Superbonus: una bomba sociale pronta a scoppiare
Lo scopo del Superbonus e dei vari bonus edilizi era molto semplice: dar fiato al settore e permettere all’economia di ripartire.
Purtroppo, però, ora come ora sta emergendo una miriade di problemi, tanto che la misura, che avrebbe dovuto permettere all’Italia di riprendersi, in realtà ora la starebbe soffocando.
Ditte che svaniscono da un giorno all’altro
Vittime del Superbonus sono indistintamente le imprese, i cittadini e i conti dello Stato.
Il Governo Meloni, dopo aver preso atto che i conti sono letteralmente andati fuori controllo, ha allo studio una revisione delle agevolazioni edilizie.
Ufficialmente, per il momento, si è ancora in attesa di comprendere cosa possa accadere il prossimo anno, ma le criticità per il settore iniziano ad essere evidenti.
I problemi maggiori da affrontare in questo momento sono principalmente i crediti incagliati e i lavori fermi.
A questo si aggiungono le ditte che svaniscono nel nulla da un giorno all’altro e condòmini che non sono in grado di saldare le spese effettuate.
Superbonus e bonus edilizi: prospettive future
Con la Legge di Bilancio 2024 che incombe, il Governo Meloni, in questi giorni, si ritrova con la necessità di gestire il futuro dei vari bonus edilizi, compreso il Superbonus.
A prendere la parola per primo è stato Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, che ipotizza una vera e propria limitazione delle agevolazioni.
Di parere opposto è, invece, Forza Italia, che ha già presentato alcuni emendamenti per prorogare i fondi necessari per poter portare a termine le varie ristrutturazioni.
Il vero neo del Superbonus e dei bonus edilizi può essere, però, sintetizzato dalle parole dello stesso Giorgetti, che si è così espresso:
Misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3% del patrimonio immobiliare esistente, prime e seconde case al mare e ai monti, di ricchi e poveri. E anche sei castelli.
Una spesa pari a sei miliardi
Il Superbonus costituisce una vera e propria spada di Damocle sulla testa del Governo.
Secondo alcune stime effettuate dal sito Today.it, che si è basato sui dati disponibili all‘Enea, nel caso in cui le agevolazioni venissero prorogate per diecimila condomini, che non rientrerebbero nel prolungamento del Superbonus, l’erario dovrebbe mettere in conto una spesa di 1,6 miliardi di euro per permettere a questi soggetti di usufruire dell’agevolazione.
Nel caso in cui la proroga non venisse invece attuata, questi contribuenti sarebbero costretti a restituire allo Stato qualcosa come 6,3 miliardi di euro.
Questa è, senza dubbio, una vera e propria patata bollente nelle mani dell’esecutivo. A preoccupare, però, non sarebbe unicamente l’eventuale proroga.
Il problema dei crediti incagliati
Una delle maggiori fonti di preoccupazione, in questo momento, è quella relativa ai crediti.
A seguito dello stop imposto dal governo Meloni nel corso del mese di febbraio 2023 il sistema, ora come ora, risulterebbe intasato.
Stando a una stima effettuata dall‘Ance, l‘Associazione Nazionale Costruttori Edili, ci sarebbero 30 miliardi di euro di crediti incagliati.
Senza dubbio quello dei crediti incagliati costituisce il problema principale che ruota intorno al Superbonus ed ai bonus edilizi.
Le imprese, infatti, starebbero lamentando una pesante mancanza di liquidità, che ha avuto una conseguenza immediata: in molti casi sono state costrette a bloccare i lavori.
Altre volte, invece, hanno dovuto dare forfait. Una situazione che ha portato alcuni cittadini e ditte a fondare un gruppo prontamente battezzato “Esodati Superbonus 110%” che, attraverso i canali social organizza sit-in di protesta.
Il collettivo è riuscito in varie occasioni a ottenere colloqui con i membri del governo italiano e alcuni politici.
Quello che emerge dalle proteste di questo gruppo è che cittadini ed imprese, in questo momento, si sentano un po’ abbandonati.
Per completare i lavori, molte famiglie devono chiedere soldi in prestito, non sempre sono facili da ottenere.
Senza trascurare il problema delle case lasciate inagibili dalle aziende, che hanno abbandonato i lavori per mancanza di liquidità.