Caos sui mercati dopo shock Fed: borsa Tokyo cade fino a -4%, tassi Treasuries a 30 anni sotto 2%, focus su oro ed euro-dollaro
Ci mancava solo la view personale di James Bullard, presidente della Federal Reserve di St Louis, che non è al momento neanche esponente votante del Fomc, ma che lo sarà presto, a partire dall’anno prossimo.
Già i mercati di tutto il mondo stavano digerendo quanto emerso dalla riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria – degli scorsi 15-16 giugno. Una riunione con un esito completamente diverso da quelle precedenti, visto che Fed di Jerome Powell era stata costretta, a causa dei numeri boom dell’inflazione Usa, a rivedere al rialzo le stesse proprie stime sul trend dei tassi sui fund funds – prevedendo nel dot plot ben due rialzi dei tassi nel 2023 – quando invece nella riunione di marzo aveva stimato un nulla di fatto, ovvero tassi fermi all’attuale livello compreso tra lo zero e lo 0,25%, almeno fino al 2024.
Dopo due giorni, Bullard – che nel 2014 ha incassato l’appellativo di settimo economista al mondo più influente – faceva esplodere la vera bomba, dicendo di intravedere una prima stretta monetaria già nel 2022, ovvero già il prossimo anno, e paventando di conseguenza un tapering in anticipo rispetto alle precedenti previsioni.
A detta di Bullard la pandemia sta per finire ed è naturale che a un certo punto si riducano gli stimoli e la banca centrale diventi più hawkish per contenere le pressioni inflazionistiche.
Bullard stima l’inflazione correre al 3% quest’anno e al 2,5% nel 2022 prima di tornare all’obiettivo del 2% della Fed.
D’altronde, era stato lo stesso Fomc a ufficializzare qualche giorno prima, dopo la riunione di due giorni, la decisione di rivedere al rialzo l’outlook sul Pil e sull’inflazione Usa.
Già l’azionario Usa non l’aveva presa bene. L’effetto Bullard è sembrato dare il colpo di grazia a Wall Street, con il Dow Jones che ha segnato venerdì scorso un tonfo di 533,37 punti (-1,58%), a 33.290,08 punti circa; il Nasdaq scivolato dello 0,92% a 14.030,38 punti, e lo S&P 500 che è sceso dell’1,31% a 4.166,45 punti.
Oggi, le borse asiatiche si sono allineate al trend ribassista, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo che è crollato fino a -4% circa.
La Fed più hawkish ha dato invece una bella sferzata rialzista al dollaro, facendo scivolare l’euro anche al di sotto della soglia di $1,19: il Dollar Index ha riportato il guadagno su base settimanale (la scorsa settimana) di quasi +2%, il rally più forte in 14 mesi circa.
Occhio anche ai tassi sui Treasuries che, con i loro movimenti, hanno provocato l’appiattimento della curva dei rendimenti.
Misurata dallo spread tra i tassi a due anni e i tassi a 30 anni, la curva dei rendimenti è diventata la più piatta dall’inizio di febbraio.
Da un lato, i tassi sui Treasuries a 30 anni sono scivolati addirittura sotto il 2% dopo le dichiarazioni rilasciate da Bullard, scendendo fino all’1,9990% per la prima volta in più di quattro mesi; capitombolo anche per i tassi sui Treasuries a 10 anni, con i rendimenti scivolati al minimo dall’inizio di marzo, all’1,4110%. Dall’altro lato i tassi dei Treasuries a due anni, quelli più condizionati dai cambiamenti di politica monetaria, hanno scontato maggiormente la prospettiva di rialzo di tassi Usa più imminente, salendo allo 0,256%,e riportando così la scorsa settimana il guadagno settimanale più forte in due anni.
Tra le altre borse asiatiche, tornando all’azionario, Hong Kong segna un ribasso dell’1,31%, Sidney è scesa dell’1,81%.
E l’oro, altro diretto interessato delle politiche della Fed?
Le quotazioni dell’oro oggi recuperano terreno, con il contratto spot in rialzo fino a +0,5% a $1.772,34 l’oncia e i futures Usa in crescita dello 0,2% a $1.772, beneficiando della ritirata dei tassi sui Treasuries Usa che, nel rafforzarsi, avevano penalizzato il metallo prezioso che, come sappiamo, non genera rendimenti.
Ma i rendimenti Usa erano comunque schizzati – soprattutto come abbiamo visto quelli a due anni – fattore che aveva portato i prezzi dei lingotti a soffrire la settimana peggiore dal marzo del 2020.
L’oro ora sta beneficiando anche delle dichiarazioni di un altro membro della Fed, il presidente della Federal Reserve di Minneapolis Neel Kashkari che, parlando anche lui venerdì scorso, ha detto di desiderare che la Fed mantenga i tassi sui fed funds invariati a un livello vicino allo zero almeno fino alla fine del 2023, per permettere al mercato del lavoro Usa di ritornare alla solidità della pre-pandemia.
Tornando all’azionario, Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, ha snocciolato il suo messaggio agli investitori: Preparatevi a una correzione significativa dei mercati.
Secondo Zandi, la Federal Reserve scatenerà infatti una correzione di Wall Street pari a -10%/-20%; e stavolta, ha sottolineato l’esperto, le cose saranno diverse rispetto alle altre, quando c’era stata una ripresa, in quanto il mercato presenta ricche valutazioni.
“Gli ostacoli stanno aumentando per il mercato azionario – ha detto Zandi, intervenendo alla trasmissione “Trading Nation” di venerdì scorso – la Fed deve cambiare marcia, perchè l’economia è davvero forte”. A suo avviso, inoltre, “la disoccupazione scenderà mentre la crescita dei salari sarà solida”.
Di conseguenza, “non conterei molto sul fatto che i tassi (dei Treasuries decennali Usa) rimangono attorno all’1,5% (ora sono anche molto al di sotto) per molto tempo ancora, visto quello che sta succedendo”.
In generale, “l’inflazione sarà più alta di quanto lo fosse nel periodo precedente la pandemia – ha detto Zandi, che ha fatto notare che “sono almeno 25 anni che la Fed sta cercando di far salire l’inflazione, e credo che stavolta ci riuscirà”.
Sull’azionario Usa, da segnalare che la scorsa settimana il Dow Jones ha assistito alla perdita settimanale più forte dall’ottobre del 2020, capitolando del 3,45%; lo S&P 500 ha sofferto la perdita peggiore dalla fine di febbraio. Anche il Nasdaq ha chiuso la settimana in rosso, ma oscilla a un valore inferiore al record assoluto di appena -1,28%.