Mes: l’Europa inizia a perdere la pazienza
Mes e governo Meloni. L’Ue sta perdendo la pazienza
L’Europa sta perdendo la pazienza. E lo comunica in maniera chiara ed evidente.
Deve arrivare la firma del governo italiano in calce al Mes.
Nel caso in cui questo non dovesse avvenire, Bruxelles potrebbe assumere una posizione molto più gelida e distaccata nei confronti dell’Italia.
Una fonte autorevole, anche se ha voluto rimanere anonima benché sia stata ampiamente citata degli organi di stampa nostrani, ha fatto sapere che la ratifica del Mes dovrebbe arrivare in tempi rapidi, prima della riunione dell’Eurogruppo in programma per il prossimo 15 maggio 2023.
Tra le richieste che arrivano dall’Europa ne emerge una chiara e diretta al ministro Giancarlo Giorgetti: è necessario che vengano chiariti i suoi piani.
Ovviamente, l’anonima fonte sottolinea che la ratifica dei trattati europei è di stretta competenza nazionale.
È necessario sottolineare, però, che nel momento in cui un qualsiasi accordo sia stato raggiunto dai rappresentanti dei governi, ci si aspetta che venga onorato da quel determinato governo e da quelli che lo seguono.
Mes, un problema che non tramonta mai
Il Mes continua ad essere una spina nel fianco dell’Europa. E che soprattutto inserisce l’Italia in un contesto particolarmente ambiguo.
La fonte citata da molti siti e giornali riporta delle parole dure, lievemente mascherate da un’apparenza vellutata.
Parole che hanno il merito di aver messo in evidenza gli umori battaglieri che sono emersi nel corso dell’ultima riunione dell’Eurogruppo, nella quale, purtroppo, il ministro Giancarlo Giorgetti non era presente.
Parole che sono risultate essere vere e proprie critiche al vetriolo nei confronti del nostro paese.
Con il Mes non è la prima volta che un singolo è riuscito a bloccare da sola l’intera Unione europea.
Un altro esempio è costituito dall’Ungheria e da un’estenuante vicenda che ha coinvolto il tetto del prezzo del petrolio.
Rispetto a quello dell’Ungheria, però, quella dell’Italia risulta essere una situazione leggermente più fragile. L’Ungheria, infatti, era spalleggiata da una ben più potente Germania.
Il punto debole dell’Italia risulta essere il Pnrr.
Al momento risulta essere ancora bloccata la terza rata del recovery fund.
È stata richiesta per la terza volta la proroga di un mese: dopo quasi dieci giorni dalla scadenza del 30 aprile 2023, la Commissione starebbe ancora valutando le correzioni che sono state apportate dall’Italia.
Ora come ora è inutile chiedere quando possa prendere una decisione, che arriverà nel momento in cui viene terminata la valutazione.
Una terza rata ferma nel limbo, implica l’arrivo di pesanti nuvoloni sul destino della quarta rata, che potrebbe essere pari a 16 miliardi di euro.
La posizione dell’Italia
Il Mes, quindi, continua a rimanere al centro del dibattito.
In attesa dell’arrivo delle eventuali obiezioni da parte di Bruxelles, è stata la Corte dei Conti a prendere la parola lo scorso 3 maggio 2023.
Alcune critiche, molto severe, sono arrivate nei confronti dei Ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture:
a finire nell’occhio del ciclone sono i ritardi su due dei ventisette obiettivi che dovrebbero essere raggiunti entro la fine di giugno.
A finire nell’occhio del ciclone sono i mancati appalti per le quaranta stazioni di rifornimento ad idrogeno per le autovetture.
Il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, esasperato dalla situazione ha già provveduto a rispondere a muso duro:
“la funzione della Corte dei Conti non comprende in alcun modo l’accertamento del mancato conseguimento della milestone europea, che compete esclusivamente alla Commissione nell’interlocuzione con lo Stato membro”.
Fitto ha poi aggiunto che quello che sta seguendo l’Italia risulta essere un percorso difficile, ma che è possibile fare.
Il problema è che ingaggiare un vero e proprio braccio di ferro con l’Europa per la ratifica del Mes, non risulta essere la strada migliore per riuscire a sbloccare la rata in sospesa e sperare di evitare un eventuale semaforo rosso per la quarta rata.
Conviene davvero puntare una revisione a 360 gradi sul Pnrr?