Carburanti, dietro l’aumento dei prezzi c’è la speculazione?
Il prezzo dei carburanti ha ripreso a correre verso l’alto. L’aumento alla pompa potrebbe avere un unico comune denominatore: la speculazione. Questa è l’ipotesi messa sul tavolo dalla Procura di Roma, che ha deciso di aprire un fascicolo per accertare se dietro agli aumenti dei prezzi dei carburanti ci siano dei responsabili.
La Guardia di Finanza di Roma sta già muovendo i primi passi.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, aveva già sollecitato le Fiamme Gialle a dicembre a monitorare l’andamento dei pezzi.
I risultati di queste prime indagini saranno resi noti nel corso dei prossimi giorni e serviranno per accertare se vi siano eventuali responsabilità.
Ma soprattutto i dati raccolti serviranno a capire le motivazioni che stanno dietro a questi aumenti ingiustificati.
Carburanti: la speculazione
Matteo Salvini, nella sua veste di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, non ha tardato a far sentire la propria voce: sul tema delle accise sui carburanti ci sarà un incontro con il premier Giorgia Meloni.
Secondo Salvini, comunque vada, sul costo dei carburanti c’è sicuramente una speculazione.
Per questo motivo è necessario che la Guardia di Finanza effettui dei controlli dettagliati:
non è accettabile che alcuni distributori vendano la benzina a 1,70 euro ed altri a 2,40.
Il Ministro ritiene che, molto probabilmente, qualcuno stia effettivamente facendo il furbo.
Sul caro carburanti è intervenuto direttamente anche Adolfo Urso, Ministro delle imprese e del Made in Italy, che ha chiesto direttamente a Mister Prezzi “un costante monitoraggio con la collaborazione della Guardia di Finanza per realizzare un modello di controllo più efficiente e evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni“.
L’allarme lanciato dai consumatori
A puntare il dito direttamente contro il caro carburanti è direttamente il Codacons, il quale segnala che, al netto dell’aumento delle accise – per le quali il governo non ha prorogato lo sconto di 18,3 centesimi -, l’incremento dei prezzi alle pompe non corrisponde all’andamento delle quotazioni petrolifere.
Dando uno sguardo a cosa sta accadendo nel corso delle ultime due settimane, si scopre che il brent ha subito un deprezzamento del 25,5%: è passato dai 99 dollari del 7 novembre 2022 agli attuali 73,7 dollari.
Una situazione analoga la si può registrare anche per il Wti, il quale è passato da 92,5 dollari al barile del mese di novembre 2022 agli attuali 78,6 dollari, registrando un calo delle quotazioni del 15%.
Andando a vedere anche le quotazioni al 30 dicembre 2022 – che corrisponde all’ultimo giorno di rivelazioni dello scorso anno, il petrolio ha chiuso a 80,26 dollari al barile, con una quotazione in calo dell’8,2%.
Questo significa che, sostanzialmente, al netto del rialzo delle accise, i prezzi dei carburanti stanno salendo ad una velocità eccessiva.
Il gasolio è arrivato a costare 2,5 euro al litro in autostrada.
Per questo motivo il Codacons, ha presentato un formale esposto all’Antitrust, con il quale chiederà di aprire una pratica per possibile cartello anticoncorrenza nel settore dei carburanti, e di acquisire presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa.
Il Codacons, inoltre, ha esortato i consumatori a boicottare i distributori più cari.