I tassi sui mutui rallentano. Ma quale impatto ci sarà sulle rate?
A dicembre, finalmente, arriva la tanto attesa inversione di tendenza sui tassi d’interesse dei mutui.
La notizia è positiva, perché a novembre c’era stato attestato un ulteriore aumento, ma nel corso dell’ultimo mese del 2023 il tasso sui mutui erogati nel nostro paese alle famiglie è sceso al 4,42% dal precedente 4,50%.
A riportare questi dati l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, nel suo rapporto mensile.
Questo è il primo calo registrato dopo 24 mesi di continui rialzi. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le novità più importanti.
Mutui, i tassi cambiano rotta
Secondo l’Ultimo rapporto mensile dell’Abi a dicembre 2023 si è sostanzialmente fermato l’incremento dei tassi d’interesse dei mutui, che dopo l’aumento registrato nel corso del mese di novembre, si è attestato su un 4,42% dal 4,50% del mese precedente.
Discorso diverso, invece, per il tasso sulle nuove operazioni delle imprese, che sempre a dicembre ha registrato un aumento rispetto al mese di novembre: 5,69% contro il 5,59%. Il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,76%, stesso valore di novembre.
Questo significa, in altre parole, che le famiglie possono trovare un sollievo già dal mese di gennaio?
La risposta è un secco no. In alcuni casi la rata potrebbe essere addirittura aumentata. Ma perché può avvenire tutto questo?
Il motivo è molto semplice, anche se non può piacere a chi si ritrova a dover pagare di più. Il tasso dei mutui si compone da due differenti elementi:
- gli indici Euribor;
- lo spread deciso direttamente dalla banca.
Nel determinare la rata mensile del mutuo solo e soltanto gli Euribor possono cambiare.
Un tecnicismo determina situazioni diverse tra le famiglie clienti di differenti istituti: alcune banche prendono come riferimento l’indice a fine mese, altre si basano su una media mensile, altre ancora considerano quello di metà mese.
Questi diversi comportamenti degli istituti determinano allineamenti diversi con l’Euribor, non permettendo ad alcune famiglie di beneficiare immediatamente del rallentamento dei tassi.
Tassi di interesse sulla raccolta
Il rapporto mensile dell’Abi analizza anche i tassi di interesse sulla raccolta, che nel corso del mese di dicembre 2023 è salito al 3,91%. Nel corso del mese precedente, in Italia risultava essere superiore rispetto a quello medio dell’area dell’euro:
- Italia: 3,82%;
- area dell’euro: 3,56%.
Percentuali in crescita rispetto al mese di giugno 2022 – ultimo mese prima dell’inizio dei rialzi dei tassi decisi dalla Bce – quando erano allo 0,29%. L’incremento è stato pari a 362 punti base. Per quanto riguarda le nuove emissioni obbligazionarie bancarie a tasso fisso, a dicembre è stato pari al 3,15% con un incremento di 184 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%.
Riflettori puntati sulle rate dei mutui
Nel corso del 2024 le rate dei mutui dovranno essere monitorate continuamente. Stando ad un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, ci sarebbero almeno 200 mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile che non sono state in grado di rimborsare una o più rate nel corso degli ultimi dodici mesi.
A pesare sulle finanze delle famiglie sono gli aumenti che hanno colpito i mutui variabili, che da gennaio 2022 fino a dicembre 2023 sono cresciuti fino ad un 65%, con un aggravio complessivo pari a 3.100 euro.
Il calo domanda dei prestiti, secondo il rapporto dell’Abi, sarebbe, comunque, coerente con il rallentamento della crescita economica. Nel corso del mese di dicembre 2023, i prestiti a imprese e famiglie risultano essere scesi del 2,2% rispetto a un anno prima. A novembre 2023, invece, era stato registrato un calo del 3,0%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 4,8% e quelli alle famiglie dell’1,2%.