Wall Street riparte con Nasdaq e S&P a valori record. Futures ingessati in attesa market mover Jackson Hole
Wall Street riparte con il Nasdaq e lo S&P reduci dai valori di chiusura record testati alla vigilia. Ieri il Dow Jones Industrial Average è salito di 30,55 punti, meno dello 0,1%, a 35.366,26 punti. Lo S&P 500 è avanzato dello 0,1% al nuovo massimo di chiusura di 4.486,23 punti. Il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,5% a 15.019,80, testando anch’esso un nuovo record di chiusura.
I futures sul Dow Jones sono praticamente ingessati, con un rialzo di appena +0,04%, a fronte del +0,02% dello S&P 500 e del -0,01% dei futures sul Nasdaq.
La borsa Usa conferma l’attendismo per il simposio di Jackson Hole, l’evento attuale tra i più attesi dalla comunità finanziaria internazionale che, per il secondo anno consecutivo, si terrà in modo virtuale, dopodomani, venerdì 27 agosto.
Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, prenderà la parola alle 16 ora italiana.
I mercati attendono indicazioni sul tapering del QE, il programma di acquisto di asset con cui la banca centrale Usa fa incetta di bond ogni mese per un valore di $120 miliardi.
“E’ piuttosto difficile per un banchiere centrale, che incontra i suoi colleghi in modo virtuale a causa di un rischio sanitario, affermare che è arrivato il momento di ridurre la politica monetaria accomodante, senza riconoscere che il rischio sanitario può colpire l’economia”, ha commentato Vince Reinhart, chief economist di Mellon, stando a quanto riportato da Marketwatch.
Tuttavia per Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, il tapering ci sarà:
“Credo che sia probabile che venga lanciato tra questo momento e la fine dell’anno, a prescindere dalla variante Delta”.
Non aiutano però affatto le notizie che arrivano dal fronte sanitario: in base ai dati raccolti, Reuters comunica che le infezioni da Covid-19 negli Stati Uniti stanno salendo, in media, di 150.000 nuovi casi al giorno, e che al momento i contagi sono pari al 60% rispetto al massimo delle infezioni giornaliere di coronavirus riportate a gennaio in Usa.