Conti correnti: allo sportello più cari dell’8,65%
Crescono le spese per i conti correnti tradizionali usati allo sportello e meno quelli per i conti online. Lo rileva Altroconsumo, secondo cui tra febbraio 2022 e febbraio 2023 si segnala una crescita dell’ICC (indicatore del costo complessivo) dei conti.
Andando nel dettaglio, tra i conti tradizionali la crescita è in media per tutti i profili dell’8,65% in un anno, soprattutto per la crescita dei costi fissi.
L’indagine di Altroconsumo in particolare segnala per Intesa san Paolo Conto Xme la crescita dell’ICC in un anno di ben 45 euro, per l’aumento del canone mensile e dei canoni delle carte.
Rimane fermo a zero invece l’ICC per i giovani.
Per CheBanca! si segnala la crescita del canone annuo da 24 euro a 48 euro e infine Deutsche Bank e Credit Agricole hanno aumentato spese fisse di liquidazione e canoni.
Quanto è costato il conto corrente quest’anno
A comunicarci la cifra è la banca con il “Riepilogo annuale delle spese”, un documento che riporta movimenti, spese e condizioni del conto dell’anno appena concluso e che arriva tra gennaio e febbraio per posta o online (nell’apposita sezione dell’home banking).
Nel Riepilogo si trovano le spese sostenute nell’anno, differenziate per tipologie e numerosità:
tra i costi fissi figurano il canone mensile del conto e quello annuale della carta di debito e della carta di credito, se chiesta alla stessa banca.
Ci sono poi le spese di gestione dell’eventuale conto titoli e le spese di liquidazione interessi, che le banche applicano alla chiusura dell’anno per tirare le somme tra giacenze, interessi attivi, spese e interessi passivi.
Infine, ci sono le spese di comunicazione, per estratti conto e comunicazioni di trasparenza, e il canone dell’home banking.
A seconda del tipo di conto, queste voci di spesa possono anche essere tutte a zero.
Sono indicati anche i costi variabili che dipendono dalle operazioni del correntista:
le commissioni per i bonifici, quelle applicate ai prelievi agli sportelli di altre banche e quelle per i pagamenti Cbill oppure pagoPA.
Infine, ci sono le tasse: l’imposta di bollo di 34,20 euro l’anno: si paga quota parte per ogni estratto conto ricevuto (può essere mensile, trimestrale, semestrale o annuale), ma solo se nel periodo la giacenza media è stata superiore a 5mila euro.
Inoltre, lo Stato guadagna anche grazie alla ritenuta fiscale sulle giacenze di conto (26%).
Insomma, grazie al Riepilogo possiamo capire i costi del conto, ma anche come lo usiamo.
Tra i costi variabili da considerare per il correntista ci sono anche le commissioni per fare prelievi agli sportelli di altre banche e quelle per i pagamenti Cbill dei bollettini pagoPA.
Come rivela l’analisi su 28 banche tra le più diffuse: in media 1,56 euro a pagamento, ma si arriva anche a 2,85 euro con Banco Bpm.
Inoltre, quando si preleva da uno sportello automatico (Atm) di una banca diversa dalla nostra si paga spesso una commissione, anche se alcuni istituti, molti online, consentono di fare prelievi gratis sempre o sopra una certa soglia (in genere 100 euro).
Oggi, il servizio offerto da Bancomat si basa su una commissione interbancaria di 0,49 euro che la banca emittente della carta riconosce all’istituto proprietario dell’Atm.
Il prelievo poi costa al correntista quando preleva su atm di banche diverse dalla sua 2,10 euro in media. Ma sul mercato tra le banche più piccole e quelle online ci sono operatori che non fanno pagare nulla ai loro correntisti.