Arriva una nuova tassa europea sulle grandi imprese
Una tassa europea per andare a rimpinguare il proprio bilancio. In realtà il termine corretto dovrebbe essere: risorse proprie. Ma di cosa si tratta? Il riferimento, molto semplicemente, è alle fonti di incasso che sfrutta l’Unione europea per andare a rimpinguare i propri conti, senza necessariamente dover pesare sui contributi diretti, che arrivano dai vari Stati membri.
Le risorse proprie, almeno dopo la pandemia, sono diventate ancora più importanti. Proprio per questo Bruxelles ha deciso di far leva su questo strumento per sostenere i costi del Next GenerationEu, il programma per la ripresa, che dovrebbe portare nel nostro paese la bellezza di 190 miliardi di euro nell’ambito del più ampio Pnrr. Come funziona questa sorta di tassa europea? Cerchiamo di scoprirlo.
Una tassa europea per finanziare il Pnrr
Cerchiamo di capire, nel dettaglio, come funziona questa sorta di tassa europea. Il progetto, in estrema sintesi, è il seguente: la Commissione europea si indebita attraverso l’emissione di titoli sui mercati. I soldi che ricava vengono girati ai vari Stati membri. Il problema è che, in qualche modo, il debito deve essere ripagato. Ed è proprio su questo punto che è scattato l’allarme lanciato dal Parlamento europeo: nel momento in cui aumentano esponenzialmente i tassi di interesse, gli oneri finanziari potrebbero risultare insostenibili anche per Bruxelles.
Questo è il motivo per il quale sono necessarie nuove risorse. Per riuscire a trovare i fondi necessari per coprire l’aumento dei costi, la maggioranza dell’Eurocamera ha proposto di introdurre qualche nuova tassa europea: una di queste è l’imposta sulle grandi imprese e una tassa sulle transazioni finanziarie. La Maggioranza ha approvato questa proposta. Favorevoli sono stati:
- Ppe, di cui fa parte Forza Italia, che ha scelto di astenersi dal voto;
- centrosinistra (S&D);
- liberali (Renew).
All’introduzione delle nuove tasse sono stati contrari i gruppi di Fratelli d’Italia e la Lega. In una nota del Parlamento, i deputati si sono dichiarati fortemente preoccupati che gli importi che saranno generati dalle nuove risorse proprie potrebbero non essere sufficienti a coprire tutti i rimborsi e gli eventuali costi del prestito del Next Generation Eu. Solo per quest’ultima voce si stima una spesa di almeno 15 miliardi di euro ogni anno, fino ad almeno il 2058.
Giusto per avere un’idea dell’ammontare dei costi basti pensare che i prestiti per la ripresa ammontano a qualcosa come 385,5 miliardi di euro: un terzo di questa somma è destinato all’Italia.
Alcuni malumori
Quali sono le motivazioni che stanno a monte alla decisione di introdurre una nuova tassa europea? A chiarire nel dettaglio questa necessità è una nota diffusa dall’Eurocamera, nella quale si spiega che “lo shock economico e sociale l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il pesante impatto dell’inflazione sul bilancio dell’Ue e la crescente corsa globale per plasmare il futuro della produzione di tecnologie energetiche pulite sono ulteriori sfide che sottolineano la necessità di rivalutare il sistema delle risorse proprie dell’Ue”.
Questo, in estrema sintesi, è il motivo che avrebbe indotto ad introdurre quattro nuove tasse europee. La prima è una vera e propria imposta sulle società con una base imponibile in tutta l’Unione europea. Si prevede un’eventuale distribuzione degli utili tra i vari stati membri, attraverso una ripartizione dell’imposta.
Sono state richieste, inoltre, una tassa sulle criptovalute e una sulle transazioni finanziarie, che avvengono all’interno dell’Unione europea. Infine dovrebbe arrivare anche una tassa etica, che graverebbe sulle imprese straniere che mettono in vendita i loro prodotti in Europa, ma che nei paesi di provenienza costringono i lavoratori ad accettare delle paghe che sono al di sotto della soglia di povertà.