Testamento di Silvio Berlusconi. Le novità per Fininvest e MFE
Settimana davvero importante per gli eredi di Silvio Berlusconi: a poco meno di un mese dalla sua morte è stato aperto ufficialmente il testamento.
I cinque figli del cavaliere e Marta Fascina, l’ultima compagna del cavaliere, si sono presentati al cospetto del notaio Arrigo Roveda.
Silvio Berlusconi, mancato lo scorso 12 giugno, era uno degli uomini più ricchi d’Italia e dell’Europa, grazie ad un vero e proprio impero costruito intorno alla holding di famiglia: la Fininvest.
Ma quali sono le volontà testamentarie del fondatore di Mediaset?
Come verrà diviso il suo immenso patrimonio, quantificato in qualcosa come 7 miliardi di euro?
Il testamento di Silvio Berlusconi
Nel corso della giornata di ieri, 5 luglio 2023, è stato aperto il testamento di Silvio Berlusconi.
Stando a quanto riporta l’agenzia Ansa, i figli maggiori del cavaliere, Marina e Pier Silvio Berlusconi, avrebbero ricevuto una quota tale da avere il 53% di Fininvest, la holding attraverso la quale vengono controllate Mondadori, una quota di MFE (l’ex Mediaset) e una quota di Mediolanum.
La holding è proprietaria del Monza – una squadra di calcio che in questo momento milita in Seria A – e del Teatro Manzoni di Milano.
Marina e Pier Silvio, insieme, avevano già il 15,3% di Fininvest .
La primogenita è presidente di Fininvest, mentre Pier Silvio Berlusconi è amministratore delegato di MFE oltre che essere consigliere di amministrazione di Fininvest.
I figli che Silvio Berlusconi aveva avuto dalla seconda moglie Veronica Lario, Barbara, Eleonora e Luigi, avevano il 21,4% di Fininvest: riceveranno la parte restante.
All’interno delle aziende di famiglia hanno ruoli più marginali: Barbara e Luigi sono consiglieri di amministrazione di Fininvest, mentre Eleonora non ricopre alcun ruolo.
Attraverso il testamento, Silvio Berlusconi ha riservato 100 milioni di euro al fratello Paolo, 100 milioni alla compagna Marta Fascina e 30 a Marcello Dell’Utri, storico amico.
Una questione spinosa
L’eredità di Silvio Berlusconi risultava essere di particolare rilevanza:
dalle modalità che sarebbero state adottate sarebbe dipeso il futuro delle aziende.
Tre di queste, tra l’altro, sono quotate in borsa: MFE, Mediolanum e Mondadori.
La Fininvest è sempre stata di proprietà della famiglia.
Silvio Berlusconi deteneva il 61% delle quote totali, mentre la parte rimanente era già stata divisa in parti più o meno uguali con i cinque figli.
La partecipazione del Cavaliere non è stata divisa in parti uguali.
Ricordiamo che la legge prevede, in assenza di un coniuge e in presenza di più figli, che due terzi del patrimonio vadano divisi in parti uguali tra i figli, mentre la parte rimanente può essere suddivisa in qualsiasi modo.
Della quota in mano a Silvio Berlusconi il 40% circa di Fininvest è stato diviso in parti uguali tra i figli, che hanno ricevuto 8% a testa.
Il restante 20% è andato a Marina e Pier Silvio in parti uguali.
I due figli maggiori, insieme, ora come ora possiedono la maggioranza, ossia il 53%, mentre gli altri tre la parte restante.
Una suddivisione di questo tipo era attesa da più parti.
Destinando a loro due una quota societaria maggiore si è voluto aggiustare una disparità che si era venuta a creare con il fatto che, pur avendo ruoli apicali, Pier Silvio e Marina Berlusconi avevano complessivamente una quota più bassa rispetto ai tre figli minori, che sono meno coinvolti nelle società.
Con questa scelta, in estrema sintesi, si è voluto evitare che i figli minori mettessero un veto alle decisioni societarie.