Reddito di cittadinanza: fine dei giochi? Ecco come e cosa cambia
Reddito di cittadinanza: come cambia con decreto Lavoro
Il 1° maggio 2023, attraverso il Decreto Lavoro, il Consiglio dei Ministri ha detto definitivamente addio al reddito di cittadinanza.
La misura, introdotta nel corso del 2019 dal primo governo Conte, oggi viene sostituita da due diversi provvedimenti: l’assegno di inclusione e lo strumento di attivazione al lavoro.
Ma cerchiamo di capire come funzioneranno i due nuovi strumenti che il governo Meloni ha introdotto e che andranno a sostituire il reddito di cittadinanza.
Reddito di cittadinanza, un addio tanto atteso
Il reddito di cittadinanza verrà sostituito dall’assegno di inclusione, una misura riservata a quanti non possono lavorare.
Stando alla nota diffusa da Palazzo Chigi dopo la chiusura del Consiglio dei Ministri, il reddito di cittadinanza verrà completamente ed interamente superato il prossimo 1° gennaio 2024.
Il Decreto Lavoro, sostanzialmente, provvede ad introdurre l’assegno di inclusione, che viene erogato alle famiglie al cui interno ci sono persone con delle disabilità, un minorenne od un ultrasessantenne.
Per poter accedere alla nuova misura, i diretti interessati devono essere in possesso di una serie di requisiti, tra i quali ci sono la cittadinanza (o l’autorizzazione al soggiorno) del richiedente, la durata della sua permanenza e residenza in Italia e particolari condizioni economiche.
L’assegno di inclusione prevede l’erogazione di un assegno pari a 480 euro al mese, che costituisce a tutti gli effetti un sussidio contro la povertà.
Questa cifra viene erogata nel caso in cui all’interno della famiglia siano presenti dei minori, dei disabili o delle persone anziane a carico.
Il contributo mensile, che non sarà mai inferiore a 480 euro, è completamente esente dalla tassazione Irpef.
Verrà erogato direttamente dall’Inps, grazie ad uno strumento di pagamento elettronico.
È possibile riceverlo per un periodo massimo di 18 mesi consecutivi e sarà possibile ottenere un rinnovo per altri 12 mesi.
Strumento di attivazione al lavoro, la seconda misura
Per i soggetti che sono attivabili al lavoro, dal 1° settembre 2023 sarà disponibile lo strumento di attivazione al lavoro.
I diretti interessati potranno seguire dei percorsi di formazione ed avranno la possibilità di effettuare il servizio civile sostitutivo.
I soggetti occupabili, che sono quanti abbiano un’età compresa tra i 18 ed i 59 anni e non rientrino nelle categorie classificate come fragili, perderanno il diritto ad usufruire della misura nel caso in cui dovessero rifiutare un’offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno.
La retribuzione – che porta alla decadenza del diritto di usufruire della misura – non deve essere inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.
Si perde il diritto a continuare ad accedere all’agevolazione nel caso in cui il rapporto di lavoro a tempo indeterminato venga proposto su tutto il territorio nazionale, per quello a tempo determinato – anche in somministrazione – se il posto di lavoro disti meno di 80 chilometri dal domicilio.
Onde evitare che ci siano delle persone che accedono al beneficio in maniera irregolare, è stato previsto uno specifico regime sanzionatorio, accompagnato da una specifica attività di vigilanza da parte:
- del personale ispettivo dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl);
- dell’Inps;
- della Guardia di Finanza;
- dei Carabinieri.
Hanno possibilità di accedere a questa misura i soggetti con un’età compresa tra i 18 ed i 59 anni, che versino in condizioni di povertà assoluta. Devono far parte di nuclei familiari privi dei requisiti per poter accedere alle misure a sostegno del reddito.