Con l’assegno unico l’Italia viola le leggi europee. Ecco perché
L’assegno unico finisce nel mirino della Commissione europea. Bruxelles ha inviato una lettera contenente un parere motivato che contesta al governo italiano l’agevolazione introdotta lo scorso anno, perché non rispetta le norme europee sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori.
Per rispondere a questa lettera l’esecutivo guidato dalla premier Giorgia Meloni ha tempo due mesi. Nel frattempo dovrà iniziare a correre ai ripari e prendere le contromisure, in modo da non essere deferito alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo quali sono le motivazioni dietro alla presa di posizione di Bruxelles.
L’assegno unico nel mirino della Commissione europea
Il governo italiano ha appena ricevuto una lettera dalla Commissione europea, che contiene un parere motivato che sostanzialmente va a contestare l’assegno unico e universale per i figli a carico. Ricordiamo che la misura è stata introdotta nel corso del mese di marzo 2022. L’Ue ritiene che l’agevolazione non rispetti le norme sulla libera circolazione dei lavoratori e sul coordinamento della sicurezza sociale.
La missiva risulta essere di particolare importanza, perché costituisce a tutti gli effetti un avanzamento della procedura di infrazione che è stata posta in essere nei confronti dell’Italia. La Commissione europea ritiene che con l’assegno unico venga violato il diritto dell’Ue, perché non tratta i cittadini in modo equo. Per questo motivo è una norma discriminante.
L’assegno unico, in estrema sintesi, permetterà di ricevere un contributo esclusivamente alle persone che risiedono in Italia da almeno due anni. E, soprattutto, solo se vivono all’interno della stessa famiglia dei loro figli. Secondo la Commissione Ue questa è una violazione del diritto, perché i cittadini europei non verrebbero trattati nello stesso modo.
Ma non solo, il regolamento sul coordinamento e la sicurezza sociale vieta, a tutti gli effetti, un qualsiasi divieto di residenza per poter ricevere delle prestazioni simili all’assegno unico.
Il presente parere motivato – si legge all’interno della lettera – fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023 a cui l’Italia ha risposto nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente le sue preoccupazioni e ha deciso di inviare un parere motivato.
A questo punto l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alla missiva e adottare le opportune contromisure. Nel caso in cui non si dovesse muovere, la Commissione Ue può deferire la questione direttamente alla Corte di Giustizia europea.
Assegno unico universale: nei primi 9 mesi del 2023 erogati 13,4 mld
L’Osservatorio dell’Assegno Unico ha reso disponibili i numeri della misura. Nel 2023, almeno fino al mese di settembre, a ricevere almeno una mensilità sono state 6.308.756 famiglie, collegate a 9.847.719 figli. Complessivamente, nell’arco dei primi nove mesi di quest’anno, l’Inps ha speso qualcosa come 13,416 miliardi di euro.
Solo e soltanto nel corso del mese di settembre a ricevere l’assegno unico sono state 5.846.269 famiglie, mentre la spesa complessiva è stata pari a 1,466 miliardi di euro. Sempre riferendosi al mese di settembre, l’Inps ha messo in evidenza che l’importo medio erogato per famiglia è stato pari a 254 euro. Per le famiglie con un figlio, invece, l’importo medio è stato pari a 140 euro (sono oltre 2,9 milioni di famiglie). I nuclei familiari con oltre sei figli (sono 3.543) hanno percepito 1.818 euro.
Le famiglie con due figli sono state 2,17 milioni e hanno percepito mediamente 306 euro. I nuclei con tre figli – sono stati complessivamente 414.621 – ha percepito 606 euro.