In povertà assoluta 5,7 milioni di italiani nel 2023: la fotografia dell’Istat
Nel 2023, più di 2,2 milioni di famiglie vivevano in condizioni di povertà assoluta (circa l’8,4% del totale delle famiglie residenti, un dato stabile rispetto al 2022). Anche il numero di individui in condizioni di povertà assoluta, circa 5,7 milioni, corrispondeva al 9,7% del totale, in linea con l’anno precedente. Lo ha reso noto questa mattina l‘Istat, evidenziando che la povertà assoluta tra i minori è aumentata al 13,8% (quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi), in crescita rispetto al 13,4% del 2022, raggiungendo il valore più alto dal 2014.
Tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, la povertà assoluta rimane stabile all’11,8%, coinvolgendo circa 1 milione e 145mila individui. Per la fascia d’età 35-64 anni, l’incidenza si conferma al 9,4%, il livello più alto mai registrato. Tra gli over 65, la povertà assoluta resta pressoché invariata al 6,2%, colpendo quasi 887mila persone.
Quanto pesa l’inflazione
Nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro, con un aumento del 2,1% degli occupati rispetto all’anno precedente, e il trend positivo osservato negli ultimi due anni, l’inflazione ha ostacolato una riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta. “Nel 2023, la crescita dei prezzi al consumo è risultata, infatti, ancora elevata (+5,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), con effetti che, tra l’altro, risultano più marcati proprio sulle famiglie meno abbienti”, spiega l’Istat.
Le spese per consumi delle famiglie, incluse quelle in povertà assoluta, non sono riuscite a tenere il passo con l’inflazione. Nonostante una crescita significativa in termini nominali, in termini reali si è registrato un calo dell’1,5% nella spesa equivalente. I bonus sociali per l’energia e il gas, pur ridotti significativamente nel 2023 rispetto al 2022, hanno comunque contribuito a limitare l’aumento della povertà. Si stima infatti che tali misure abbiano ridotto l’incidenza della povertà di quattro decimi di punto, rispetto ai sette decimi dell’anno precedente.
Maggiore povertà nel Sud
Secondo il report dell’Istat, l’incidenza della povertà assoluta rimane più elevata nel Mezzogiorno, dove colpisce oltre 859mila famiglie (10,2%), seguita dal Nord-Ovest (8,0%, 585mila famiglie) e dal Nord-Est (7,9%, 413mila famiglie), mentre il Centro registra i valori più bassi (6,7%, 360mila famiglie).
Tra le famiglie povere, il 38,7% risiede nel Mezzogiorno (in calo rispetto al 41,4% del 2022) e il 45% nel Nord (in aumento rispetto al 42,9% del 2022). Il restante 16,2% si trova nel Centro (15,6% nel 2022). La stabilità dell’incidenza della povertà a livello individuale nasconde però differenze territoriali: cresce tra i residenti nel Nord-Ovest (9,1% rispetto all’8,2% del 2022) e diminuisce nel Sud (12,0% contro il 13,3% del 2022).
L’incidenza della povertà assoluta risulta più alta tra le famiglie con un maggior numero di componenti, raggiungendo il 20,1% tra quelle con cinque o più membri e l’11,9% tra quelle con quattro persone. Rimane invece stabile all’8,2% per le famiglie con tre componenti.
Record di minori
Uno dei dati più preoccupanti riguarda la diffusione della povertà assoluta tra i minori. In Italia, quasi 1,3 milioni di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta, rappresentando il 13,8% del totale dei minori, il valore più alto degli ultimi dieci anni, con incidenze che vanno dal 12,9% nel Nord al 15,5% nel Mezzogiorno. Si tratta del dato più alto dal 2014, con segnali di peggioramento soprattutto per i bambini tra i 7 e i 13 anni del Centro, dove l’incidenza è salita al 13,9% rispetto al precedente 10,7%.
Nel 2023, la povertà assoluta colpisce il 13,4% dei bambini fino a 3 anni, il 14,8% di quelli tra i 4 e i 6 anni, il 14,5% dei minori tra i 7 e i 13 anni e il 12,7% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni.
Le famiglie in povertà assoluta con minori sono quasi 748mila, con un’incidenza del 12,4%. Tra queste, le famiglie composte da più nuclei familiari o con membri aggregati registrano i livelli più alti di povertà assoluta (25,6%), seguite dalle coppie con tre o più figli minori, per le quali l’incidenza raggiunge il 18,8%.
Per le associazioni dei consumatori le famiglie devono fare sacrifici
“Si tratta di dati drammatici e vergognosi, non degni di un Paese civile – commenta il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona . La povertà assoluta, infatti, non resta affatto stabile, ma peggiora, raggiungendo un primato sia rispetto alla percentuale delle famiglie in povertà assoluta, l’8,4%, che supera il precedente primato del 2022 quando era 8,3%, sia rispetto al numero di famiglie, 2 mln e 217 mila contro 2 mln e 187 mila del 2022, sia rispetto al numero di individui, 5 milioni e 693 mila, che batte il dato del 2022 quando erano 5 mln e 674″.
Secondo l’Osservatorio Federconsumatori, le famiglie continuano a fare sacrifici sul fronte dei consumi. Un esempio è la riduzione del consumo di carne e pesce, stimata al 16,9%, con un conseguente spostamento verso tagli e qualità meno pregiati e più economici. Sempre più cittadini cercano offerte, sconti e prodotti prossimi alla scadenza, una pratica ormai diffusa tra quasi la metà della popolazione. Inoltre, si registra un aumento dell’11,9% degli acquisti nei discount.
A questo si aggiunge la rinuncia alle cure: “secondo il recente rapporto dalla Fondazione Gimbe – ricorda Federconsumatori – sono 4,5 milioni gli italiani costretti a tale rinuncia, di questi circa 2,5 milioni rinunciano per motivi economici. Problemi che riguardano fasce sempre più ampie della popolazione, a testimonianza dell’impoverimento dei ceti medi e del dilagare del fenomeno del lavoro povero. Ci troviamo in un Paese disuguale, ma la priorità del Governo non sembra affatto essere orientata a ridurre o eliminare queste disuguaglianze”.