Trimestre anti-inflazione: quanto stanno risparmiando gli italiani? I dati di Altroconsumo
Siamo ormai a quasi due mesi dall’avvio del “trimestre anti-inflazione“, la misura voluta dal Governo Meloni per alleggerire il carrello della spesa delle famiglie italiane. Sebbene i dati sull’inflazione stessa siano incoraggianti, in realtà sembra che la misura non stia garantendo lo sperato risparmio nelle tasche degli italiani.
A riferirlo è Altroconsumo, che in una recente indagine ha voluto analizzare il trimestre anti-inflazione sulla spesa quotidiana degli italiani.
Trimestre anti-inflazione, un risparmio molto contenuto
Al centro dell’ultima indagine di Altroconsumo ci sono stati ben 15 punti vendita di 8 catene (super, iper e discount) tra Roma e Milano, e ha riguardato i prezzi di 125 categorie di prodotto, tra le più rappresentative della spesa delle famiglie italiane.
Tutti prodotti che dovrebbero avere un prezzo più contenuto, grazie al trimestre anti-inflazione, la campagna introdotta dal Governo Meloni per il periodo ottobre-dicembre 2023. E quindi generare un maggior risparmio per le famiglie italiane. In effetti un risparmio ci sarebbe stato, ma non all’altezza delle aspettative. Come segnala Altroconsumo,
“[…] il carrello tricolore [altro modo per chiamare la misura, ndr] non si è andato a sommare completamente alle promozioni già esistenti, […] e quindi non ha generato sufficienti occasioni di risparmio in più rispetto rispetto a prima”.
E questo perché il carrello tricolore è diventato un’offerta alternativa alle promozioni, e non un supporto a esse. Guardando al numero di prodotti in promozione, tra maggio/giugno e ottobre, il numero è aumentato dell’11% (da 1.860 a 2.069). E questo nonostante i prodotti contrassegnati dal carrello tricolore fossero ben 666. Lo sconto non è andato quindi a sommarsi totalmente alle altre offerte, ma solo in parte: “[…] su 100 prodotti appartenenti al carrello tricolore, 70 in realtà erano già in promozione“.
Nel complesso, le normali offerte della grande distribuzione sono diminuite di numero di ben il 36% in media (addirittura del 60% per le promozioni “prezzo basso sempre”). E nel 78% casi il prodotto del carrello tricolore non era nemmeno il più economico dello scaffale.
Quali sono i prodotti fuori dal trimestre anti-inflazione
Guardando ai prodotti del carrello tricolore, Altroconsumo ha notato che, sì, ben il 96% di essi sono a marchio commerciale (private label), ma non sempre beni di largo consumo. Come ad esempio l’olio d’oliva: tra i ben 213 presenti negli scaffali di questi 15 punti vendita analizzati. Nessuno di questi aveva il prezzo ribassato, e così anche l’olio di oliva non extravergine e l’acqua minerale, sia naturale che gassata.
Altroconsumo rimarca anche l’assenza di zuppe e minestre pronte, crema mani in barattolo e saponette. E così anche la pasta, nonostante fosse tra i prodotti che più di tutti andavano protetti dall’inflazione: solo il 7% delle penne rigate presenti a scaffale e il 9% degli spaghetti erano sotto carrello tricolore. E così il 6% dello zucchero bianco e solo il 3% della passata di pomodoro.
Di contro però, prodotti come i sacchetti della pattumiera e le uova fresche grandi erano abbastanza disponibili, almeno per un 23% in rapporto a tutti i beni della stessa categoria. Lo stesso vale anche per il pane bianco e integrale a fette (rispettivamente il 19% e il 18% di questi era nel carrello).
Disponibili o meno, erano almeno più economici? Sembrerebbe di no. A fronte di un’adesione disomogenea tra le catene all’iniziativa governativa, non tutti i prodotti hanno potuto vedere il proprio prezzo riabbassato fino a diventare quello più economico. Come riferisce Altroconsumo:
“Mediamente solo il 22% dei prodotti sono i meno cari dello scaffale, questo vuol dire che per il 78% delle volte avremmo trovato un prodotto più economico con cui risparmiare di più che scegliendo il carrello.”
Quanto si è abbassato il prezzo della spesa
Se da una parte Altroconsumo conferma che rispetto a maggio-giugno “[…] i prezzi dei prodotti inseriti nel carrello tricolore si sono abbassati nei super e nei discount del 6% e del 3%“, va detto che i prezzi sullo scaffale sono aumentati, “[…] rispettivamente del 4% e del 5% nei super e negli iper, dell’1% nei discount.”.
In conclusione, è confermato il calo, ma solo per pochissimi prodotti. Addirittura queste poche riduzioni di prezzo non hanno avuto un’influenza su tutto lo scaffale, anche perché lo sconto del carrello “[…] è stato bilanciato dall’aumento degli altri prodotti.“.
Per certi versi il Governo ha provato a fermare gli effetti dell’inflazione, ma sembrerebbe che la stessa GDO abbia indirizzato lo sconto solo su alcuni beni, quasi sempre della marca del distributore. Alla fine le tipologie di prodotti calmierati risultano essere troppo pochi per poter fare una spesa di prima necessità completa. Lo stesso Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo, parla di una scarsa possibilità di risparmio per le famiglie italiane.
“[…] Troppo poco, quindi, per costituire un reale supporto alla spesa degli italiani e certamente non sufficiente per determinare effetti miracolistici di abbattimento dell’inflazione generale.[…] Gli indici ISTAT, pur in calo grazie principalmente agli energetici – prosegue Cavallo – restano ancora alti ad ottobre e le famiglie rischiano di non vedere effetti positivi ancora per settimane.”