Avvisi bonari dall’Agenzia delle Entrate: cosa fare se ne arriva uno
In questi giorni l’Agenzia delle Entrate sta inviando migliaia di avvisi bonari ai contribuenti potenzialmente inadempienti. Gli avvisi riguardano l’anno d’imposta 2020, che mettono in luce possibili irregolarità riguardanti redditi da lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo e persino redditi derivanti da locazioni non dichiarate.
Le comunicazioni in questione vengono recapitate ai contribuenti per segnalare discrepanze nelle loro dichiarazioni fiscali, come ad esempio l’omissione di redditi percepiti. Queste comunicazioni invitano le persone a regolarizzare autonomamente la propria situazione presentando una dichiarazione integrativa e pagando eventuali imposte aggiuntive, con sanzioni ridotte.
È importante distinguere gli avvisi bonari dalle cartelle esattoriali, poiché rappresentano una fase preliminare, offrendo al destinatario l’opportunità di verificare e, se necessario, correggere la propria situazione fiscale prima che possano sopraggiungere delle sanzioni più severe. Quando arrivano lettere di questo tipo, ci sono vari strumenti che i contribuenti possono utilizzare per risolvere le problematiche con l’Agenzia delle Entrate.
Cosa fare se arriva un avviso e come chiedere assistenza
Come afferma sul suo sito, l’Agenzia delle Entrate calcola le imposte risultanti dalle dichiarazioni fiscali tramite procedure automatizzate e determina l’imposta dovuta sui redditi a tassazione separata, un processo noto come “liquidazione“. Il contribuente viene informato del risultato attraverso apposite comunicazioni.
L’esito della liquidazione viene recapitato al contribuente per posta o tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Nel caso di liquidazione automatizzata delle imposte risultanti dalle dichiarazioni, l’esito può essere comunicato anche telematicamente all’intermediario che ha trasmesso la dichiarazione, se il contribuente e l’intermediario lo hanno richiesto durante la compilazione della dichiarazione.
Alla ricezione di un avviso bonario, il primo passo raccomandato è eseguire una verifica attenta delle informazioni fornite, confrontandole con la documentazione fiscale personale. È fondamentale rispondere entro i termini stabiliti nell’avviso, solitamente entro 30 giorni dalla ricezione, presentando all’Agenzia delle Entrate le prove della correttezza dei versamenti effettuati o, se necessario, procedendo alla regolarizzazione delle somme dovute.
Nel caso in cui si ritenga che l’avviso sia inesatto, il contribuente dispone di diverse opzioni per contestarlo:
- Assistenza telefonica: è possibile contattare il call center dell’Agenzia delle Entrate per ottenere chiarimenti e fornire eventuali spiegazioni.
- Presentazione di un’istanza di autotutela cartacea: il contribuente può compilare e presentare un documento ufficiale presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, esponendo le proprie ragioni e le contestazioni relative all’avviso ricevuto.
- Utilizzo dei canali telematici CIVIS: attraverso l’accesso con le proprie credenziali al sistema online per la gestione fiscale, il contribuente può contestare l’avviso e presentare eventuali documenti di supporto in modo rapido ed efficiente. La disponibilità del servizio CIVIS è garantita dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 22, e il sabato, dalle 7 alle 14 (festività escluse)
Come pagare e cosa succede se l’avviso è errato
Certamente, se durante l’analisi dell’avviso bonario emergono effettivi errori o mancati pagamenti, il contribuente ha la possibilità di procedere al saldo dell’importo dovuto. Talvolta può anche beneficiare di alcune condizioni “eccezionali”, come la riduzione delle sanzioni o la possibilità di rateizzare il pagamento. Questa è l’opzione più semplice per risolvere la questione, evitando l’escalation del contenzioso fiscale. Per agevolare i contribuenti nel calcolare gli importi di rate e relativi interessi, l’Agenzia delle Entrate ha predisposto un’applicazione che consente anche la stampa dei modelli F24 per il pagamento.
Nel caso in cui il contribuente ritenga ingiustificato l’avviso ricevuto, può presentare un’istanza di autotutela, chiedendo la revisione e, eventualmente, l’annullamento dell’avviso. Questa procedura richiede la presentazione di documentazione adeguata a supporto delle proprie ragioni ed è essenziale per contestare errori o valutazioni errate da parte dell’ente fiscale.
Se le vie amministrative non portano alla risoluzione del disaccordo, il contribuente può avvalersi del ricorso tributario. Questa opzione, che coinvolge l’assistenza di professionisti del settore legale o tributario, consente di portare la questione davanti agli organi di giustizia tributaria, cercando una soluzione legale al contenzioso.