Wall Street: futures Nasdaq zavorrati da trimestrali Big Tech. Borsa Tokyo +0,39%
Borse asiatiche contrastate dopo la chiusura mista di Wall Street, e a fronte di un forte calo dei futures sul Nasdaq, che scendono di oltre l’1,40%, scontando le trimestrali deludenti delle Big Tech Apple, Amazon e Alphabet. I futures sul Dow Jones sono ingessati con una variazione pari a +0,02%, mentre i futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,53%.
Grande attesa sui mercati per il report occupazionale Usa, che sarà annunciato oggi alle 14.30 ora italiana. Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono una creazione di nuovi posti di lavoro, a gennaio, pari a 187.000 unità, in calo rispetto all’aumento di 223.000 unità di dicembre. Il tasso di disoccupazione è atteso in rialzo al 3,6% a gennaio, contro il 3,5% del mese precedente. I salari sono previsti in crescita del 4,3%, ritmo inferiore rispetto al +4,59% di dicembre.
Ieri il Dow Industrial Average è sceso di 39,04 punti -0,11% a 34.053,93 punti; lo S&P 500 è salito di 60,58 punti (+1,47%), a 4179.78, mentre il Nasdaq è balzato di 384,51 punti (+3,25%), a 12.200,83 punti.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,39%. La borsa di Sidney è salita dello 0,62%; Seoul +0,45%.
Le borse cinesi di Shanghai e di Hong Kong sono sotto pressione dell’1,52% e dello 0,86%, nonostante la pubblicazione dell’indice Pmi servizi della Cina stilato congiuntamente da Caixin/S&P Global, salito a gennaio a 52,9 punti, dai 48 punti di dicembre.
Il dato ha confermato la fase di espansione, in quanto superiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra).
L’azionario globale tenta di digerire gli annunci arrivati in questi ultimi due giorni dalle banche centrali.
Ieri la Bce di Christine Lagarde ha annunciato di aver deciso di “innalzare di 50 punti base i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 3,00%, al 3,25% e al 2,50%”.
L’Eurotower ha confermato l’intenzione di procedere con un’altra stretta monetaria di 50 punti base nella prossima riunione del Consiglio direttivo prevista a marzo, portando avanti la sua battaglia contro l’inflazione dell’area euro, che continua a essere troppo alta rispetto al target della Bce, pari al 2%.
Sempre ieri la Bank of England ha annunciato di aver alzato i tassi di interesse UK al record degli ultimi 14 anni, ovvero al 4%. La stretta monetaria è stata pari a +25 punti base, come da attese.
Il giorno prima la Fed di Jerome Powell ha alzato i tassi sui fed funds Usa di 25 punti base al nuovo range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.
Con tutta la cautela possibile, Jerome Powell ha ammesso che “ora possiamo dire, credo per la prima volta, che il processo disinflazionistico sia iniziato”, frase che ha portato i mercati a scommettere sulla svolta dovish della banca centrale Usa.
Nel corso della settimana, l’indice Dow Jones è salito dello 0,22%, lo S&P 500 ha guadagnato il 2,68% e il Nasdaq Composite è balzato del 4,98%.
Sul mercato dei titoli di stato Usa, i tassi decennali dei Treasuries scendono al 3,381% mentre i tassi a due anni sono piatti al 4,1%.