Approvata la direttiva sulle case green: cosa cambia adesso
Case green, arriva l’ok alla direttiva Ue. Cosa sapere
Il Parlamento europeo, con 343 voti a favore, 78 astenuti e 216 contrari, ha approvato la direttiva sulle case green.
Ufficialmente, quindi, ha preso il via libera la direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, che è andata ad aggiornare direttamente la Energy Performance of Building Directive, il cui scopo fondamentale è quello di abbattere le emissioni e raggiungere il livello zero entro il 2050.
La normativa, comunque, difficilmente riuscirà a diventare operativa prima del 2025.
Le date, che sono state annunciate per rispettare i nuovi obblighi introdotti, potrebbero quindi slittare, come abbiamo visto che è già capitato per le auto diesel e a benzina a partire dal prossimo 2035.
Case green, cosa prevede la direttiva europea
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di comprendere cosa prevede la direttiva europea sulle case green.
La nuova normativa impone che, entro e non oltre il 2030, gli edifici residenziali provvedano a migliorare le prestazioni energetiche di due classi: è necessario, quindi, passare dalla classe G – quella più bassa – alla classe E.
Secondo importante step è il 2033: entro questa data le abitazioni meno efficienti dovranno fare un ulteriore passo avanti, passando alla classe D.
A partire dal 2028, invece, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno obbligatoriamente essere ad emissione zero.
A partire dal 2027, gli immobili non residenziali e quelli pubblici dovranno raggiungere la classe E, mentre dal 2030 dovranno arrivare alla classe D.
La direttiva europea sulle case green, comunque, ha un grande neo: la definizione delle classi energetiche varia da paese a paese.
Queste classi, in Italia, risultano essere più ampie rispetto a quelle degli altri paesi.
Questo significa, in altre parole, che per avere un’idea reale ed obiettiva di quanti edifici residenziali debbano essere messi a norma, è necessario aspettare che si arrivi ad una classificazione omogenea in tutti i paesi membri dell’Unione europea.
Si ritiene, comunque, che quelli che dovranno essere sottoposti a degli adeguamenti siano meno di quanto ci si aspetti.
Quando scattano gli obblighi
È importante sottolineare che, nel caso in cui in un’abitazione si stia già abitando, non c’è alcun obbligo di adeguarsi alla direttiva europea sulle case green.
Gli interventi di miglioramento energetico risultano essere necessari nel momento in cui si decide di mettere in vendita l’immobile.
O quando si decide di effettuare interventi di ristrutturazione o quando si procede alla decisione di affittare l’immobile ad un nuovo inquilino.
La nuova direttiva sulle case green, inoltre, prevede che sia possibile escludere dagli obblighi di efficientamento fino al 22% degli immobili sul totale del parco immobiliare.
Sono, comunque vada, esenti i monumenti, le case abitate per meno di quattro mesi all’anno (ossia le seconde case), le abitazioni indipendenti di meno di 50 metri quadrati, gli edifici residenziali di edilizia pubblica, i palazzi storici protetti, i monumenti, le chiese e gli altri edifici di culto.
Quello che in futuro risulterà necessario aprire è il discorso incentivi.
Il superbonus, dopo lo stop alla cessione del credito e dello sconto in fattura, non risulta più essere uno strumento adatto per i lavori di riqualificazione energetica, soprattutto per quanti non hanno a disposizione la liquidità necessaria.
Stesso discorso vale per gli interventi che rientrano negli altri bonus edilizi.
Nel futuro, quindi, si renderà necessario introdurre qualche forma di contributo o di agevolazione da parte dell’Unione europea o dei vari governi nazionali, con cui sostenere le famiglie – in particolar modo quelle più disagiate – per affrontare le spese di riqualificazione.