Pensione: i desideri degli italiani si scontrano con la realtà. Alcuni numeri
Il pensiero sulla pensione è sempre presente, oggetto di costante discussione e spesso associato a sogni ben definiti. Tuttavia, il pericolo sta nell’eventualità di trovarsi spaesati tra aspettative e realtà.
Lo dimostra un recente sondaggio condotto da Moneyfarm, che rivela una discrepanza tra le aspirazioni dei lavoratori per il periodo della pensione e la probabile realtà che dovranno affrontare, con una consapevolezza di questa disparità.
Il sogno della pensione
La pensione è un tema che interessa tutti, tranne il 6% degli intervistati che ammette di non aver mai riflettuto su quando vorrebbe ritirarsi. Emergono anche progetti ambiziosi per il ritiro dal lavoro: il 41% degli intervistati desidererebbe smettere di lavorare entro i 60 anni, mentre il 25% vorrebbe farlo entro i 65 anni. C’è anche un 15% di persone “esasperate” che vorrebbe smettere di lavorare immediatamente. Allo stesso tempo, il 7% è disposto a lavorare oltre l’età pensionabile, spinto dall’entusiasmo o, forse, dalla necessità. Solo il 5% del campione lascerebbe la decisione all’ordinamento italiano, dichiarando di voler lavorare esattamente fino al raggiungimento del requisito pensionistico.
Desideri altrettanto chiari per quel che riguarda le “cifre” della pensione: al 45% piacerebbe avere tra i 2.000 e i 2.999 euro netti al mese e il 18% si “accontenterebbe” di 3.000-3.999 euro.
La dura realtà: quando gli italiani pensano di andare in pensione
Quando si passa dalla sfera dei sogni alla realtà, emerge un quadro più pragmatico da parte degli italiani. Solo uno su dieci stima di poter andare in pensione prima dei 65 anni, mentre un significativo 35% prevede di uscire dal mondo del lavoro tra i 65 e i 70 anni.
Le continue modifiche normative, spesso legate alle promesse dei partiti politici e ai vincoli finanziari, come evidenziato anche dall’ultima legge di Bilancio, contribuiscono a creare “un clima di disillusione generale o, comunque, di incertezza”. Un terzo degli intervistati (38%) non ha chiarezza su quando sarà in grado di andare in pensione, con un notevole picco del 64% tra gli under 30, la fascia di età più colpita dalla disoccupazione e dal precariato.
Andrea Rocchetti, global head of investment advisory di Moneyfarm, ha sottolineato che “considerata la mutevolezza del quadro normativo e i complessi dibattiti sulla pensione, non sorprende che gli intervistati si dividano tra coloro che si rassegnano e chi è incerto riguardo ai tempi e agli importi effettivi della propria pensione.”
L’importanza di avere una previdenza integrativa
La stessa combinazione di incertezza e disillusione emerge anche quando si discute dell’entità delle pensioni. Tra coloro che dichiarano di conoscere l’importo che percepiranno una volta in pensione, circa la metà (48%) accetta di ricevere un assegno non superiore al 60% del loro stipendio attuale, mentre solo il 7% si aspetta di ricevere l’80% della busta paga. Nel frattempo, il 20% degli intervistati non ha alcuna idea di quanto riceverà alla fine della carriera, e i giovani sembrano più incerti riguardo al loro futuro: il 41% degli under 30 dichiara di non sapere quale sarà l’importo della propria pensione.
Quindi, è quasi unanime il giudizio sulla necessità di aderire a qualche forma di previdenza integrativa, con l’81% che ritiene importante farlo. Solo il 19%, infatti, si sente sufficientemente coperto con la previdenza pubblica o con il fondo pensione già sottoscritto. Gli altri ritengono necessaria una rendita integrativa, e per il 31% questa dovrebbe essere compresa tra i 500 e i 1.000 euro netti al mese. Rocchetti aggiunge: “Purtroppo, solo un quarto degli italiani partecipa attivamente alla previdenza integrativa oggi, e molti potrebbero trovarsi costretti a rivedere il proprio stile di vita una volta in pensione.”