Wall Street in rialzo, rally Nike +15%. Ma trend borsa Usa 2022 pessimo: Nasdaq -32,2% YTD
Wall Street positiva, grazie ai rally dei titoli FedEx e Nike successivi alla pubblicazione delle relative trimestrali. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones avanza di oltre 300 punti (+0,94%), a 33.159 punti circa; lo S&P 500 sale dello 0,78% a 3.851, mentre il Nasdaq Composite segna un progresso dello 0,64% a 10.614 punti.
La parentesi positiva non risparmia tuttavia alla borsa Usa un bilancio decisamente deludente di questo mese di dicembre e dell’intero anno 2022.
I tre principali indici azionari, Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite si avviano a chiudere l’anno peggiore dal 2008, dopo essere saliti per ben tre anni consecutivi.
Il Dow Jones ha perso l’8,7% dall’inizio dell’anno e il 4,1% a dicembre; lo S&P 500 è crollato del 19,25% nel 2022 e del 5,6% da inizio mese. Peggio il Nasdaq, con un tonfo year to date pari a -32,2% e un ribasso del 7,6% a dicembre.
L’attenzione degli operatori si sposta dai timori legati alla recessione all’avvio della stagione dei bilanci della Corporate Usa. Alle 13.20 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones avanzano di oltre 200 punti (+0,64%), i futures sullo S&P 500 salgono dello 0,39%, mentre i futures sul Nasdaq mettono a segno un incremento dello 0,17%.
Tra i titoli protagonisti c’è anche Tesla, dopo la forte perdita dell’8% riportata ieri, che ha fatto precipitare le quotazioni del colosso delle auto elettriche gestito e fondato da Elon Musk al nuovo minimo delle ultime 52 settimane.
Oggi il titolo TSLA è in lieve rialzo (+0,85% circa) ma l’effetto del nuovo giocattolo di Musk (Twitter) è indiscutibile, almeno nei numeri.
Da quando Elon Musk ha annunciato l’intenzione di acquistare Twitter, il 22 aprile scorso, il titolo Tesla ha perso molto di più dei titoli di altri grandi nomi del comparto dell’auto.
Per la precisione, da quel 22 aprile, Tesla ha lasciato sul terreno il 59%, rispetto a -26% di Ford e al -12% di General Motors.
Nello stesso arco temporale, l’indice benchmark di Wall Street S&P 500 ha ceduto ‘solo’ il 14%.
Twitter è stata definita spesso alla stregua di una sorta di nuovo giocattolo, che ha distratto Elon Musk dalla gestione del colosso delle auto EV.
Dal canto suo, Tesla è stata etichettata spesso come il Bancomat di Musk per finanziare le operazioni di Twitter.
Tornando alle trimestrali, buy scatenati su Nike, che scatta di oltre il 15%. La multinazionale retail di articoli sportivi ha annunciato che, nei tre mesi terminati il 30 novembre, relativi al suo secondo trimestre fiscale, ha incassato un utile netto di $1,33 miliardi, o di 85 centesimi per azione, rispetto agli $1,34 miliardi, o 83 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso.
L’eps, di 85 centesimi, è stato decisamente superiore ai 64 centesimi per azione attesi dal consensus.
Il fatturato si è attestato a $13,32 miliardi, facendo molto meglio dei $12,57 miliardi stimati. Oltre a battere le stime, il fatturato di Nike è balzato del 17% rispetto agli $11,36 miliardi dello stesso periodo del 2021.
Riguardo a FedEx, nel secondo trimestre fiscale del 2023 il colosso delle spedizioni internazionali ha riportato ricavi pari a 22,8 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 23,5 miliardi di dollari dello stesso periodo di un anno fa e al di sotto dell’obiettivo degli analisti di 23,7 miliardi di dollari.
L’utile rettificato per azione, pari a 3,18 dollari per azione, è stato però migliore dell’eps rettificato atteso dal consensus, pari a 2,82 dollari. Il titolo sale di quasi il 3%.
Occhio al mercato dei Treasuries Usa, bastonato nei giorni scorsi da potenti sell off, su cui sembra tornare la calma.
I tassi sui Treasuries a 10 anni tornano a puntare verso il basso, scendendo al 3,651%, mentre i tassi a due anni sono ingessati al 4,219%. Rientra il trauma della Bank of Japan, con la serie di annunci che ieri ha mandato in tilt tutto il mondo, facendo impennare i rendimenti dei bond sovrani.
La BoJ ha annunciato l’intenzione di modificare il range di oscillazione su cui basa la sua politica di controllo di curva dei rendimenti (YCC).
Per la precisione, la Bank of Japan allargherà la forchetta di oscillazione dei tassi dei titoli di stato giapponesi a 10 anni, dall’attuale range compreso tra il -0,25% e lo 0,25%, alla nuova banda compresa tra il -0,5% e lo 0,5%.