Superbonus, a rischio 130mila posti di lavoro
Rischiano il fallimento 25mila imprese, mentre 130mila posti di lavoro andranno persi. Questi sono, in estrema sintesi, le conseguenze dello stop alle cessioni dei crediti del Superbonus.
A fare questa stima è il centro studi Unimpresa, che ha lanciato questo terribile e pesante allarme all’indomani della decisione del Consiglio dei Ministri di apportare dei pesanti cambiamenti al superbonus.
Il governo Meloni, attraverso un nuovo emendamento, di fatto ha provveduto a cancellare l’opzione dello sconto in fattura e la possibilità di cedere il credito dei vari bonus edilizia.
L’unica strada che, adesso come adesso, hanno i contribuenti è quella di portare le spese direttamente in detrazione.
L’Esecutivo, quindi, ha cambiato completamente passo: una scelta effettuata dopo aver constato l’ammontare dell’esborso che l’Erario dovrà effettuare nel corso dei prossimi anni, per saldare tutti i debiti derivanti dal superbonus e dalle altre agevolazioni.
Giusto per avere un’idea di cosa stiamo parlando, basti pensare che fino ad oggi i bonus edilizi sono costati alle casse pubbliche qualcosa come 110 miliardi di euro.
Volendosi soffermare unicamente al superbonus 110% – che adesso è stato potenziato al 90% – la spesa ammonta a 61,2 miliardi di euro.
Per il bonus facciate, invece, la spesa è stata pari a 19 miliardi di euro.
Superbonus, le risorse stanziate
Il Governo, per il superbonus, aveva stanziato risorse per quasi 33,3 miliardi di euro.
Una cifra che, in questo momento, è già stata ampiamente superata, avendo raggiunto e superato quota 60 milioni.
Questa spesa, come ha notato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, andrà a pesare direttamente sulle tasche dei contribuenti italiani.
Giorgetti ha spiegato che la decisione presa dall’esecutivo “è una misura di impatto che si rende necessaria per bloccare effetti di una politica scellerata utilizzata anche in campagna elettorale che ha posto in carico a ciascun italiano dalla culla in poi 2mila euro a testa. Un decreto che ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici“.
Dura, comunque, la presa di posizione delle associazioni di categoria.
Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, ha affermato che il decreto approvato dal Governo “rappresenta una minaccia per tutta l’operazione Superbonus. Con questo provvedimento, si mette la parola fine alla cessione dei crediti fiscali e molti cantieri già fermi da tempo potrebbero essere chiusi definitivamente. Noi avevamo suggerito di coinvolgere le regioni e gli altri enti locali perché potessero acquistare i crediti delle banche, ma il governo ha detto no, probabilmente per ragioni politiche. Con rammarico, prendiamo atto di queste decisioni che però si corre il rischio di portare al fallimento 25mila piccole e medie imprese italiane. Il rischio che avevamo paventato pochi giorni fa resta intatto“.
Stando alle prime stime effettuate proprio dal Centro Studi Unimpresa, per il momento le nuove norme non andrebbero a risolvere il problema dei circa 15 miliardi di euro di crediti fiscali che sono al momento incagliati e che stanno bloccando qualcosa come 90mila cantieri.
La situazione è diventata realmente pericolosa e starebbe mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese.
Unimpresa ritiene che siano a rischio almeno 130mila posti di lavoro. Questa situazione si è venuta a creare perché è stata raggiunta la capienza fiscale delle banche.
Un attacco alla decisione del Governo arriva anche dalle opposizioni. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha sottolineato che lo stop alla cessione dei crediti risulta essere un colpo letale all’edilizia. Sulla stessa linea risulta essere anche il partito Democratico.