Lavoro: più donne e giovani porterebbero all’Italia quasi 50 miliardi, da governo Draghi 7 mld per ridurre gender gap
Per l’Italia, la sostenibilità è una medaglia a due facce: se dal punto di vista ambientale il paese risulta un’eccellenza globale, è invece molto indietro sul fronte della sostenibilità sociale, come l’inclusione delle donne e i giovani nel mercato del lavoro, che causa gravi danni, anche economici. Da un’anteprima del Global Attractiveness Index 2021, studio realizzato per Aviva Assicurazioni da Ambrosetti-The European House che misura l’attrattività di un paese attraverso una molteplicità di indicatori, emerge che con una maggiore inclusione di giovani e donne nel lavoro l’Italia vedrebbe crescere i consumi di quasi 50 miliardi di euro l’anno, per la precisione 47 miliardi.
Nello specifico, con un tasso di occupazione femminile in linea con Francia, Germania e Spagna, i consumi del paese crescerebbero di 36 miliardi di euro, per arrivare a 42 miliardi se le donne fossero anche pagate quanto gli uomini. A questi bisognerebbe aggiunge altri 5 miliardi di euro nel caso in cui i NEET (neither in employment nor in education or training) fossero inclusi nel mercato del lavoro.
La pandemia ha ulteriormente aggravato una situazione che pesa in Italia da anni: nel 2020, il numero di occupati nella popolazione femminile è sceso in maniera nettamente più drastica (-2,7%) rispetto a quella maschile, e il numero di inattivi è salito del 3,7%. Non va meglio per i giovani under 34, il cui numero di partecipanti alla forza lavoro è sceso di un ulteriore 8%.
La posizione dell’Italia nelle classifiche dell’indice sulla sostenibilità sociale è allarmante. L’Italia è infatti al 31° posto per proporzione di seggi parlamentari occupati da donne, preceduta, fra i vari, da Emirati Arabi, Messico e Sudafrica; la situazione peggiora se si osserva la classifica della proporzione di donne adulte con almeno un titolo di studio secondario, dove scendiamo al 59° posto, preceduti da Uzbekistan e Kazakistan. Ma il dato più allarmante resta la partecipazione alla forza lavoro della popolazione femminile, dove l’Italia occupa il 123° posto, sui 144 analizzati dal Global Attractiveness Index.
Il governo di Mario Draghi si è impegnato alla lotta al gender gap con un investimento di oltre 7 miliardi per contrastare queste disuguaglianze. Ma, come per molti grandi problemi della società contemporanea, l’intervento pubblico da solo non è sufficiente: è necessaria una stretta collaborazione con il settore privato, che in Italia rappresenta l’85% della forza lavoro totale con 21,6 milioni di impiegati.
“Essere sostenibili, oggi, non significa solo rispettare l’ambiente. Si affermano sempre di più i concetti di sostenibilità sociale e inclusione, quali fattori determinanti per raggiungere il successo e gli obiettivi economici – commenta Arianna Destro, Chief Customer Officer e membro del Management Commitee di Aviva Assicurazioni – (…) Creare una maggiore inclusione nel mondo del lavoro e adottare politiche che supportino le donne, i giovani e le famiglie sono condizioni necessarie per rendere il paese più attrattivo nel suo complesso e allo stesso tempo permettere alle aziende di rimanere competitive sul mercato globale”.