Consob: come e su cosa investono gli italiani
Sempre più difficile gestire le finanze personale anche alla luce del contesto incerto e della crescita dei prezzi.
Così emerge dall’ottavo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane condotto su 1.436 investitori intervistati nei mesi di giugno e luglio 2022.
Come gli italiani controllano le proprie finanze
A fronte di un deterioramento delle condizioni finanziarie delle famiglie, registra un peggioramento rispetto al 2021 il cosiddetto controllo finanziario – inteso come la risultante dei comportamenti di pianificazione, rispetto di un budget e risparmio – misurato da un indicatore sintetico pari in media a 6,6 (su una scala da 0 a 10).
È diminuita infatti la percentuale di intervistati che pianificano e definiscono un bilancio familiare (12% dei casi a fronte del 16% nell’anno precedente), mentre è aumentata la quota di investitori che risparmiano in modo occasionale (44% a fronte di 37% nel 2021).
Tali evidenze, scrive l’Autorithy guidata da Paolo Savona, si associano a un approccio alla pianificazione che privilegia l’attenzione alla sostenibilità delle spese (41% dei casi), che tuttavia non sono sempre monitorate (solo il 20% del campione le controlla e/o confronta con quelle pianificate), a scapito dell’identificazione e dell’ordinamento per priorità di bisogni e aspirazioni (menzionate solo dal 18% degli investitori), che in astratto dovrebbero essere le prime valutazioni da fare.
Dal Rapporto inoltre emerge un peggioramento lieve anche dell’attitudine complessiva all’investimento, misurata da un indicatore sintetico, che nel 2022 assume un valore inferiore a 5 (su una scala da 0 a 10) e che riflette le conoscenze finanziarie di base, le conoscenze digitali e l’adozione di abitudini di investimento diverse dalla ‘consulenza informale’ (ossia dall’affidamento a parenti, amici e colleghi).
Tale peggioramento è legato alla diminuzione delle conoscenze digitali e all’aumento del ricorso alla consulenza informale, entrambi riferibili agli investitori con minore esperienza di investimento.
Quest’ultima, infatti, appare una caratteristica importante ai fini della segmentazione degli investitori:
in particolare, gli intervistati con un’esperienza superiore a 10 anni (40% dei casi) mostrano una cultura finanziaria più elevata e si avvalgono più di frequente della consulenza finanziaria rispetto a coloro che hanno fatto il loro ingresso nel mercato dei capitali a partire dal 2020 (23% del campione).
Il rapporto degli investitori con i consulenti
Inoltre emerge come gli investitori che si avvalgono dei consigli di un professionista non sempre mostrano piena consapevolezza delle caratteristiche del servizio.
Solo il 39% degli intervistati sa che la sua prestazione è riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari.
E il 15% identifica nella modalità di retribuzione una delle caratteristiche tipiche della consulenza indipendente.
Inoltre solo il 34% del campione sa che la consulenza è un servizio a pagamento mentre circa il 60% dichiara di non essere disposto a pagare.
Il 68% degli investitori è comunque conscio dell’obbligo del professionista di tener conto delle caratteristiche del cliente prima di fornire un consiglio di investimento, anche se più di due terzi del campione non ha mai sentito parlare o dichiara di non aver compreso l’espressione ‘valutazione di adeguatezza’.
Gli individui assistiti da un professionista detengono un portafoglio più diversificato rispetto alla parte restante del campione, per il quale le attività più diffuse rimangono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (50% delle famiglie), seguiti da fondi comuni (29%) e titoli di Stato italiani (18%).