Conti correnti, impennata dei costi di gestione. UNC: “rialzo spropositato”
Nel corso del 2022, i conti correnti non sono stati risparmiati dall’inevitabile impatto dell’inflazione, che ha determinato consistenti aumenti. L’anno in questione è stato caratterizzato da una corsa dei prezzi senza precedenti, rendendolo il peggiore in termini di inflazione. L’indagine condotta dalla Banca d’Italia nel corso del 2023 sulla spesa relativa ai conti correnti delle famiglie rivela un significativo incremento, portando la spesa media per la gestione di un conto corrente bancario di tipo “tradizionale” a 104 euro.
Cifre in aumento rispetto all’anno precedente, quando il costo era di 94,7 euro. L’incremento è attribuibile alla crescita sia delle spese fisse che di quelle variabili, evidenziando l’impatto generalizzato dell’aumento dei prezzi su entrambe le componenti della gestione del conto corrente, accessibile sia attraverso lo sportello sia tramite modalità di home banking.
Conti online e quelli tradizionali nel 2022: il confronto
La gestione di un conto corrente bancario online, rivolto a coloro che preferiscono svolgere operazioni principalmente attraverso internet, si è rivelata notevolmente più conveniente. Nel corso del 2022, la spesa per la gestione di tali conti è stata di soli 33,7 euro, registrando un leggero aumento di appena 0,7 euro rispetto all’anno precedente.
Il divario di spesa tra i conti correnti online e quelli tradizionali è ora di 70,2 euro (rispetto ai 61,8 euro della precedente rilevazione) e è principalmente attribuibile alla crescita dei costi di gestione associati ai conti tradizionali. L’indagine evidenzia che l’aumento più significativo nei costi di gestione è dovuto alle spese fisse, con particolare riferimento ai canoni. Al contrario, le spese variabili sono aumentate a causa della maggiore attività da parte della clientela e dell’incremento dei costi operativi.
Le spese fisse per la gestione di un conto corrente ammontano a 72,8 euro, rappresentando il 70% del totale delle spese. Nel corso del 2022, queste spese sono aumentate di 5,9 euro (rispetto a 2,8 nel 2021 e 4,3 nel 2020), principalmente a causa dell’aumento dei canoni di base e, in secondo luogo, delle spese legate alla gestione ed emissione delle carte di pagamento (debito, credito e prepagate). L’incremento nei canoni di base è dovuto principalmente all’aumento dell’importo del canone, mentre la percentuale di clienti soggetti al pagamento è rimasta sostanzialmente invariata. Anche per le carte di debito e di credito, la variazione è correlata all’incremento dell’importo dei rispettivi canoni.
Le spese variabili, che costituiscono il restante 30%, ammontano a 31 euro e sono aumentate di 3,4 euro rispetto all’anno precedente. Questo aumento è principalmente attribuibile all’aumento del numero di operazioni, mentre le commissioni sono rimaste sostanzialmente invariate.
Settimo aumento della gestione dei conti correnti
Nel 2022, l’aumento delle spese per la gestione dei conti correnti è stato il settimo consecutivo. Nel periodo compreso tra il 2011 e il 2022, le variazioni delle spese fisse hanno svolto un ruolo predominante nella dinamica complessiva delle spese di gestione, sia durante le fasi di espansione che in quelle di contrazione della spesa. In particolare, analizzando la fase di espansione iniziata nel 2016 e ancora in corso, la somma degli incrementi di spesa ammonta a 27,5 euro, di cui 21,1 euro sono attribuibili alle spese fisse.
La spesa di gestione presenta notevoli differenze tra i diversi raggruppamenti di clientela, risultando inferiore per i clienti con un profilo di operatività semplificato (come giovani, famiglie e pensionati a bassa operatività) e più elevata per i profili di consumo più sofisticati. L’incidenza maggiore è data principalmente dalla composizione diversificata del paniere di servizi bancari utilizzati, piuttosto che dalle differenze nei profili tariffari tra i vari raggruppamenti di clienti. I divari di spesa si attenuano notevolmente quando si tiene conto della composizione dei servizi utilizzati.
Il 78,7% dei clienti, che non ha registrato scoperti di conto o sconfinamenti nel corso del 2022, ha mantenuto una giacenza media di 7.665 euro, registrando un aumento di 93 euro rispetto all’anno precedente. Il tasso di remunerazione relativo è stato dello 0,2%, rispetto allo 0,3% del 2021.
I conti corrente online e tradizionali più convenienti
La ricerca di Bankitalia conferma quello che aveva analizzato anche Altroconsumo per L’Economia del Corriere della Sera. In una loro analisi, nel mese di dicembre su dieci istituti bancari, il costo medio annuo è salito a 10,80 euro rispetto ai 9,190 euro registrati a gennaio dello scorso anno.
Secondo l’indagine condotta da Altroconsumo, la graduatoria dei conti online migliori è dominata dalle banche che offrono tassi attivi competitivi. In testa alla classifica si colloca Banca Sistema con l’1,5% lordo (equivalente al 1,11% netto), seguita da Banca Progetto con lo 0,25% (0,19%), Banca Ifis con lo 0,20% (0,15%) e Ibl Banca con lo 0,10% (0,07%). In particolare, Banca Sistema si distingue con il conto “SI conto! Corrente”, permettendo ai risparmiatori di accumulare un guadagno annuo di 44,40 euro, considerando una ritenuta fiscale del 26%, anziché affrontare spese. Nel caso di Banca Progetto (Conto Key), il guadagno annuale si attesta a 7,40 euro, mentre con Banca Ifis (Rendimax) è di 5,92 euro.
Tra le banche tradizionali con almeno una filiale a Milano, emerge che Ibl Banca (Controcorrente-Semplice) rappresenta la scelta più vantaggiosa per i clienti, offrendo un guadagno annuo di 2,96 euro. Al contrario, in alcuni casi, si osserva un costo per il cliente: 18 euro presso Banca Sella (Conto Start), 23,99 euro in Unicredit (Genius Green) e 24 euro con Widiba-Mps (Conto Start).
Massimiliano Dona (presidente Unione Nazionale Consumatori): “Un rialzo spropositato”
Il rialzo evidenziato nel 2022 è definito “spropositato” da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Si tratta di un aumento ingiustificato di 9 euro e 30 centesimi, corrispondente a un incremento del 9,8%. Questo aumento è significativamente superiore al tasso medio di inflazione, che nel 2022 si è attestato all’8,1%, secondo quanto dichiarato da Dona.
“Quello che più è inaccettabile, in particolare, è l’aumento delle spese fisse cresciute di ben 5,9 euro nel 2022 e che erano già salite di 2,8 euro nel 2021 e 4,3 euro nel 2020, costi che gravano indiscriminatamente anche su chi ha una bassa operatività e fa un basso numero di operazioni” conclude Dona.