Finanza Inps: nel 2023 oltre 4 milioni e mezzo di pensioni sotto i 1000 euro

Inps: nel 2023 oltre 4 milioni e mezzo di pensioni sotto i 1000 euro

24 Ottobre 2024 14:11

Mentre la manovra di bilancio 2025 ha previsto per il prossimo anno un aumento delle pensioni minime da 614,7 a 617,9 euro, arrivano i dati dell’Inps sulle prestazioni pensionistiche e sui beneficiari del sistema pensionistico italiano per il 2023. Dati che rivelano che a ricevere una pensione sotto i 1000 euro al mese sono stati 4.786.521 pensionati, pari al 29,5% del totale. E tra questi sono 1.699.780 quelli che hanno un assegno complessivo inferiore a 500 euro.

Inps: in Italia più donne pensionate ma con assegni più bassi rispetto agli uomini

Secondo l’Istituto nazionale di previdenza sociale, nel 2023 le prestazioni del sistema pensionistico italiano sono cresciute dello 0,6% rispetto al 2022 arrivando a toccare quota 22.919.888, per un ammontare complessivo annuo di 347.032 milioni di euro (+7,7% rispetto al 2022).

I beneficiari di prestazioni pensionistiche sono 16.230.157 (+0,6% rispetto al 2022), con una media di 1,4 pensioni a testa, anche di diverso tipo: il 68% percepisce una sola prestazione, mentre il 32% ne percepisce due o più. Le donne rappresentano la quota maggioritaria sul totale dei pensionati con il 52%, ma gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici: l’importo medio dei redditi percepiti dagli uomini è infatti superiore a quello delle donne del 35% (24.671 contro 18.291 euro).

Al Sud ci sono più pensioni e pensionati

A livello territoriale si osserva che sia pensioni che pensionati si concentrano maggiormente nelle regioni settentrionali (rispettivamente il 47,4% e il 47,8% del totale). Gli importi medi delle pensioni sono più elevati al Nord rispetto al resto dell’Italia (+7,7 punti percentuali rispetto alla media nazionale). La spesa pensionistica italiana relativa all’anno 2023 si distribuisce per il 51% nelle regioni settentrionali, per il 28% in quelle meridionali e nelle isole e per il restante 21% nelle regioni centrali.

Oltre 11 milioni i titolari di pensioni di vecchiaia

Le prestazioni incluse nell’analisi dell’Inps sono oltre che le pensioni di vecchiaia, anzianità e prepensionamenti, anche pensioni e assegni di invalidità, pensioni di inabilità, pensioni ai superstiti e pensioni di  reversibilità, nonchè rendite per infortuni sul lavoro e per malattia professionale (dirette e indirette), pensioni, assegni e indennità a favore dei non vedenti civili, dei non udenti civili e degli invalidi civili e a favore dei cittadini di età avanzata (attualmente 65 anni e 7 mesi) con redditi insufficienti fino alle pensioni di guerra (dirette e indirette), compresi gli assegni vitalizi agli ex combattenti, insigniti dell’ordine di Vittorio Veneto, e gli assegni di Medaglia e Croce al valore militare.

Ebbene, nell’Osservatorio sulle Prestazioni pensionistiche e beneficiari del sistema pensionistico italiano, emerge che il 77,5% delle pensioni è di tipo previdenziale (IVS=invalidità, vecchiaia, superstiti), mentre le assistenziali (invalidità civili, assegni e pensioni sociali, pensioni di guerra) costituiscono il 19,8% del totale; il rimanente 2,7% circa è rappresentato dalle prestazioni di tipo indennitario. Il gruppo più numeroso di pensionati è quello dei titolari di pensioni di vecchiaia, 11,4 milioni di cui il 28% è anche titolare di trattamenti di altro tipo. I pensionati titolari di invalidità previdenziale sono poco meno di 1 milione (922.044), il 47% dei quali cumula pensioni di tipo diverso.

I titolari di pensioni ai superstiti sono invece 4,2 milioni e di essi il 32% percepisce solo pensioni ai superstiti, mentre il restante 68% percepisce anche pensioni di altro tipo. I beneficiari di prestazioni assistenziali sono 3,8 milioni e di essi il 49% è titolare anche di prestazioni diverse da quelle assistenziali. Sono principalmente i beneficiari di indennità di accompagnamento che percepiscono anche pensioni di tipo previdenziale. Infine, ci sono 618 mila titolari di rendite di tipo indennitario, di cui la grande maggioranza (il 72%) cumula tale prestazione con altri tipi di prestazione  previdenziale e/o assistenziale.