Mes: cosa succede se l’Italia lo ratifica
Il Parlamento italiano ha calendarizzato la discussione sulla riforma del Mes il prossimo 30 giugno 2023.
Oggi come oggi, però, una domanda sorge spontanea: cosa succederà al nostro paese dopo la ratifica del Mes? Quali conseguenze avrà una sua eventuale approvazione per l’Italia?
Perché arrivi il via libera al Meccanismo Europeo di Stabilità manca solo e soltanto il via libera del Parlamento italiano.
La Camera si ritroverà a discutere sulla proposta di legge di ratifica del Mes il prossimo 30 giugno: un via libera che l’Unione europea sta aspettando con trepidazione e per il quale continua il pressing su Roma.
L’intenzione, almeno quella che è stata dichiarata nel corso di questi mesi, è quella di cercare di rendere il Mes meno stringente e aiutare gli Stati che fanno parte dell’Unione europea.
Mes, cosa comporta la sua ratifica
Nato nel 2012, il Mes è, a tutti gli effetti, un’organizzazione intergovernativa dei diciannove stati membri dell’Eurozona.
Il suo scopo è quello di andare a sostituire il Fondo salva stati che aveva sostenuto finanziariamente, dopo la crisi economica del 2007-2008, i paesi a rischio default.
In cambio il Fondo aveva chiesto riforme di austerità, che avevano portato a pesanti tagli della spesa pubblica.
Tra i casi più noti che hanno portato all’uso di questo fondo salva stati, quello della Grecia.
Il Mes ha la possibilità di mettere in campo fino a 700 miliardi di euro, che riesce a raccogliere sul mercato utilizzando una serie di strumenti finanziari. In questo momento i soldi possono essere prestati con due diverse linee di credito:
- condizionale precauzionale (Pccl);
- soggetta a condizioni rafforzate (Eccl).
La prima soluzione ha condizioni che risultano essere leggermente più soft.
La seconda, invece, detta condizioni sicuramente più dure.
L’Unione europea ha introdotto una riforma – che deve essere approvata unicamente dall’Italia – con la quale ha provveduto ad eliminare la possibilità di fornire linee di credito a condizioni più soft.
I paesi che vi accedono devono rispettare il nuovo Patto di Stabilità e le clausole risultano essere più restrittive.
A finire sul banco degli imputati è principalmente la questione della ristrutturazione del debito.
Nel caso in cui il board direttivo del Mes dovesse ritenere non sostenibili i debiti degli Stati, potrebbe avanzare la richiesta di una vera e propria ristrutturazione come condizione necessaria ed obbligatoria per poter accedere al prestito.
Il Mes rivisto e corretto, inoltre, lega strettamente al Fondo di Risoluzione Unico (Fsr), che viene finanziato direttamente dalle varie banche presenti all’interno degli Stati dell’Eurozona: il suo obiettivo è quello di risolvere le crisi bancarie.
Nel caso in cui il Fondo dovesse finire i soldi a disposizione, il Mes potrà intervenire direttamente e fornire un prestito per un ammontare massimo di 55 miliardi di euro per salvare gli istituti bancari.
Italia, cosa cambia con la ratifica
Il nostro paese, fino ad oggi, ha espresso ampie riserve sul Mes, che arrivano principalmente dai partiti di maggioranza.
Forza Italia, ad esempio, lo considera uno strumento poco europeista, soprattutto perché mancherebbe il controllo su chi guida il Mes, che non sarebbe subordinato al Parlamento europeo.
Nel momento in cui Roma dovesse ratificare il Mes, di fatto, avrebbe accettato le modifiche proposte in sede europea. E quindi vi ci dovrebbe sottostare, nel momento in cui dovesse usufruire di questo strumento.
Che cosa significa tutto questo? Molto semplicemente che se il board direttivo del Mes dovesse ritenere non sostenibile il debito dell’Italia potrebbe chiederne una ristrutturazione come condizione obbligatoria per accedere al prestito.
Nel momento in cui si dovesse arrivare ad una ristrutturazione del debito, l’Italia non pagherebbe più i suoi creditori e questo potrebbe far scendere drasticamente la fiducia dei mercati.
Ci sarebbe, inoltre, un’altra conseguenza.
Farebbe salire alle stelle i tassi dei titoli di Stato. Premettiamo che la riforma non ha introdotto un meccanismo automatico, attraverso il quale si deve ristrutturare il debito. Ma solo una discrezionalità nel valutare la sua sostenibilità.
Difficile, al contrario, capire cosa possa accadere nel caso in cui l’Italia non dovesse approvare la riforma del Mes. Il timore del governo Meloni, in questo momento, è quello di trovarsi isolato in Europa: la situazione economica internazionale è delicata e difficile. L’equilibrio è precario.