Tassa extraprofitti, maggior parte banche rafforzerà capitale
Diverse banche potrebbero non pagare la tassa introdotta dal governo sugli extra profitti, optando invece per un rafforzamento dei cuscinetti di capitale.
Gli esperti sostengono che la struttura della legge permetterà alle banche di soddisfare le condizioni di esenzione, mantenendo intatti i payout.
L’aumento del capitale è la scelta più vantaggiosa per le banche italiane, secondo Rossella Locatelli, professore di finanza presso l’Università Insubria. In particolare, la maggioranza delle banche può farlo “senza danneggiare la politica dei dividendi”. Un punto di vista che trova riscontro anche nelle parole dell’analista di Bloomberg Intelligence, Lento Tang.
Il governo Meloni ha introdotto la legge in agosto nel tentativo di raccogliere fondi per il suo bilancio in deficit. La legge è stata poi alleggerita in seguito ai ribassi delle azioni bancarie e a un monito della Bce contro la nuova legge.
L’esecutivo ha dichiarato di aspettarsi introiti per quasi 3 miliardi di euro.
Luigi Lovaglio, Ceo di Mps, e Nicola Calabrò, Ad di Cassa di Risparmio di Bolzano, hanno indicato che potrebbero scegliere di trattenere i soldi, invece che cederli al governo. Pagare la tassa potrebbe anche esporre i management delle banche ad azioni legali da parte degli investitori.
La nuova legge stima quanto le banche abbiano beneficiato degli aumenti dei tassi della Bce confrontando il reddito netto da interessi di quest’anno con il livello di due anni fa e applicando un coefficiente del 40% sulla differenza. Il totale massimo dovuto non deve superare lo 0,26% degli attivi ponderati per il rischio. Le banche non devono pagare la tassa se aggiungono 2,5 volte l’importo dovuto ai loro cuscinetti di capitale.