Risparmiatori ma con scarsa attitudine alla pianificazione: il ritratto degli italiani di fronte alla pensione
Conoscenze insufficienti e scarsa pianificazione finanziaria, così l’italiano mediamente affronta la previdenza oggi. A renderlo noto un recente sondaggio di Moneyfarm in collaborazione con Progetica nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca dedicato alla previdenza in Italia.
Assegno minimo di 800 euro: quanto pensano di ricevere gli italiani in pensione
Moneyfarm e Progetica hanno chiesto, per esempio, agli italiani quali e quanti sono i fattori che possono determinare l’importo dell’assegno pensionistico poiché non conoscere o conoscere solo parzialmente questi elementi è un grande fattore di rischio che potrebbe portare i futuri pensionati italiani a scontrarsi con la dura realtà di un assegno significativamente inferiore alle proprie aspettative. La maggior parte degli intervistati stima che la propria pensione pubblica andrà da un minimo di 800 euro a un massimo di 3.000 euro, e solo il 12% stima che ammonterà a 1.200 euro, importo che, a oggi, coincide con la pensione media nel nostro Paese ma che, con tutta probabilità, in futuro potrebbe essere solo un miraggio.
Dal sondaggio inoltre emerge che soltanto il 4% conosce tutti i fattori che impattano sull’importo dell’assegno pensionistico ossia: anzianità contributiva (il numero di anni lavorati), stipendio, aumento della speranza di vita, andamento del PIL e tipo di lavoro.
Venendo ai singoli fattori, più dell’80% degli intervistati conosce l’impatto dello stipendio (80,7%) e dell’anzianità contributiva (81,1%) sugli importi, ma soltanto 1 su 3 (34,4%) sa che l’aumento della speranza di vita avrà un effetto diretto sull’assegno pensionistico. Il concetto di per sé sarebbe intuitivo: più cresce la speranza di vita, minore sarà l’importo dell’assegno perché i contributi versati dovranno essere sufficienti per un maggior numero di anni. Soltanto 1 italiano su 4 (25,6%) sa che anche il PIL avrà un impatto sull’assegno pensionistico: al diminuire del PIL nazionale, diminuirà l’assegno pensionistico. Ancora, soltanto 1 su 5 (20,5%) sa che il tipo di lavoro che svolge, e il relativo regime contributivo, avrà un effetto. Solo il 4% degli intervistati, una percentuale davvero irrisoria, è consapevole del fatto che tutti questi fattori avranno un impatto sull’assegno pensionistico.
Degno di nota, inoltre, è il fatto che solo 1 persona su 3 (30%) ritiene che i mercati siano un alleato importante per fare un piano di previdenza integrativa, tanto più raccomandabile quanto più tempo manca alla pensione. Neppure i giovani dimostrano maggiore consapevolezza su questo punto e si fermano al 31,4% (18-29 anni) e al 35,3% (30-39 anni). L’altro nodo da sciogliere per una pianificazione del futuro ottimale riguarda la conoscenza relativa ai fondi pensione e ai piani individuali pensionistici: rispettivamente il 55% e il 52% degli intervistati ignorano che TFR e contributo datoriale sono due strumenti fondamentali a supporto di un piano di previdenza integrativa.