Mutui: quali conseguenze avrà la crisi innescata da Credit Suisse
Banche e mutui: quali effetti dalla crisi di Credit Suisse
In questo mese di marzo non sono mancate di certo le emozioni per gli investitori e per le famiglie alle prese con i loro mutui. In un primo momento è arrivato il fallimento della statunitense Silicon Valley Bank, poi è entrata in crisi anche Credit Suisse.
Nell’arco di pochi giorni, le principali banche europee – almeno le prime dieci – hanno bruciato qualcosa come 50 miliardi di capitalizzazione di mercato.
Analisti ed esperti, però, stanno invitando alla calma. In Europa le banche si trovano in una posizione molto più solida rispetto a quella del passato: sono, infatti, meno esposte al rischio contagio.
Fatta questa premessa, comunque, questo non vuol dire, di sicuro, che la Banca Centrale Europea possa dormire sonni tranquilli.
Le ragioni di chi teme che il progressivo rialzo dei tassi d’interesse possa destabilizzare l’Eurozona hanno trovato una sponda nella crisi, che sta attraversando Credit Suisse. Timori e preoccupazioni che potrebbero portare a fermare la dinamica ascendente delle rate dei mutui.
Mutui, Bce e la crisi di fiducia
La Bce, almeno per il momento, sembra intenzionata a tirare dritto e ha alzato di un altro mezzo punto i tassi. Il segnale, che è stato lanciato, è preciso: l’istituto guidato da Christine Lagarde prosegue nella lotta all’inflazione, dirigendosi verso un tasso del 4% e forse andando oltre. Su questo punto, sembra essere abbastanza sicura proprio la Lagarde, che ha affermato convinta, che “la Bce ha tutti gli strumenti di politica monetaria necessari per fornire supporto alle liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario“.
Il settore bancario, però, non sembra essere molto convinto e l’umore dell’intero comparto non sembra essere altrettanto solido. Il problema, in questo momento, è legato alla fiducia, che non può essere comprata.
El Pais aveva tra l’altro riportato che, mentre Christine Lagarde tentava di calmare i mercati, lo spagnolo Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, avvertiva i ministri dell’Eurozona che diverse entità del loro paese avrebbero potuto essere a rischio.
Dopo aver alzato i tassi, la Bce si è affrettata a convocare una riunione a sorpresa proprio sul caso Credit Suisse, che dai mercati è stato percepito come un serio e proprio segnale di instabilità.
Nuria Alvarez, analista degli investimenti della banca Renta 4, ha sottolineato che Credit Suisse ha innescato una vera e propria crisi di fiducia nel settore finanziario europeo, dalla quale adesso è difficile uscirne.
Alvarez spiega che “puoi essere una banca molto solvibile, puoi fare i compiti in termini di gestione del rischio e del capitale, ma se il mercato diventa sospettoso, è difficile convincerlo che non sei tu quello con un problema“.
Cosa non può eludere la Bce
La Bce, sicuramente, non può eludere questa crisi di fiducia.
Nel caso in cui dovesse decidere di continuare ad alzare i tassi, il mercato potrebbe interpretare questa scelta come la prova del fatto che la crisi sta per peggiorare.
Nel caso in cui i tassi non dovessero essere aumentati, l’inflazione potrebbe continuare a rimanere forte e questo potrebbe danneggiare anche le banche.
Ovviamente qualsiasi decisione dovesse prendere la Bce, avrà un impatto immediato e diretto sui mutui:
un ulteriore aumento potrebbe portare ad un nuovo innalzamento del 6% delle rate per quanti abbiano un mutuo a tasso variabile.
Mutuionline ha stimato che rispetto a febbraio dello scorso anno la rata di un mutuo variabile, da 140mila euro a 20 anni, è aumentata, fino a questo momento, del 25,3% (da 625 euro a 783 euro), e per un mutuo da 250mila a 30 anni è cresciuta del 43,7% (da 793 a 1.139 euro).
‘Grazie’ all’ultima decisione presa dalla Bce le rate dei mutui a vent’anni sono arrivate a toccare quota 819 euro, mentre quelle dei mutui a 30 anni hanno sfiorato i 1.212 euro: stiamo parlando, in estrema sintesi, di un ulteriore aumento della rata rispettivamente del 4,6% e del 6,4% rispetto ad oggi.