La guerra in Ucraina costa alle famiglie 13 miliardi di euro
I costi della guerra in Ucraina sbarcano direttamente sulla tavola delle famiglie italiane, che sono arrivate a pagare la bellezza di 13 miliardi di euro in più a causa del caro prezzi.
Costi più alti determinati sia dai vari rincari energetici, che dalle tensioni internazionali, che sono strettamente legate al conflitto.
E’ quanto emerge da un’analisi effettuata direttamente dalla Coldiretti, su dati Istat, che è stata diffusa proprio a ridosso del primo anniversario dell’invasione in Ucraina voluta da Putin.
Ma quali sono i prodotti, che hanno subito i maggiori rincari?
Stando alla stima effettuata direttamente dalla Coldiretti, a gennaio i consumatori hanno pagato lo zucchero il 54% in più.
Nella classifica dei maggiori rincari segue l‘olio di semi, arrivato a costare il 46% in più.
A risentire di più le conseguenze della guerra in Ucraina è principalmente l’olio di girasole, dato che proprio il paese invaso da Putin ne è uno dei principali produttori.
Segue, nella lista dei maggiori rincari, il riso, che è arrivato a costare il 39% in più.
Tra i prodotti, che hanno subito i maggiori rincari ci sono:
- latte a lunga conservazione: +35%;
- burro: +34%;
- margarina: +28%;
- formaggi freschi: +28%;
- pane confezionato: +24%;
- latte fresco parzialmente scremato: +22%:
- uova: +21%.
Guerra, un anno di aumenti a tavola
La guerra in Ucraina ha determinato un anno di aumenti a tavola.
Gli Italiani hanno speso qualcosa come 2,6 miliardi di euro in più per acquistare pane e pasta.
La verdura, invece, è costata 2,3 miliardi di euro in più.
Per acquistare la carne, i consumatori hanno dovuto effettuare un esborso aggiuntivo di qualcosa come 2,2 miliardi di euro rispetto allo scorso anno.
Per acquistare latte, formaggi e uova le famiglie hanno dovuto spendere 1,8miliardi di euro in più.
Per il pesce, l’aumento si è attestato ad un miliardo tondo e la frutta a +0,9 miliardi di euro.
Seguono olio, burro e grassi (+0,8 mld), che rappresentano tuttavia la categoria che nel 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi, e le bevande analcoliche (dal caffè alle acque minerali fino ai succhi) con un +0,8 mld.
Chiudono la classifica degli aumenti zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci (+0,4 mld) e sale, condimenti e alimenti per bambini (+0,2 mld).
“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori“ spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, che poi sottolinea l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.