Buoni pasto: chi ne ha diritto? La guida completa
I buoni pasto sono dei voucher che permettono di pagare i pasti consumati durante la pausa pranzo dei lavoratori presso attività convenzionate, bar, ristoranti, supermercati. Sono uni dei benefit più diffusi nel mondo del lavoro e si caratterizzano per essere un’ottima soluzione quando non c’è la mensa aziendale.
I lavoratori possono ottenere buoni elettronici o cartacei esenti da contribuzione fiscale e previdenziale entro un valore di 8€ nel primo caso e di 4€ nel secondo. I buoni, che non contribuiscono a formare il reddito e quindi non sono tassati, possono essere utilizzati in supermarket, ristoranti, bar e negozi di alimentari ed è possibile cumularne fino a 8 per volta.
La normativa di riferimento è il Decreto legislativo n. 50 del 2016. Recentemente, nell’ambito dell’esame del disegno di legge “Semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale”, è stata proposta in audizione nella commissione Affari sociali, Sanità e Lavoro del Senato, l’ipotesi di aumentare il valore dei buoni pasto esentasse da 8 a 10 euro. Ad oggi però la misura non è ancora entrata in vigore.
Quali sono i requisiti per avere i buoni pasto?
Il buono pasto può essere cartaceo o digitale, ossia in quest’ultimo caso si tratta di una sorta di buono virtuale caricato su una tessera elettronica o direttamente su un’app dedicata.
Possono avere i buoni pasto i lavoratori con contratto di subordinazione full time o part time e questo anche se l’orario giornaliero non prevede una pausa pranzo e anche chi ha un rapporto di collaborazione continuativa con l’azienda come lavoratori a progetto.
Il datore di lavoro può decidere di attribuire i buoni pasto a tutti o a categorie omogenee di dipendenti, sia che lavorino full time, part-time, a tempo indeterminato o determinato, fino anche a coloro che lavoro su turni.
Chi ha diritto ai buoni pasto?
A poter usufruire di questo benefit sono in primis i lavoratori titolari di un rapporto di lavoro subordinato, sia a tempo indeterminato o determinato, sia full time, che part time. Ma i buoni pasto possono essere erogati anche a coloro i quali hanno instaurato un rapporto di collaborazione, non necessariamente subordinato, con il soggetto che corrisponde i buoni pasto.
Vediamo nel dettaglio quali sono le categorie di soggetti che hanno diritto ai buoni pasto.
- Stagisti e tirocinanti: tali categorie di lavoratori possono essere destinatari dei buoni pasto. Molte aziende, infatti, quando promuovono le loro offerte di lavoro rivolte ai giovani tendono a comunicare che, oltre al rimborso spese, sono previsti anche i buoni pasto. E’ una facoltà del datore di lavoro decidere volontariamente di erogare buoni pasto anche agli stagisti.
- Apprendisti: l’apprendistato è una tipologia di contratto sempre rivolta a chi è più giovane, ossia agli under 30, paragonabile ai contratti a tempo determinato. Perciò gli apprendisti possono beneficiare dei buoni pasto esattamente come gli altri lavoratori.
- Lavoratori part-time: tali categorie di dipendenti hanno diritto ai buoni pasto.
- Dipendenti pubblici: a usufruire dei buoni pasto possono essere quei dipendenti pubblici che svolgono la loro attività lavorativa al mattino e proseguono nelle ore pomeridiane oppure che iniziano il lavoro il pomeriggio e proseguono nelle ore serali o ancora che iniziano nelle ore serali e proseguono la notte con una pausa non inferiore a 30 minuti. Il valore del buono pasto da attribuire al personale delle amministrazioni pubbliche è, di regola, pari alla somma di 7 euro.
- Dipendenti pubblici in modalità agile e da remoto: è l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ad aver sostenuto che i dipendenti pubblici che lavorano secondo un regime di lavoro agile non possono ricevere i buoni pasto. Invece i buoni pasto sono riconoscibili al lavoratore solamente nel caso svolga la prestazione da remoto.
- Lavoratori privati in smart working: con la risposta all’istanza di interpello n. 123/2021, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che il buono pasto può essere corrisposto dal datore di lavoro a tutti i dipendenti, indipendentemente dalle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Questo sia che il lavoro avvenga in presenza o in smart working.
Quando l’azienda può negare i buoni pasto?
Secondo la normativa, non ha diritto al servizio sostitutivo di mensa mediante buono pasto, il lavoratore che è in aspettativa o che prende un permesso che dura tutta la giornata.
L’esclusione è valida anche nel caso della legge 104 e il buono pasto non è previsto per le giornate di sciopero.
I vantaggi per le aziende
I buoni acquisto sono considerati un fringe benefit e garantiscono importanti vantaggi fiscali ad aziende, liberi professionisti e lavoratori.
Dal lato delle aziende, l’esenzione fiscale è totale , ai sensi dell’art. 95 del DPR n. 917/86, in quanto rappresentano spese connesse al lavoro dipendente. Inoltre il datore di lavoro può dedurre il costo al 100% e recuperare tutta l’IVA, che è agevolata al 4%.