Crescono le disuguaglianze: per Oxfam Italia “il potere è al servizio di pochi”
Le disuguaglianze rappresentano uno dei tratti che sta caratterizzando la società moderna. A livello economico, dall’inizio della pandemia, i cinque uomini più ricchi al mondo sono riusciti a raddoppiare la propria fortuna, con un ritmo pari a 14 milioni di dollari ogni ora. Al contrario, la ricchezza aggregata di quasi cinque miliardi delle persone più povere non registra barlumi di crescita.
Le gravi crisi, che abbiamo affrontato nel corso degli ultimi decenni, hanno ampliato le disparità e le fratture sociali. Arrivando ad inaugurare quello che può essere definito come il “decennio dei grandi divari”, nel quale miliardi di persone vedono crescere le proprie fragilità e sono alle prese col peso del carovita e delle epidemie. È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale di Oxfam Italia, dal titolo “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi”, che è stato pubblicato in occasione del meeting annuale del World Economic Forum che si svolge a Davos dal 15 al 19 gennaio 2024.
Il decennio dei divari e delle disuguaglianze
Secondo il rapporto pubblicato da Oxfam Italia le disuguaglianze rappresentato uno dei tratti che distintivi dell’epoca nella quale viviamo. Molte disparità e una serie di fratture sociali sono state ampliate dalle gravi crisi che abbiamo attraversato. È stato inaugurato, in altre parole, quello che può essere definito come il decennio dei grandi divari, nel quale una moltitudine di persone si ritrova costretta a convivere con le proprie fragilità e a vederle crescere. Ma non solo. Si ritrova nella situazione di dover sopportare il peso di:
- epidemie;
- carovita;
- conflitti;
- eventi meteorologici estremi sempre più frequenti;
- una manciata di super-ricchi che moltiplicano le proprie fortune a ritmi parossistici.
Il rapporto mette in luce, infatti, che al giorno d’oggi, a livello mondiale i miliardari sono diventati più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020. Giusto per avere un’idea di quanto sia cresciuta la loro ricchezza, basti pensare che il loro patrimonio è lievitato tre volte più velocemente del tasso di inflazione.
E ancora, i cinque uomini più ricchi al mondo hanno raddoppiato la propria fortuna, con un ritmo di 14 milioni di dollari ogni ora. Al contrario, la ricchezza aggregata di quasi cinque miliardi delle persone più povere non è cresciuta. Mantenendo questi ritmi, nell’arco di un decennio ci sarà il primo trilionario della storia. Ma ci vorranno qualcosa come 230 anni per riuscire a mettere fine alla povertà.
Senza dubbio il 2023 è destinato ad essere ricordato come l’anno più redditizio per le grandi corporation.
Complessivamente, 148 tra le più grandi aziende al mondo hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari tra giugno 2022 e giugno 2023 con un aumento del 52,5% degli utili rispetto alla media del quadriennio 2018-21 – si legge nel rapporto -. Per ogni 100 dollari di profitti generati da 96 tra i maggiori colossi globali, 82 dollari sono fluiti ai ricchi azionisti sotto forma di dividendi o riacquisti delle azioni proprie. A non essere ricompensato adeguatamente è invece chi con il proprio duro lavoro, spesso precario e poco sicuro, contribuisce a rendere floride quelle stesse imprese.
Il potere d’acquisto dei lavoratori
Basandosi sui dati della World Benchmarking Alliance, l’analisi di Oxfam evidenzia che tra le 1.600 aziende più grandi al mondo, solo lo 0,4% si è impegnata pubblicamente a corrispondere ai lavoratori un salario dignitoso. E soprattutto a cercare di supportare l’introduzione lungo le proprie catene di valore.
Nella fase più acuta della crisi inflattiva, le imprese sono riuscite a tutelare i propri margini di profitto. Al contrario ampi segmenti della forza lavoro ha perso potere d’acquisto. Ed sono diventati i perdenti del conflitto distributivo insito all’interno della crisi del caro-prezzi.
Il monte salari, in termini reali, è calato di 1.500 miliardi di dollari nell’arco dei due anni compresi tra il 2021 ed il 2022. È stato perso uno stipendio mensile – pari a 25 giorni – per ogni lavoratore.
Il comportamento delle grandi imprese
Le grandi imprese utilizzano il proprio potere di mercato per aumentare ulteriormente le disuguaglianze. Secondo quanto emerge dal rapporto, ricompensano la ricchezza e non il lavoro:
Le grandi corporation alimentano le disuguaglianze quando usano il proprio potere per comprimere i costi del lavoro e i diritti dei lavoratori – si legge nel rapporto -. I bassi salari e il ricorso a forme contrattuali non standard fanno sì che, lungi dal ricavare benefici adeguati dalla ricchezza che contribuiscono a creare, molti lavoratori restino intrappolati nella spirale della povertà.
Le disuguaglianze risultano essere alimentate, inoltre, dalla decennale riduzione delle imposte sui redditi delle società. Ma non solo: un ruolo importante, in questo contesto, gioca anche la privatizzazione dei servizi pubblici in tutto il mondo. Questo strumento funziona per i più ricchi che ne traggono ampi benefici economici e per coloro che dispongono di risorse sufficienti per pagare costosi servizi privati, impoverendo invece ed escludendo i più fragili dall’accesso all’assistenza sanitaria e a un’istruzione di qualità.
Una situazione che si ripercuote anche sull’ambiente.
Il potere economico sta contribuendo alla crisi climatica che a sua volta sta causando grandi sofferenze e esacerbando le disuguaglianze – si legge nel rapporto -. La ricerca di profitti a breve termine da parte delle multinazionali ha portato il mondo sull’orlo del collasso climatico, mentre i combustibili fossili favoriscono la crescita delle fortune per molti tra i super-facoltosi. Se i ricchi e i paesi ricchi sono in molti modi responsabili della crisi climatica, sono però le persone nei paesi a basso reddito e coloro che vivono in povertà, ovunque nel mondo, a essere colpite più duramente.