Turismo, le città più affollate nei prossimi anni. E i giovani sono più interessati ai viaggi all’estero
Recenti indagini hanno rivelato che il turismo è tornato ai livelli pre-Covid, anzi addirittura superandoli: come in Italia, dato che, secondo i dati del ministero del Turismo, il 2023 è stato l’anno record per le presenze nel nostro Paese, con oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi.
Ma il ritorno del turismo di massa ha portato di nuovo il problema dell’overtourism, ovvero la concentrazione di viaggiatori in alcune destinazioni specifiche. Attualmente, l’80% dei turisti si dirige verso solo il 10% delle mete turistiche globali.
Che città che vedranno aumentare i turisti nei prossimi anni
Dati che vengono fuori da un della McKinsey & Company, che analizza lo stato di salute del turismo nel mondo stilando anche una classifica delle mete urbane più affollate, basata sul numero di notti trascorse nel 2023 da visitatori domestici e stranieri per chilometro quadrato.
Secondo una proiezione dello studio, nel 2030 la città che vedrà aumentare di più i turisti sarà Marrakesh con un aumento dell’86%, seguita da Amsterdam con 72% e Dubrovnik con il 70%. Anche l’Italia è presente nella classifica ma alle ultime posizioni, segno che il turismo in queste città aumenterà ma non troppo: Roma vedrà una crescita del 29%, mentre per Venezia sarà del 26%.
- Marrakech: 86%
- Amsterdam: 72%
- Dubrovnik: 70%
- Kuala Lumpur: 67%
- Bangkok: 61%
- Stoccolma: 61%
- Praga: 60%
- Ho Chi Minh: 50%
- Macao: 45%
- Chongqing: 42%
- Parigi: 40%
- Roma: 29%
- Shanghai: 28%
- Venezia: 26%
- New York: 22%
Il rapporto spiega perchè queste città sono a rischio overtourism, prendendo in esame sei categorie: la dipendenza dell’economia locale dal turismo, la minaccia per la cultura e il patrimonio, impatto ambientale, densità dei viaggiatori, impatto che il turismo ha sulla vita dei residenti e il sovraffollamento delle infrastrutture.
Venezia e Roma, ad esempio, raggiungono il massimo per quanto riguarda la densità dei viaggiatori e l’impatto sulla vita dei residenti, mentre Dubrovnik prende il punteggio più alto in quattro categorie su sei, nonostante abbia iniziato ad adottare misure significative per combattere il sovraffollamento. Date le ridotte dimensioni di Amsterdam, per la città olandese il problema sono l’estrema concentrazione di visitatori,che esercita una pressione significativa sulle infrastrutture locali, influenzando le esperienze quotidiane sia dei turisti che dei residenti.
Come cambia il turismo: differenze tra Millennials e Baby Boomer
Ma chi viaggia di più? Secondo il report, Millennials e Gen Z sono quelli che hanno fatto più viaggi. Nel 2023, le persone dai 18 ai 41 anni hanno fatto in media quasi cinque viaggi all’anno, contro meno di quattro per la Generazione X e i Baby Boomer. Sempre i Millennial e la Generazione Z affermano di dedicare, in media, il 29% dei loro redditi ai viaggi, rispetto al 26% della Generazione Z e al 25% dei Baby Boomer.
E sempre i viaggiatori più giovani sono quelli più particolarmente entusiasti a fare una vacanza all’estero. “Le persone della Gen Z affermano che la considerazione numero uno quando scelgono una destinazione è il desiderio di visitare un posto nuovo. Per gli appartenenti alla Generazione X, visitare un nuovo posto è al numero otto, dietro a fattori come il costo, la facilità di spostarsi e la qualità dell’alloggio“, afferma il report.
C’è quindi un netto cambio di mentalità tra i più giovani e più vecchi, con i primi che desiderano di più andare fuori i confini nazionali e i secondi che invece per comodità preferiscono restare a fare viaggi più semplici. “I software di traduzione stanno abbassando le barriere linguistiche, la connettività mobile all’estero sta diventando più economica e senza problemi e le recenti iniziative in materia di visti in varie regioni hanno reso più facile superare gli ostacoli legati ai passaporti”, spiega il report.
Resta da vedere se questo cambiamento di mentalità durerà man mano che le generazioni più giovani invecchiano. Ma i primi dati raccolti dai millennial suggeriscono che “hanno mantenuto il loro interesse per i viaggi internazionali anche quando hanno iniziato a invecchiare e a mettere su famiglia”.