Volkswagen vuole produrre le batterie in Usa e lasciare l’Europa
Volkswagen ha intenzione di trasferire le proprie fabbriche di batterie direttamente negli Stati Uniti d’America, dove il piano degli incentivi e degli sgravi messi in campo da Washington per le auto elettriche è sicuramente più attraente rispetto a quelli che si possono trovare in Europa.
Gli Usa stanno attirando sempre più investitori dal vecchio continente e anche dall’Italia:
il timore, manifestato da più fronti, è che si corra il rischio di una vera e propria fuga oltre oceano per molti produttori.
Volkswagen vuole abbandonare l’Europa
Volkswagen sembrerebbe intenzionata a voler abbandonare l’Europa e concentrare la produzione di batterie per le auto elettriche nel Nord America.
Questa risulta essere una delle possibilità, che potrebbero verificarsi nel corso dei prossimi anni, nel caso in cui il colosso automobilistico dovesse dar seguito alla minaccia di sospendere il progetto di un impianto di batterie nell’Europa orientale.
Al vaglio di Volkswagen ci sarebbe la possibilità di dare la precedenza ad un impianto simile nell’altra sponda dell’Atlantico, dove potrebbe ricevere qualcosa come 10 miliardi di euro di incentivi dagli Stati Uniti d’America.
A riferirlo è il Financial Times: questa, però, non è la prima volta che Volkswagen minaccia di abbandonare il progetto avviato nell’est europeo e che, secondo una prima tabella di marcia, sarebbe dovuto partire entro la metà del 2023.
A cambiare un po’ le regole del gioco c’è l’Inflation Reduction Act (IRA): il maxi piano di incentivi messo in atto dall’amministrazione di Joe Biden, il cui scopo è quello di attrarre degli investimenti nella transizione ecologica, spingendo, in particolar modo, il settore dei trasporti.
Tra le misure centrali messe in campo – che, tra l’altro è diventata oggetto di un vero e proprio braccio di ferro a distanza con l’Unione europea e la Germania – è l’incentivo fino a 7.500 dollari erogato a quanti acquistino auto elettriche nuove, purché questa e i suoi componenti – quindi anche le batterie – siano prodotte prevalentemente nel Nord America, quindi Usa, Canada e Messico.
Volkswagen ha stimato che, uniti agli sgravi fiscali e ai prestiti agevolati previsti dall’Ira, di poter ricevere qualcosa come 9-10 miliardi di euro.
Questa cifra, stando a quanto riporta il Financial Times, è emersa nel corso di un incontro tra i funzionari dell’Unione europea e Volkswagen.
Se ne è parlato in particolare nel corso della riunione dell’European Battery Alliance, un tavolo permanente, che è stato istituito a Bruxelles, il cui scopo è quello di promuovere lo sviluppo di gigafactory nell’Ue e di cercare di recuperare il gap con i competitor asiatici.
Il rischio, ora come ora, è che il gap possa allargarsi anche con gli Stati Uniti.
Una dichiarazione molto forte
Volkswagen, con la propria dichiarazione, ha dato una sferzata all’Europa: l’intento è che l’Ue metta a punto una risposta adeguata all’Ira statunitense.
La Commissione europea avrebbe già presentato una proposta per aumentare gli aiuti di Stato, andando ad eliminare alcuni paletti antitrust.
La corsa ai sussidi, però, potrebbe portare a dei veri e propri scompensi tra quei paesi membri, che al momento non hanno risorse sufficienti per permettersi di elargire aiuti e chi no. Germania e Francia figurano tra i primi.
L’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen, nel corso dei prossimi giorni, dovrebbe avanzare una proposta proprio per il settore automotive: il Net Zero Industry Act.
Le bozze, che sono circolate nel corso di questi giorni, non sembrano soddisfare a pieno l’industria automobilistica e nemmeno le aziende della nuova filiera dell’auto elettrica, come l’azienda chimica belga Umicore e il produttore svedese di batterie Northvolt.