Crypto-asset sempre più diffusi ma solo un italiano su tre li conosce bene
I crypto-asset sempre più diffusi ma solo un italiano su tre li conosce bene, evidenziando la chiara necessità di maggiore informazioni in materia, per uso realmente efficace e consapevole. I crypto-asset difatti sono sempre più utilizzati, sia per scopi legittimi come transazioni finanziarie, investimenti, pagamento di beni e servizi, tokenizzazione di asset e partecipazione a progetti DeFi, ma anche per attività illegali. Questo lo spaccato che emerge dal convegno “Utilizzo lecito e illecito dei crypto-asset”, organizzato dall’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano.
Cripto-asset: il 41% degli italiani li usa come investimento
Secondo i dati del convegno, in Italia 3,6 milioni di persone possiedono i cripto-asset e di questi il 41% li usa come forma di investimento, il 18% per acquistare prodotti o servizi online, solo il 10% per interagire con altri asset o applicazioni digitali. Se per alcuni sono stati un buon investimento, per altri non sono mancati i problemi: il 50% di chi li ha detenuti nel nostro paese registra esperienze negative, nella maggioranza dei casi per servizi non ottimali ma anche per vere e proprie truffe. Il 20% ha avuto problemi nel pagamento con criptovalute, il 18% durante l’acquisto, il 13% mentre le deteneva, ad esempio a causa di attacchi di phishing.
“L’adozione dei crypto-asset rappresenta un’opportunità significativa per la trasformazione del settore finanziario e la nascita di nuovi modelli economici – ha dichiarato Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano -. Tuttavia, per garantire una crescita sostenibile, è essenziale che il loro utilizzo avvenga all’interno di un quadro normativo ben definito che promuova trasparenza e sicurezza e garantisca la legittimità dell’operato”.
“La blockchain è uno strumento potente anche per il monitoraggio delle attività illecite, grazie alla trasparenza e all’immutabilità dei dati che essa garantisce – ha affermato Francesco Bruschi, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 -. Il nostro obiettivo è rendere sempre più efficace la collaborazione tra attori del mercato e autorità di controllo per creare un ambiente sicuro e legale per lo sviluppo dei crypto-asset”.
Le criticità
Nonostante l’entusiasmo per l’innovazione, non mancano però le criticità. Nel corso del convegno, esponenti delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria hanno affrontato il tema del contrasto al cybercrime legato ai crypto-asset. Tra i temi approfonditi i metodi utilizzati dalle organizzazioni criminali per riciclare denaro tramite criptovalute e DeFi, così come l’utilizzo illecito delle criptovalute nel dark web e nei social network. Un faro è stato acceso anche sulle tecniche e gli strumenti impiegati per il sequestro e la confisca delle criptovalute, con particolare attenzione alle sfide investigative legate agli attacchi ransomware e al monitoraggio delle transazioni sospette.