Yellen e Biden lanciano allarme default Usa, al Congresso è ancora impasse su tetto debito
Non solo crisi energetica che si sta manifestando da settimane, scatenata dalle strozzature delle catene di approviggionamento e dai timori sulla scarsità dell’offerta che stanno facendo volare i prezzi del petrolio e del gas naturale. Non solo, dunque, paura di inflazione, anche di stagflazione. I mercati stanno facendo fronte a un rischio su cui il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha lanciato un campanello di allarme nelle ultime ore: quello di una recessione Usa, che potrebbe concretizzarsi nel caso in cui Capitol Hill non riuscisse ad alzare o sospendere il tetto sul debito entro la scadenza del 18 ottobre.
Mancano meno di due settimane: l’imperativo è agire subito: “Considero il 18 ottobre la data di scadenza. Sarebbe catastrofico non pagare i conti del governo, trovarci nella posizione di non disporre delle risorse necessarie a pagare le bollette del governo”, ha detto Yellen, intervenendo nella trasmissione della Cnbc “Squawk Box”, facendo riferimento al rischio che gli Stati Uniti facciano un default senza precedenti.
Se i tassi decennali e trentennali scontano la prospettiva di una ulteriore fiammata dell’inflazione, i tassi dei Treasuries a breve termine stanno pagando proprio il timore di un default made in Usa, tanto che, nella giornata di ieri, i rendimenti dei T-bills a un mese sono schizzati allo 0,1450%, al record dall’ottobre del 2020.
Joe Biden furioso con i Repubblicani: con Trump $8 trilioni di debiti
Nelle ultime ore un alert è stato lanciato anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha addossato la responsabilità dello stallo al Congresso ai repubblicani.
“Non solo i Repubblicani non stanno facendo il loro lavoro – ha tuonato – Ma stanno minacciando di usare il loro potere per impedire a noi di fare il nostro lavoro, ovvero di salvare l’economia da un evento catastrofico. Credo francamente che tutto ciò sia ipocrita, pericoloso, scandaloso”. Un eventuale “fallimento nel riuscire ad alzare il limite sul debito alimenterà dubbi sulla volontà del Congresso di onorare debiti che sono stati già contratti – non debiti nuovi – debiti che esistono già. E questo andrebbe a minare la sicurezza dei Treasuries Usa e lo status di riserva del dollaro in quanto moneta globale, su cui il mondo fa affidamento”.
Il presidente ha continuato:
“Il rating sul debito americano verrebbe tagliato, e i tassi sui mutui, sui prestiti per gli acquisti di auto, così come i tassi sui prestiti e delle carte di credito salirebbero”.
Interpellato da un giornalista, che gli ha chiesto se potesse dare in qualche modo una garanzia sul fatto che il tetto sul debito verrà alzato prima della scadenza del 18 ottobre, Biden è stato costretto ad alzare le mani:
“No, non posso…tocca a Mitch McConnell (leader della minoranza repubblicana al Senato) farlo…Non posso arivare a credere che questo (il default) possa essere il risultato finale, perchè le conseguenze sarebbero davvero drammatiche. Non credo che accadrà, ma posso garantire che non accadrà? Se potessi, lo farei, ma non posso”.
L’impasse, al Congresso, rimane: McConnell, riporta la CNN, sostiene che i democratici dovrebbero gestire la questione del tetto sul debito da soli, ricorrendo a un processo di budget speciale noto come riconciliazione, che non richiederebbe il voto dei Repubblicani.
Ma i leader della maggioranza democratica alla Camera e al Senato Usa, rispettivamente Nancy Pelosi e Chuck Schumer si sono già opposti alla proposta, ritenendo che i Repubblicani abbiano la responsabilità di contribuire al pagamento dei debiti, che sono stati contratti da entrambi i partiti.
Nel suo discorso, Biden ha affermato che il Congresso dovrebbe aumentare il tetto sul debito anche per le “politiche spericolate in termini di spese e di tasse” lanciate durante l’amministrazione del suo predecessore Donald Trump:
“I repubblicani del Congresso hanno alzato il tetto tre volte quando Donald Trump era presidente, e ogni volta con il sostegno dei democratici. Ma ora non vogliono alzarlo, anche se sono responsabili di debiti superiori a $8 trilioni, contratti in quattro anni sotto il precedente governo”.
E ancora: “Non vogliono aumentarlo anche se un default sul debito si tradurrebbe in una ferita che porterebbe la nostra economia sull’orlo del baratro, mettendo a rischio i posti di lavoro e i risparmi pensionistici, i benefit previdenziali, gli stipendi di chi lavora per il governo, gli aiuti ai veterani, e molto altro”.
Yellen: a rischio Treasuries Usa e dollaro
Inoltre, come ha avvertito la stessa Yellen, i paesi esteri potrebbero reagire al rischio di un default Usa iniziando a smobilizzare i titoli di stato Usa che detengono, affossando anche la domanda di dollari, fattore che andrebbe a favore della Cina, che spera che il potere del biglietto verde venga prima o poi rimpiazzato dallo yuan.
“I titoli di Stato Usa sono considerati da molto tempo gli asset più sicuri del pianeta – ha detto Yellen – In parte grazie allo status di valuta di riserva del dollaro”.
Secondo il segretario di Stato americano, se gli Stati Uniti non fossero più capaci di onorare i loro debiti, la solidità dei Treasuries e dei dollari verrebbe messa in dubbio, con “conseguenze davvero catastrofiche”.
Ma McConnell sembra voler andare dritto per la sua strada, e ripete che nessun esponente repubblicano contribuirà ad aumentare il tetto sul debito, in vista delle elezioni di metà mandato del 2022.
“Dalla metà di luglio, i Repubblicani hanno chiaramente detto che devono essere i Democratici, da soli, ad alzare il limite – si legge in una lettera che il leader della minoranza repubblicana al Senato ha inviato a Biden – Un accordo bipartisan non è come un interruttore della luce, che la Speaker Pelosi e il leader Schumer possono accendere per chiedere soldi in prestito e spegnere quando vogliono spendere”.
Per “due mesi e mezzo, abbiamo semplicemente avvertito che, visto che il vostro partito vuole governare da solo, deve gestire da solo anche il debito“, ha precisato McConnell, facendo riferimento al processo di riconciliazione.
Il processo di riconciliazione consente di bypassare alcune procedure di Capitol Hill, di norma seguite per l’approvazione della maggior parte delle proposte. Con tale espediente, i democratici potrebbero far passare la sospensione o l’aumento del tetto sul debito con una maggioranza semplice, senza dunque dover raccogliere i 60 voti necessari di norma per l’approvazione. Il sostegno dei repubblicani, dunque, sarebbe superfluo. Dal canto loro, i repubblicani potrebbero rivendicare alle prossime elezioni di non aver alzato ulteriormente il limite apposto al debito Usa.
Va detto che l’alert non è stato lanciato ‘soltanto’ da Yellen, Biden e ovviamente un’ampia platea di analisti ed economisti: la stessa agenzia di rating Fitch, giorni fa, ha sottolineato come a rischio potrebbe essere lo stesso rating sul debito assegnato agli Usa, ovvero la Tripla A.
E alla fine di settembre Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, ha ammesso che la banca si sta preparando all’eventualità del disastro.