Tim tonica in Borsa, nuovi rumor su rete unica e accordo con OF su cablatura aree bianche
Sono tanti i dossier aperti che riguardano Tim. Il titolo al momento si trova in rialzo del +2,87%. Un tema molto discusso su cui sono attese novità a breve è quello relativo all’accordo strategico tra TIM e CDP per l’integrazione della rete fissa di TIM con Open Fiber, società posseduta per il 58% da Tim e dal 37,5% da Kkr, che gestisce i cavi della Tlc e che stando ai piani di Labriola verrebbe inclusa nel perimetro della rete unica. Per portare avanti l’ambizioso progetto della rete unica, Tim ha avviato negli scorsi mesi i colloqui formali con Cassa depositi e prestiti (Cdp), che possiede il 10% di Tim e il 60% di Open Fiber, ma la scadenza inizialmente fissata per il 30 aprile è passata senza che le società abbiano concluso l’accordo preliminare. Se da una parte l’A.d. di Tim, Pietro Labriola, continua a mostrarsi fiducioso sulla sigla del Memorandum of understanding, le posizioni di Kkr stanno complicando i negoziati, dal momento che il fondo sta chiedendo garanzie sui ritorni economici di qualsiasi operazione sulla rete, prima di dare il suo appoggio. Anche se il governo è favorevole ad un accordo che aiuti a potenziare un’infrastruttura strategica per il paese, il fondo statunitense Kkr è preoccupato dell’impatto economico delle potenziali contromisure Antitrust che le autorità dell’Unione europea potrebbero imporre per autorizzare un’integrazione con Open Fiber.
Un altro tema è quello che riguarda l’accordo commerciale tra FiberCop e Open Fiber. Secondo alcune fonti vicino alle società riportate dall’agenzia Radiocor, giovedì dovrebbe tenersi un nuovo CdA di FiberCop in cui potrebbe essere siglato un accordo commerciale con Open Fiber. L’accordo in questione darebbe a Open Fiber l’accesso all’infrastruttura di Tim e aiuterebbe il concorrente a completare i piani di cablatura nelle aree bianche. L’accordo iniziale prevedeva una “fee” di 200 milioni di euro in 20 anni e si sta cercando di trovare un punto di incontro che porti il valore del contratto poco al di sotto dei 300 milioni di euro.