Piazza Affari chiude a +0,8% prima della Fed, sugli scudi Amplifon
Finale perlopiù positivo per le borse europee, in linea con l’andamento di Wall Street in attesa che si concluda il meeting della Federal Reserve. A Piazza Affari, il Ftse Mib termina in rialzo dello 0,8% a 26.835 punti, con Amplifon (+7,2%) in vetta grazie ai giudizi positivi degli analisti all’indomani dei conti.
Denaro anche su Mediobanca (+3,8%), dopo che Caltagirone ha alzato la sua partecipazione al 9,9% e Unicredit (+3,8%) in scia alla diffusione della trimestrale e il miglioramento dei target per il 2023.
In ribasso invece Telecom Italia (-4,4%) alla vigilia del Cda chiamato a valutare le offerte per la rete, Saipem (-2,65%) e Stellantis (-1,9%), malgrado l’aumento dei ricavi nel primo trimestre (+14%), complice il dato sulle immatricolazioni di aprile (+23%) peggiore rispetto al mercato.
Riflettori puntati sulla banca centrale americana, che alle 20:00 ore italiane annuncerà un aumento dei tassi di 25 punti base. Gli operatori ascolteranno con attenzione le parole del presidente Jerome Powell per capire se questa possa essere l’ultima stretta del ciclo di inasprimento monetario.
Dall’agenda macro sono giunti i dati ADP di aprile sugli impieghi nel settore privato, nettamente superiori alle attese (296 mila unità contro 150 mila previste), a testimoniare la resilienza del mercato del lavoro, in attesa del job report di venerdì. L’indice ISM servizi di aprile si è attestato invece a 51,9 punti.
Intanto, negli Usa permangono le preoccupazioni legate al tetto del debito, dopo le indicazioni del Segretario al Tesoro Janet Yellen secondo cui gli Usa rischierebbero di esaurire la liquidità entro l’inizio di giugno.
Sull’obbligazionario statunitense, rendimenti in lieve calo su tutte le scadenze della curva, con il decennale al 3,37% e il biennale al 3,93%. Lo spread Btp-Bund si riduce a 187 bp, con il decennale italiano al 4,12%. Sul Forex, dollaro in calo rispetto alle principali valute, con l’euro/dollaro a 1,105. Fra le materie prime, infine, il petrolio (Brent) viaggia si indebolisce a 72 dollari al barile, con la prospettiva di una recessione negli Stati Uniti a minacciare la domanda di carburante.