Lavoro: tasso di disoccupazione ancora in calo, ma Italia resta indietro rispetto all’Europa
L’Istat ha diffuso i dati sul mercato del lavoro in Italia per il secondo trimestre del 2024. L’occupazione è in crescita e il tasso di disoccupazione è stato rivisto al ribasso, pur restando ancora lontani rispetto ai paesi europei (in termini di tasso di occupazione).
Rispetto al primo trimestre del 2024, l’occupazione è aumentata di 124mila unità, pari a un +0,5%. In dettaglio, si osserva un incremento del +0,9% per i dipendenti a tempo indeterminato e un +0,7% per gli indipendenti. Al contrario, i dipendenti a tempo determinato mostrano una diminuzione del -1,9%. Su base annua, l’Istat evidenzia un incremento di 329mila occupati (+1,4%), con una crescita del +3,3% tra i dipendenti a tempo indeterminato, un +0,6% tra gli indipendenti e un calo del -6,7% per i dipendenti a termine.
Il confronto con i paesi Ue
Nel complesso possono essere lette come notizie positive, essendoci un aumento dell’occupazione e sfiorando così per la prima volta i 24 milioni di lavoratori (per il momento sono 23 milioni 940 mila). Anche il tasso di occupazione ha registrato una lieve crescita (+0,2%), portandosi al 62,2%. Tuttavia, l’Italia rimane ben distante dai livelli degli altri grandi Paesi dell’Unione europea, come evidenziato da Eurostat ad aprile 2024:
- Spagna: 70,5%;
- Portogallo: 78,2%;
- Francia: 74,4%;
- Germania: 81,1%.
Perchè gli inattivi non cercano lavoro: i dati
Nel secondo trimestre del 2024, il numero totale degli inattivi tra i 15 e i 64 anni è pari a 12,3 milioni, con una leggera riduzione dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, questa diminuzione nasconde differenze significative tra i sessi: mentre tra gli uomini si registra un aumento dell’1,0%, tra le donne si osserva una contrazione dell’1,0%.
Tra i principali motivi di inattività, lo scoraggiamento colpisce 933 mila persone, in calo del 6,3%, con una riduzione più marcata tra gli uomini rispetto alle donne. I motivi familiari riguardano quasi 2,8 milioni di persone, con una flessione del 2,3% rispetto all’anno precedente; in particolare, colpiscono solo 112 mila uomini, mentre tra le donne questa ragione è molto più frequente.
L’inattività dovuta allo studio interessa 4,5 milioni di persone, in crescita del 2,6%, con aumenti sia tra gli uomini (+3,6%) sia tra le donne (+1,6%). Inoltre, 489 mila persone (+6,6%) si dichiarano inattive perché in attesa di risultati lavorativi, con una leggera prevalenza tra gli uomini (+8,2%) rispetto alle donne (+4,9%).
Tra coloro che non partecipano al mercato del lavoro per pensione o disinteresse, il numero è di circa 1,8 milioni, in calo del 4,5%, con una diminuzione maggiore tra gli uomini rispetto alle donne. Infine, per altri motivi, 1,8 milioni di persone risultano inattive, con un calo del 2,4%, che interessa più gli uomini (-4,2%) che le donne (-2,6%).
Domanda di lavoro delle imprese
Dal lato delle imprese, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti, iniziata nel secondo trimestre 2021, prosegue con un aumento dello 0,5%, registrando una crescita simile per i lavoratori a tempo pieno e leggermente inferiore per quelli a tempo parziale (+0,4%). Su base annua, la crescita delle posizioni dipendenti è del 2,6%, con valori analoghi per i full time (+2,6%) e leggermente inferiori per i part time (+2,4%). Le ore lavorate per dipendente calano del 1,0% su base trimestrale, ma aumentano dello 0,3% su base annua. Il ricorso alla cassa integrazione scende a 7,5 ore ogni mille ore lavorate.
Il ricorso alla cassa integrazione scende a 7,5 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti cala di 0,1 punti su base trimestrale e di 0,3 su base annua. Il costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) cresce significativamente del 1,9% rispetto al trimestre precedente, trainato dall’aumento delle retribuzioni (+1,7%) e, in misura leggermente maggiore, dei contributi sociali (+2,4%). Su base annua, il costo del lavoro aumenta del 4,5%, riflettendo l’incremento delle retribuzioni (+4,7%) e dei contributi sociali (+4,4%). La crescita marcata delle retribuzioni in questo trimestre è legata principalmente ai nuovi accordi contrattuali.