Pagamenti in contanti, limite fissato a 10.000 euro: le nuove regole dell’UE
Il Parlamento europeo e i governi dei 27 Stati membri hanno recentemente approvato una riforma significativa delle regole antiriciclaggio. Tra le principali modifiche, spicca l’abolizione dell’anonimato per chi effettua pagamenti in contanti superiori a 3.000 euro. Inoltre, sono stati introdotti controlli obbligatori sulle transazioni che coinvolgono le criptovalute e superano i 1.000 euro.
Un’altra novità di rilievo è l’inclusione dei club e degli agenti di calcio nella lista degli “enti obbligati”. Ciò implica che tali soggetti economici avranno il dovere di verificare l’identità e le transazioni dei propri clienti. In caso di sospetto di riciclaggio, sono tenuti a segnalare immediatamente tali casi alle autorità competenti.
Le nuove regole per i pagamenti in contanti
L’accordo raggiunto a Bruxelles, come spiegato dal Consiglio dei Paesi membri in una nota, rappresenta una significativa armonizzazione delle norme nell’Unione Europea, colmando potenziali vie di fuga sfruttate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario.
La riforma introduce innanzitutto un limite massimo di 10.000 euro per i pagamenti in contanti in tutto il blocco. Una modifica che in Italia avrà un impatto quasi nullo, dato che qui il limite attuale è di 5.000 euro, al contrario di altri Stati membri dell’UE che prevedono limiti più elevati o addirittura nessun, come in Germania, Svezia, Austria e Olanda.
Cosa sono gli “enti obbligati” e chi verrà segnalato
Un’altra innovazione di rilievo è l’obbligo di identificare le persone coinvolte in transazioni occasionali in contanti superiori a 3.000 euro. In questo contesto, gli “enti obbligati” come istituti finanziari, banche, agenzie immobiliari, servizi di gestione patrimoniale, casinò e commercianti sono tenuti a “identificare e verificare” in modo obbligatorio l’identità della persona che effettua il pagamento in contanti. Tutte misure che mirano ad aumentare ulteriormente la trasparenza e la sicurezza, riducendo le opportunità per attività illecite all’interno del sistema finanziario europeo.
Le nuove disposizioni estendono l’elenco degli “enti obbligati” a settori quali i commercianti di beni di lusso, tra cui gioiellieri, orologiai, orafi, rivenditori di auto di lusso, aerei e yacht, nonché venditori di beni culturali come opere d’arte.
Per quanto riguarda la segnalazione dei beni di lusso, il Parlamento europeo aveva proposto l’istituzione di un registro dei titolari effettivi di tali beni. Tuttavia, questa proposta è stata scartata a causa della complessità nell’implementare un sistema del genere. In alternativa, si prevede la segnalazione degli aeromobili non commerciali e delle imbarcazioni non commerciali al momento dell’acquisto, purché superino il valore di 7,5 milioni di euro. Per le automobili di lusso, questo valore scende a 250.000 euro.
Le disposizioni della direttiva stabiliscono che i registri dei titolari effettivi, considerando che quello italiano non è ancora operativo, dovranno essere istituiti in formato digitale e leggibili in modo meccanico. Per quanto riguarda i costi di accesso alle informazioni nel registro, gli Stati membri sono tenuti a limitarli “allo stretto necessario”. Questa restrizione è finalizzata a gestire in modo efficiente e sostenibile l’accesso alle informazioni nel registro dei titolari effettivi dei beni di lusso.
Tra gli enti obbligatori vengono inseriti anche club e agenti di calcio professionistici. Tuttavia, è prevista un’eccezione: gli Stati che ritengono il settore calcistico nazionale a basso rischio possono escludere società e procuratori da questa lista.
Nuove regole anche per il settore delle criptovalute
Il testo, inoltre, amplia l’elenco dei soggetti obbligati introducendo nuovi organismi e estende le regole alla maggior parte del settore delle criptovalute. Questo comporta l’obbligo per tutti i fornitori di servizi crypto-asset di condurre due diligence approfondite sui propri clienti.
Le attuali normative in materia saranno estese in modo tale che i fornitori di servizi di criptovalute debbano effettuare controlli sui clienti che conducono transazioni per un valore pari o superiore a 1.000 euro (1.090,00 dollari) e segnalare qualsiasi attività sospetta. Saranno chiamate a sorvegliare anche le società transfrontaliere operanti nel settore delle criptovalute.