Carburanti: con le accise lo Stato incassa 25 miliardi di euro. Scontro su ipotesi allineamento gasolio-benzina
Allineare le accise sui carburanti, portando così quelle sul gasolio allo stesso livello di quelle della benzina. E’ l’ipotesi a cui starebbe lavorando il governo e che ha allarmato associazioni di settore e ovviamente gli automobilisti.
La notizia arriva dalle righe del cosiddetto PSB, acronimo di Piano Strutturale di Bilancio, il documento che l’Italia sta preparando da presentare all’Unione europea per far rientrare il debito tricolore nei prossimi tre anni. Ma dal Mef è arrivata una precisazione secondo cui è “Del tutto fuorviante la notizia secondo la quale il governo intende aumentare le accise sui carburanti”.
Accise carburanti: la precisazione del Mef
La precisazione del Mef indica: “Il governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi (Sad)” e “in questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina, e pertanto è allo studio un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise”.
Inoltre, sempre stando a quanto dichiarato dal Tesoro, “l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”. Un intervento, spiega ancora il Mef in una nota, coerente con l’impostazione di questo governo. “Il Piano strutturale di bilancio di medio termine ha previsto che questo allineamento sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale”.
La reazione delle associazioni dei consumatori
Immediate le reazioni delle associazioni dei consumatori. Così l’Unione nazionale consumatori (UNC) che ha calcolato che se l’accisa del gasolio salisse da 61,74 cent a 72,84 cent al litro, ossia pari a quella della benzina, il prezzo del diesel, considerando anche l’Iva, salirebbe di quasi 14 cent al litro, con un rincaro pari a 6 euro e 77 cent per un pieno da 50 litri. Una stangata su base annua, considerando due rifornimenti al mese, pari a 162 euro e 50 cent.
“Sfugge cosa intende fare il Governo quando nel Piano strutturale di bilancio parla di allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina. L’auspicio è che abbassi quella della benzina portandola al livello del gasolio e non certo viceversa” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Altrimenti sarebbe un bel guaio! Si tratterebbe, infatti, di una stangata da 162,50 euro all’anno per gli automobilisti che hanno un’auto diesel e una rovina per le conseguenze sull’inflazione, atteso che il costo di trasporto di qualunque prodotto viene poi traslato sui consumatori finali”, conclude Dona.
In campo anche il Codacons, secondo il quale l’impatto di un eventuale allineamento delle aliquote sul gasolio a quelle sulla benzina, determinerebbe un rialzo immediato dei prezzi del diesel venduto ai distributori, con una maggiore spesa per la collettività di oltre 3 miliardi di euro solo a titolo di rifornimenti alla pompa.
Vanno poi considerati gli effetti indiretti di una simile misura, continua l’associazione guidata da Carlo Rienzi secondo cui “in Italia l’88% della merce viaggia su gomma, e i prezzi dei prodotti venduti nei negozi e nei supermercati italiani risentono in modo diretto dei costi di trasporto e di logistica. L’impatto sui listini al dettaglio dei beni trasportati e, quindi, sull’inflazione, determinerà maggiori esborsi a carico delle famiglie stimabili, a parità di consumi, in 4,5 miliardi di euro annui che, sommati ai 3 miliardi dei costi di rifornimento, porta il conto totale a 7,5 miliardi di euro”.
Anche Faib Confesercenti punta il dito contro l’allineamento invocato dal governo.
“Un aumento delle accise sul gasolio, mirato ad equipararle a quelle già gravanti sulla benzina, diventerebbe una vera e propria stangata per famiglie e imprese. L’imposizione fiscale sui carburanti nel nostro Paese è già tra le più alte d’Europa, e andrebbe ridotta, non aumentata”.
Cosa sono le accise sui carburanti e quanto incassa lo Stato
Le accise sui carburanti sono tasse indirette che si riflettono immediatamente sul prezzo alla pompa. Come sottolinea il Centro Studi di Unimpresa, l’attuale struttura delle accise sui carburanti si compone di diverse componenti, alcune delle quali sono state introdotte per fronteggiare situazioni di emergenza nel passato, ma che ancora oggi gravano sul prezzo finale pagato dal consumatore.
Nel dettaglio, l’accisa base per il gasolio è di 0,617 euro per litro. Questa è la quota principale e costituisce la parte maggioritaria del prelievo fiscale.
Tuttavia, a questa si aggiungono altre micro-imposte, introdotte per finanziare interventi specifici in momenti di crisi come:
- contributo per i disastri naturali, pari a 0,007 euro per litro, che era stato introdotto per far fronte a calamità come il terremoto del Friuli del 1976
- contributo di 0,001 euro per litro destinato a coprire le spese relative alla guerra in Libia del 2011
- contributo, pari a 0,002 euro per litro, è stato introdotto in seguito al terremoto che colpì l’Emilia-Romagna nel 2012, destinato alla ricostruzione e alla gestione delle emergenze
- contributo per fronteggiare la crisi migratoria del Mediterraneo, che comporta un prelievo di 0,003 euro per litro di gasolio.
Tutte queste componenti e altre, sommate all’accisa base, portano il totale delle accise su un litro di gasolio a circa 0,630 euro. A questo si aggiungono ulteriori oneri fiscali, come l‘IVA, che si applica non solo sul prezzo del carburante, ma anche sulle stesse accise, generando un effetto moltiplicatore sui costi finali.
Ma le accise sui carburanti rappresentano una delle principali fonti di entrata fiscale per lo Stato italiano, essendo imposte indirette che vengono applicate per finanziare varie voci di spesa dello Stato.
Il gettito derivante dalle accise sui carburanti è estremamente rilevante per le casse dello Stato. Solo nel 2023, quantifica Unimpresa, le entrate derivanti dalle accise sui prodotti petroliferi sono state stimate in circa 25 miliardi di euro. Di questi, una parte significativa è destinata a finanziare la spesa pubblica ordinaria, mentre una quota è utilizzata per specifiche finalità, come la gestione delle emergenze ambientali o la manutenzione della rete stradale.