Bitcoin si schianta sotto 30.000$, dogecoin -25%. Mano dura della Cina fa fuggire dalle cripto
Violente vendite sul bitcoin e sulle altre criptovalute che vanno ad annullare tutti i guadagni del 2021.
Cina reprime trading sulle cripto
Il sell-off è stato innescato ieri dalla People’s Bank of China (PBOC) che ha esortato le più grandi banche e società di pagamento cinesi a reprimere più duramente il trading di criptovalute. Dopo la dichiarazione della PBOC, banche tra cui la Agricultural Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China, China Construction Bank, Postal Savings Bank e Industrial Bank e anche Alipay (piattaforma di pagamenti online che fa capo ad Alibaba) dovranno intensificare il monitoraggio per sradicare le transazioni crittografiche.
Altra mossa cinese è il giro di vite sul mining. Secondo il quotidiano del partito comunista Global Times, più del 90% della capacità di mining della Cina sarebbe stata ormai interrotta.
Le quotazioni del Bitcoin sono crollate del 7% ieri e oggi la discesa continua con -9% e un minimo a 29.401 dollari (dati CoinDesk). Negli ultimi sette giorni è andata in fumo circa un quarto della market cap del bitcoin.
La maggiore cripto al mondo per capitalizzazione non violava al ribasso la soglia dei 30mila dollari da gennaio e il saldo Ytd è ora sceso a solo +7,5% con valori più che dimezzati rispetto al picco a quasi 65.000 $ toccato ad aprile.
Molto male anche l’Ethereum a 1.765 $ (-10%), il Cardano -18% e il Dogecoin addirittura a -25% (ottava seduta consecutiva in ribasso per la cripto meme).
Mr Big Short vede lo scoppio della madre di tutti i crash
Giovedì scorso Michael Burry, il trader che nel 2008 ha fatto guadagnare al suo fondo d’investimento circa 2,6 miliardi di dollari scommettendo un miliardo di dollari sul crollo del mercato immobiliare Usa, ha predetto lo scoppio dell “madre di tutti i crash”. “Quando le cripto scenderanno e le meme stock cadranno – ha scritto ancora Michael Burry – le perdite di #MainStreet saranno grandi quasi quanto interi paesi”.