Fondi pensione, 9,6 milioni di iscritti nel 2023: aumentano i giovani, meno del 40% sono donne
Il numero degli aderenti ai fondi pensione Covip ha raggiunto i 9,6 milioni, con un lieve aumento di partecipazione tra i giovani. Nel corso del 2023, i fondi pensione hanno contribuito con 36,6 miliardi di euro all’economia italiana, con più della metà di questi investimenti che sono stati destinati a obbligazioni governative, tra cui il 14,1% rappresentato da titoli del debito pubblico italiano, oltre ad altri titoli di debito. Questi dati emergono dalla relazione annuale del 2024 della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, presentata al Parlamento dalla presidente facente funzioni Francesca Balzani.
Lo afferma il rapporto della Commissione di vigilanza del 2023, con le risorse accumulate nei fondi pensione complementari che ammontano a 224,4 miliardi di euro, registrando un aumento del 9,1% rispetto al 2022, principalmente grazie alla positiva performance dei mercati finanziari.
Quali sono gli iscritti e dove sono più alti i contributi
Alla fine del 2023, i fondi pensione in Italia sono 302: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici e 161 fondi pensione preesistenti. Gli iscritti ai fondi aperti sono 1,9 milioni, con un aumento del 5,9%, mentre quelli ai piani individuali pensionistici ammontano a 3,9 milioni, con una crescita dell’1,7%. Gli iscritti ai fondi preesistenti sono 656mila.
Per quanto riguarda la composizione sociodemografica degli iscritti, gli uomini rappresentano il 61,7% del totale degli aderenti alla previdenza complementare, con una percentuale del 72,7% nei fondi negoziali, confermando il divario di genere. Nelle forme di mercato, le donne costituiscono il 42,6% degli iscritti ai fondi aperti e il 46,6% ai piani individuali.
A farla da padrone tra gli iscritti ci sono ancora quelli nelle fasce intermedie e prossime al pensionamento: il 47,8% ha un’età compresa tra 35 e 54 anni, mentre il 32,9% ha almeno 55 anni. Ma la nota positiva è che cresce la quota dei giovani fino a 34 anni, seppure siano ancora in minoranza: la percentuale è salita dal 17,6% nel 2019 al 19,3% nel 2023.
La relazione annuale della Covip evidenzia differenze territoriali, generazionali e di genere nel settore delle pensioni complementari. Nelle regioni del Nord, le più ricche del Paese, le contribuzioni medie sono più elevate, arrivando fino a 3.500 euro, il doppio rispetto a molte regioni del Mezzogiorno. Inoltre, la maggior parte degli iscritti ai fondi pensione (57,1%) risiede nelle regioni settentrionali.
Ma c’è un problema di divario di genere: meno del 40% sono donne
Un aspetto critico rimane il persistente divario di genere, con solo il 38,3% degli iscritti rappresentato da donne. Allo stesso tempo i contributi annuali versati dalle donne sono inferiori del 16% circa rispetto a quelli degli uomini, e il divario tende ad allargarsi al crescere dell’età.
“I giovani tra 25 e 34 anni hanno una contribuzione pro capite inferiore del 38% rispetto a quella delle fasce di età centrali (35-54 anni) – ha affermato nel report la presidente Francesca Balzani -. Donne, giovani, lavoratrici e lavoratori delle aree meridionali continuano a essere meno presenti nel sistema della previdenza complementare; anche perché più fragili nelle loro condizioni di occupazione. Vanno inoltre viste con favore misure volte a rafforzare il processo di accumulazione delle risorse. Il passaggio del sistema di tassazione dei rendimenti conseguiti dai fondi pensione dal risultato maturato al risultato realizzato, quale previsto dalla delega per la riforma fiscale, in corso di attuazione, andrebbe nella giusta direzione”.
Accumulate risorse pari a 224,4 miliardi
Aumentano le risorse accumulate dai fondi pensione, che nel 2023 hanno visto un incremento del 9,1% arrivando così a a 224,4 miliardi di euro; tutto questo grazie principalmente alla dinamica positiva dei mercati finanziari, come scrive la Covip nel report: “Nel 2023 la dinamica positiva dei mercati finanziari si è riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subìte nell’anno precedente”
Queste risorse rappresentano il 10,8% del Pil italiano e il 4% delle attività finanziarie delle famiglie. I fondi negoziali detengono il 30,2% del totale delle risorse, i fondi aperti il 14,5% e i Pip il 25,3%. Il peso dei fondi preesistenti, che ammonta al restante 30% del totale, per la prima volta quest’anno non risulta prevalente rispetto a quello dei fondi negoziali.
Il contributo medio è stato di 2.810 euro, con lievi variazioni in base alla condizione occupazionale. La contribuzione pro capite è stata più alta per i lavoratori dipendenti (2.900 euro), che beneficiano anche dei flussi di Tfr, rispetto ai lavoratori autonomi (2.720 euro).