Inflazione UE ai top a 13 anni costringerà Bce a valutare riduzione significativa acquisti asset (analisti)
L’inflazione dell’Eurozona galoppa. Secondo la stima preliminare fornita dall’Eurostat, a settembre ha raggiunto il +3,4% su base annua dal 3% di agosto, per effetto soprattutto della crescita dei prezzi della componente energia. Si tratta dei livelli di inflazione più alti dall’ottobre 2008. Gli analisti avevano previsto un rialzo dei prezzi al 3,3%. Escluse le componenti più volatili, ovvero cibo ed energia, l’inflazione core nell’Eurozona si è attestata al all’1,9% su base annua dal precedente 1,6%.
L’aumento dell’inflazione è ancora principalmente guidato dai cosiddetti fattori una tantum come l’aumento dei prezzi dell’energia, l’inversione dell’IVA tedesca o gli aumenti dei prezzi post-lockdown nei servizi per il tempo libero e l’ospitalità”, rimarca Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING Research.
Si infittiscono così i segnali di un’inflazione meno transitoria e più persistente. “Alcuni fattori una tantum dovrebbero effettivamente scomparire l’anno prossimo, ma l’inflazione potrebbe rivelarsi più vischiosa di quanto attualmente presuma la tesi di un’impennata transitoria”, argomenta l’esperto di Ing che vede tale dinamica mettere più a dura prova la BCE con la prospettiva di un acceso dibattito nella riunione di dicembre. “Gli sviluppi recenti e futuri dell’inflazione non sono ancora un motivo per discutere di aumenti dei tassi ufficiali, ma sicuramente un motivo per discutere di una (più significativa) riduzione degli acquisti di attività e non solo di una ricalibrazione”, conclude Brzeski.