Inflazione e rialzo tassi, ecco cosa dirà oggi Powell (Fed). Ed ecco cosa ha detto nelle ultime ore Lagarde (Bce)
Ora più che mai i mercati pendono dalle labbra di Jerome Powell, numero uno della Fed, che testimonierà oggi alla Camera dei rappresentanti Usa, parlando della risposta che la banca centrale americana ha dato alla pandemia Covid-19.
Le sue dichiarazioni, che sono state diramate nella serata di ieri, dovrebbero avallare l’assunto secondo cui la Federal Reserve inizierà presto a discutere sulla necessità di rimuovere alcune di quelle misure straordinarie di stimoli monetari, senza precedenti, che sono state lanciate nel 2020 come risposta all’emergenza del coronavirus.
“Dall’ultima volta che ci siamo incontrati, l’economia ha riportato un miglioramento sostenuto – dirà Powell, in base al comunicato sul suo discorso al Congresso, reso noto dalla Fed – Le ampie vaccinazioni si sono unite a interventi di politica monetaria e fiscale senza precedenti, fornendo un forte sostegno alla ripresa. I dati relativi all’attività economica e all’occupazione hanno continuato a rafforzarsi e, quest’anno, il Pil reale si appresta a segnare la fase di crescita più veloce degli ultimi decenni”.
Ancora, sul nodo inflazione, che Powell è stato costretto e sarà costretto di nuovo, oggi, ad ammettere che si è rafforzata.
A tal proposito si ricorda che dal dot plot del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, ora emerge che, in media, gli esponenti dell’istituzione stimano in media due rialzi dei tassi nel 2023, quando nella riunione di marzo prevedevano un nulla di fatto almeno fino al 2024.
“L’inflazione è aumentata in modo notevole negli ultimi mesi”, dirà Powell al Congresso. Allo stesso tempo, il presidente della Fed ribadirà che la maggior parte della crescita dei prezzi è, a suo avviso, frutto di un effetto temporaneo e che l’inflazione Usa dovrebbe tornare al 2% nel lungo termine.
Powell parlerà all’indomani del discorso proferito dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde che, in un discorso al Parlamento europeo, ha affermato che l’accelerazione delle pressioni inflazionistiche Usa, dovrebbe avere un impatto limitato sull’area euro.
Certo, il contagio dell’inflazione potrebbe verificarsi “attraverso il canale diretto dei beni importati dagli Usa e attraverso meccanismi di aspettative e commerci indiretti”. Ma, nel complesso, gli effetti sull’inflazione dell’Eurozona saranno “moderati”. E comunque, ha fatto notare Lagarde, “non credo che davvero possiamo paragonare la situazione americana a quella dell’area euro”. Si tratta di economie, ha ribadito, “che si trovano in una situazione diversa in termini di cicli, in termini di inflazione, e anche in termini di aspettative sull’inflazione”.
Lagarde ha aggiunto, anche, che “l’outlook per l’economia (dell’Eurozona) sta diventando più luminoso, grazie al miglioramento della situazione della pandemia. Le pressioni dei prezzi dovrebbero in qualche modo aumentare, quest’anno, “a causa degli ostacoli temporanei dell’offerta e per la ripresa della domanda domestica, ma dovrebbero rimanere contenute”.
In ogni caso, la presidente della Bce ha riferito che la banca centrale sarà “estremamente attenta” alle trattative sui salari per monitorare qualsiasi rischio possa interessare i prezzi, e ha aggiuntoche al momento “non ci sono ragioni gravi per ritenere che i salari vengano negoziati a un livello che possa rafforzare i fattori sottostanti dell’inflazione”.
In ogni caso, ha continuato, non è questo il momento di permettere ai tassi di interesse dell’area euro di salire, visto che la Bce è orientata – e questo è diventato ormai un mantra per Lagarde – a mantenere condizioni di finanziamento favorevoli.
“Un aumento sostenuto dei tassi di mercato potrebbe tradursi in un irrigidimento delle condizioni di finanziamento che sono importanti per l’economia intera – ha detto, ripetendo quanto inciso nel comunicato del Consiglio direttivo della Bce relativo alla riunione dello scorso 10 giugno – Un irrigidimento sarebbe prematuro e rappresenterebbe un rischio per l’attuale ripresa economica e l’outlook sull’inflazione”.
Attenzione tuttavia al commento di Goldman Sachs sulla Bce, diramato nelle ultime ore, con il capo economista dell’Europa che, in un colloquio con la Cnbc, ha detto che, visto che il Fomc si appresta ad effettuare aggiustamenti di politica monetaria, “il Consiglio direttivo (della Bce) dovrebbe diventare più fiducioso nella possibilità di iniziare a ridurre gli acquisti che avvengono con il piano PEPP, verso la fine dell’anno”.
L’esperto ha riconosciuto che la Bce “non ha fretta di seguire la Fed nell’accelerare i tempi di uscita” dalle misure straordinarie anti-Covid. Nonostante ciò, crede che la banca centrale europea inizierà a ridurre gli acquisti del PEPP nella riunione di settembre e verso il quarto trimestre dell’anno.