Wall Street: ansia tassi Fed cede il posto a paura banche. Non solo SVB, sospesi altri titoli con tonfi fino a -40%
Sono ancora le banche, sulla scia dell’annuncio shock arrivato da SVB (Silicon Valley Bank) a mettere sotto pressione Wall Street, confermandosi market mover della sessione odierna in misura maggiore anche rispetto alla tanto attesa pubblicazione del grande market mover di oggi, il report occupazionale Usa. Alle 16.00 circa ora italiana, il Dow Jones mostra un trend incerto, perdendo lo 0,10%; lo S&P 500 arretra dello 0,40%, mentre il Nasdaq cede lo 0,65%.
La buona notizia è che il report sull’occupazione Usa ha messo in evidenza una crescita dell’inflazione degli Stati Uniti misurata dai salari inferiore alle attese, fattore che, per il momento, fa sì che la borsa Usa non venga ulteriormente sfiancata dalla prospettiva di rialzi dei tassi troppo aggressivi.
Proprio la pubblicazione del report relativo al mercato del lavoro Usa ha anzi fatto risalire le speculazioni di un aumento dei tassi limitato a 25 punti base, su cui ora i trader scommettono con una probabilità del 66%, superiore a quella del 50% precedente alla diffusione dei numeri e in crescita rispetto al 30% dell’inizio di questa settimana, quando le parole proferite dal numero uno della Fed, Jerome Powell, avevano fatto scattare al rialzo, piuttosto, le aspettative su una stretta di 50 punti base.
D’altronde negli ultimi giorni, nel far riferimento a un’economia più solida delle attese, il presidente della Fed Jerome Powell ha detto chiaramente, nella sua audizione al Congresso, che i tassi potrebbero salire a un livello superiore rispetto a quanto anticipato, a causa della necessità di fermare la crescita dell’inflazione, ancora troppo sostenuta.
“Gli ultimi dati macroeconomici si sono confermati più forti delle attese, fattore che suggerisce che il livello finale dei tassi di interesse sarà probabilmente più alto di quanto anticipato in precedenza”, ha detto Powell, aggiungendo che la Fed potrebbe dunque tornare ad alzare i tassi in modo più aggressivo rispetto a quanto ha deciso di fare nell’ultima riunione, quando ha annunciato una stretta monetaria di 25 punti base, portando il costo del denaro al range compreso tra il 4,5% e il 4,75%.
“Se l’insieme dei dati dovesse indicare la necessità di varare una politica restrittiva più forte, saremmo pronti ad aumentare il ritmo dei rialzi dei tassi”, ha detto il numero uno della Federal Reserve.
I numeri sul mercato del lavoro Usa hanno rintuzzato in parte questi timori, tanto che evidente è il collasso dei rendimenti dei Treasuries a 10 anni, di circa 14 punti base.
Dal report è emerso che, nel mese di febbraio, l’economia degli Stati Uniti ha creato 311.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre il rialzo di 225.000 unità atteso dagli analisti intervistati da Dow Jones. Il tasso di disoccupazione è salito tuttavia dal minimo dal 1969 testato a gennaio, al 3,4%, al 3,6%, rispetto al dato invariato stimato dagli economisti.
Inoltre i salari medi orari, importante parametro per monitorare il trend dell’inflazione degli Stati Uniti, sono saliti dello 0,2% su base mensile, meno del +0,4% atteso, e in accelerazione su base annua al 4,6%, a un ritmo inferiore rispetto al +4,8% atteso, anche se in accelerazione rispetto all’aumento di gennaio, pari a +4,4%.
La crescita precedente dei nuovi posti di lavoro di gennaio è stata rivista tra l’altro al ribasso, dall’aumento di 517.000 unità inizialmente comunicato al rialzo pari a 504.000 unità
Oggi tuttavia Wall Street deve tornare a fare i conti con la patata bollente SVB.
Ieri il titolo è precipitato del 60% dopo che la banca della Silicon Valley ha annunciato un aumento di capitale di oltre 2 miliardi di dollari, volto a compensare le perdite sofferte con la vendita di un portafoglio costituito soprattutto da Treasuries Usa.
Il portafoglio di SVB presentava un rendimento medio dell’1,79%, decisamente inferiore al valore attuale dei tassi dei Treasuries a 10 anni, pari a circa il 4%.
L’annuncio di SVB ha scatenato un’ondata di smobilizzi a Wall Street: il Nasdaq Composite ha perso ieri il 2,05%, mentre lo S&P 500 è capitolato dell’1,85%. Il Dow Jones è crollato di 543,54 punti, o dell’1,66%, scendendo al di sotto della media mobile in 200 giorni, per la prima volta dallo scorso 9 novembre.
Il titolo SVB è stato attaccato da ripetuti sell off, sulla scia dei dubbi degli investitori sulla capacità di Silicon Valley Bank di riuscire a erogare ancora prestiti a diversi clienti, tra cui spiccano in particolare start up attive nel settore hi-tech, i cui bilanci non versano tra l’altro, in diversi casi, in buone condizioni di salute. Tutt’altro.
Le vendite hanno portato il titolo SVB a crollare ai minimi dal 2016, azzerando una capitalizzazione di mercato di oltre 80 miliardi di dollari, stando ai dati di Reuters.
Il tonfo delle quotazioni della banca è continuato in premercato, con le quotazioni di SVB che hanno perso un altro -63%, prima della decisione della borsa di New York di sospendere il titolo dalle contrattazioni.
Indiscrezioni stampa circolate nelle ore successive hanno poi indicato che SVB Financial, la holding che controlla Silicon Valley Bank (SVB), starebbe valutando l’opzione di mettersi in vendita, dopo il fallimento del piano volto a raccogliere capitali per un valore superiore ai 2 miliardi di dollari, di circa $2,5 miliardi.
La sospensione del titolo non blinda però il settore bancario Usa dalle vendite, tanto che l’indice del settore finanziario
SPDR S&P Regional Banking ETF crolla di oltre il 4%. Altri titoli sono stati inoltre sospesi per eccesso di ribasso nei primi minuti della sessione, come First Republic, PacWest e Signature Bank, dopo tonfi del 38%, del 25% e del 22%. In evidenza tra i titoli delle Big Banks JP Morgan, in ripresa, mentre Citigroup, Bank of America e Wells Fargo sono sotto pressione.
L’attenzione rimane focalizzata anche sulla curva dei rendimenti Usa, dopo che lo spread negativo tra i tassi dei Treasuries a due anni e i tassi a 10 anni ha testato il valore massimo dal 1981, a conferma dell’inversione della curva più forte da quell’anno, dopo le parole di Powell.
Nella sessione di martedì i tassi dei titoli di stato Usa a due anni sono balzati fino a oltre il 5%, al 5,08%, livelli record dalla metà del 2007, mentre i tassi a dieci anni sono tornati a superare la soglia del 4%, attorno al 3,95%.
Al momento i tassi dei Treasuries a 10 anni si confermano sotto il 4%, attorno al 3,714%, dopo la pubblicazione del report occupazionale Usa, mentre i tassi dei titoli di stato Usa a due anni crollano di oltre 20 punti base al 4,668%.
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SVB Financial, la holding che controlla Silicon Valley Bank (SVB), starebbe valutando l’opzione di mettersi in vendita, dopo il fallimento del piano volto a raccogliere capitali per un valore superiore ai 2 miliardi di dollari, di circa $2,5 miliardi. E’ quanto hanno riferito alcune fonti al giornalista e analista finanziario della CNBC David Faber.
I tentativi di raccogliere ulteriori capitali non sarebbero dunque andati a buon fine, riferisce l’articolo della CNBC.
La banca a sorpresa ha annunciato nella giornata di ieri un piano per rimpinguare le proprie finanze, dopo aver perso $1,8 miliardi con la la vendita di un portafoglio di investimenti del valore di $21 miliardi, composto soprattutto da Treasuries Usa.