Pensioni, crollano le richieste per lasciare prima il lavoro: in 6 mesi 99.707 pensioni anticipate (-14,15%)
Le pensioni anticipate continuano a rallentare. Secondo i nuovi dati dell’osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps, l’istituto ha erogato 99.707 pensioni anticipate con un importo medio di 2.054 euro, segnando un calo del 14,15% rispetto alle 116.143 dello stesso periodo dell’anno precedente, quando a fine dicembre erano stati raggiunti i 228.570 assegni.
Tra gennaio e giugno l’Inps ha erogato complessivamente 376.919 nuovi trattamenti pensionistici, con un importo medio di 1.197 euro mensili. Gli importi vanno dagli 820 euro medi al mese per le invalidità, 892 euro medi per la vecchiaia e 2.054 euro per le anticipate.
I dati dell’osservatorio Inps
Il rapporto dell’Inps sottolinea anche che l’uscita tramite Opzione donna, in seguito alle ulteriori restrizioni introdotte con l’ultima manovra, è sempre meno utilizzata: nei primi sei mesi del 2024, le domande accettate sono state appena 2.107, rispetto alle 11.576 dell’intero 2023. La maggior parte di questi trattamenti (886) ha un importo inferiore ai mille euro mensili. Il divario pensionistico di genere resta significativo: nel primo semestre del 2024, le donne hanno ricevuto pensioni con un importo medio di 992 euro, il 30,58% in meno rispetto a quello degli uomini (1.429 euro).
Ma non sono le pensioni per le donne che calano: la diminuzione più significativa ha riguardato le pensioni dei commercianti, scese a 35.942 con un calo del 23,88%, e quelle dei coltivatori diretti, ridotte a 15.897 con un calo del 21,6%. Per i lavoratori dipendenti del settore privato, la flessione è stata del 12,47%, portando il totale a 167.770. Anche i dipendenti pubblici hanno registrato un calo del 16,4%, con 44.817 pensioni erogate. In controtendenza, sono aumentati solo gli assegni sociali, una prestazione assistenziale destinata a persone di 67 anni in condizioni economiche disagiate, che sono saliti a 49.781 rispetto ai 47.777 del primo semestre del 2023.
Il calo delle pensioni anticipate potrebbe essere attribuito anche alle nuove tempistiche per la pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi). Nel 2024, le finestre di accesso sono state estese da 3 a 7 mesi per i lavoratori privati e da 6 a 9 mesi per i dipendenti pubblici, con le prime decorrenze a partire da agosto.
La fotografia del 2023
Che le pensioni anticipate non attiravano più di tanto gli italiani era già cosa nota: quando a maggio l’Inps aveva comunicato i dati del 2023 la strada dell’abbandono anticipato dal lavoro erano stata percorsa da poco più di 36mila lavoratori.
Nel dettaglio, l’Inps aveva annunciato che nel 2023 erano state erogate complessivamente 832.900 pensioni, con un importo medio mensile alla decorrenza di 1.201 euro. In dettaglio, i trattamenti di vecchiaia (inclusi gli assegni sociali) sono stati 318.860, le pensioni anticipate 228.570, le pensioni di invalidità 56.975 e gli assegni ai superstiti 228.489.
Andare in pensione nel 2024
Il tema pensioni è sempre al centro dell’opinione pubblica, con i governi che continuamente cercano di riformare il sistema pensionistico. Negli anni alla legge Fornero si sono affiancate diverse riforme per lasciare prima il lavoro, come le già citate Ape sociale, Quota 103 e Opzione Donna.
Dal 2019 l’età per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni per tutte le categorie. Il decreto ministeriale del 5 novembre 2019 ha confermato questa soglia fino al 2026, poiché i rilevamenti Istat non hanno registrato un incremento della speranza di vita. Oltre ai 67 ani anni, per il pensionamento occorrono anche almeno 20 anni di contributi. È prevista anche una pensione di vecchiaia con solo 5 anni di contributi versati, non precedenti il 1996 (esclusi i figurativi) che si raggiunge nel 2024 a 71 anni.
Ci sono poi le pensioni anticipate: quella flessibile si chiama Quota 103, è valida fino al 31 dicembre 2024 e il requisito è avere 62 anni e 41 anni di contributi. È previsto un incentivo al posticipo del pensionamento: i lavoratori subordinati possono scegliere di farsi accreditare in busta paga la quota di contribuzione Infortuni e Vecchiaia che solitamente viene versata all’Inps. Chi opta per il posticipo mantiene comunque il diritto di andare in pensione anticipata in qualsiasi momento.
C’è poi l’Ape sociale, che nel 2024 è andata incontro a diversi cambiamenti: l’età minima richiesta è di 63 anni e cinque mesi, e sarà necessario avere almeno 30 anni di contributi, oppure 36 anni per i lavori usuranti. Per le donne, i requisiti contributivi minimi possono essere ridotti di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. Pertanto, i requisiti minimi per le donne possono scendere a 28 anni o 34 anni di contributi. È riservata a dipendenti pubblici e privati, autonomi e ai lavoratori iscritti alla gestione separata (escluse le casse professionali) che vivano in uno stato di difficoltà come disabili oltre il 74%, soggetti con familiare disabile convivente o che hanno svolto mansioni gravose o usuranti per un certo periodo.
Infine, Opzione Donna: potranno accedervi le donne con 61 anni di età e 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2023, ma solo se rientrano in uno dei seguenti tre specifici profili di tutela: caregivers, se hanno un’invalidità civile almeno al 74% o lavoratrici licenziate.