rialzi finali a +103,61 punti (+0,30%), a 34.108 punti. Lo S&P 500, che era scattato fino a +110,39 punti, ha chiuso in progresso di 39,07 punti (+0,73%), a 4.019,64. Il Nasdaq Composite, che era schizzato di 427,90 punti, ha chiuso in rialzo di 113,09 punti (+ 1,01%), a 11.256,82.
Nervosismo sul mercato dei Treasuries Usa, con i tassi decennali che oscillano attorno alla soglia del 3,5%, bucata ieri dopo il dato sull’inflazione.
La soglia, riagguantata qualche ora fa, è stata di nuovo bucata, e ora i tassi a 10 anni viaggiano attorno al 3,492%.
I tassi dei Treasuries Usa a due anni, più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, sono in calo di 4 punti base al 4,193%.
C’è intanto chi mostra apertamente il proprio dissenso nei confronti delle decisioni sui tassi della Fed.
E’ il caso di Tom Porcelli, responsabile economista Usa presso RBC Capital Markets, che si è così espresso: “Questo ciclo di strette monetarie dovrebbe finire esattamente ora – ha scritto in una nota – Abbiamo ripetuto negli ultimi mesi che la Fed sta combattendo la guerra di inflazione di ieri. Non c’è bisogno a questo punto di continuare ad alzare i tassi ma, ovviamente, lo faranno”.
Sul mercato del forex, l’euro sale nei confronti del dollaro dello 0,10%, attorno a $1,0643, in attesa della Fed, ma anche della Bce di Christine Lagarde che domani emetterà il verdetto, anch’essa, sui tassi.